Toti “Area centrista senza riferimenti, Fi non è polo aggregante”

ROMA - 11/08/2022 Presentazione del simbolo della lista Noi Moderati nella foto Giovanni Toti (ROMA - 2022-08-11, Stefano Carofei) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

GENOVA (ITALPRESS) – “Mi pare che ad oggi l’area centrista non abbia un riferimento politico preciso. Forza Italia fa i conti con la scomparsa del suo fondatore senza essere riuscita a utilizzare quell’esplosione emotiva seguita alla perdita di Berlusconi in qualcosa che fosse un polo aggregante di aree culturali, idee e non singole persone, piccole transumanze che sono politica minore”. Così Giovanni Toti, presidente della Liguria, in un’intervista a Italpress analizza il momento politico dei moderati. Lo fa nelle stesse ore in cui il centrodestra litiga sui candidati alle regionali e il suo movimento civico inizia il 2024 con uno scossone interno: le dimissioni del capogruppo regionale Angelo Vaccarezza, su cui insistono le voci a proposito di un imminente ritorno in Forza Italia. “Spero si trovi una sintesi – prosegue Toti commentando le tensioni tra Meloni, Tajani e Salvini – perché l’esperienza di centrodestra più il mondo civico delle varie realtà locali ha dato espressione e prova di grande vitalità. Penso al Veneto di Zaia, alla riconferma sugli scudi di Fedriga in Friuli. È una formula che mi spiacerebbe si perdesse”.
Una formula che si è rivelata vincente anche in Liguria, dove però risulta minore la forza dei partiti. “Qui mondo civico, liberale, riformista legato al territorio ha dimostrato grande vitalità – ricorda il governatore -. Penso a Sestri Levante, dove ha vinto un sindaco civico anche contro i partiti, ma anche alle maggioranze dei sindaci Bucci e Peracchini che per oltre il 30% sono composte da liste civiche, o addirittura Imperia dove Claudio Scajola è stato eletto sostenuto solo da una compagine civica. Non credo ci sia un’inversione di tendenza. Le liste civiche fanno il loro mestiere: lavorano a livello locale per costruire buone amministrazioni. I partiti hanno un altro compito, quello di fungere da cinghia di trasmissione con il governo nazionale e nel prossimo futuro con l’Europa attraverso le elezioni che si celebreranno a giugno”.
E quel mondo civico e riformista da chi sarà rappresentato? “Noi come liste civiche della Liguria, in particolare la Lista Toti ma penso sia un atteggiamento diffuso anche in liste che sono nostre sorelle e cugine, lasceremo libertà di voto ai nostri iscritti. Ovviamente indicando, visto che la nostra è un’amministrazione di centrodestra con alleati forti di centrodestra, di votare possibilmente nell’area di governo. Ogni voto che va a rafforzare l’esperienza del governo Meloni è positivo”.
Il progetto centrista che aveva spinto Toti a lasciare Forza Italia nel 2019 resta per ora sullo sfondo: “Vedremo se il prossimo futuro prima o dopo troverà un catalizzatore, un contenitore in grado di rimettere insieme tante anime, che furono il berlusconismo degli anni 2008-2009 che arrivò ad avere il 38%. Oggi mi sembrano numeri molto lontani. L’esperimento Renzi-Calenda? Mi pare si sia suicidato in culla e al momento navighi su rotte divergenti. Ma la crisi dei moderati attraversa l’Europa: in Francia il Partito Popolare alle ultime elezioni non è rilevato, la Cdu tedesca fa fatica, i popolari spagnoli non sono riusciti a vincere le elezioni”.
Intanto in Liguria si è già aperto il dibattito sulle regionali del 2025. Il centrodestra sembra avere già trovato la convergenza sulla candidatura di Toti al terzo mandato, ma lui frena: “Non ci sono certezze, cominceremo a ragionarne nei prossimi mesi. Ricordo a tutti che si voterà praticamente tra due anni, siamo partiti un po’ lunghi. Io ho dato la mia disponibilità perché ritengo che Regione Liguria debba proseguire in questa strada di cambiamento e che i prossimi cinque anni siano importanti e delicati. Ci ragioneremo. Ho apprezzato molto la fiducia che mi è stata ribadita dagli amici di coalizione, da Matteo Rosso, da Edoardo Rixi, dalla stessa Forza Italia poche settimane fa. Siamo certi che continueremo a lavorare insieme, poi nomi, persone, geometrie, squadre li vedremo a tempo debito”.
Nel centrosinistra invece è già iniziato il toto-candidato coi passi avanti di Andrea Orlando e Luca Pastorino e il rebus dell’alleanza col M5s. Giocare d’anticipo non potrebbe avvantaggiare gli avversari? “Sui dibattiti e sulle polemiche credo siano imbattibili, dichiaro già persa la partita in partenza su questo fronte per il centrodestra. Sulla capacità di governo e di vincere le elezioni credo che possano partire con la rincorsa che ritengono, ma il risultato non cambierà”, risponde Toti.
Il 2024 in Liguria sarà l’anno delle infrastrutture, che “non crescono come i funghi – avverte il presidente -. Risolvere un gap importante come quello della Liguria, sia per quanto riguarda le manutenzioni sia per le nuove opere, non è tema né di mesi né di pochi anni”. E sarà anche l’anno della verità per lo spostamento del rigassificatore a Savona-Vado, lo stesso che a Piombino il centrodestra non voleva: “Credo sia una sbagliata interpretazione di difesa del territorio. Il rigassificatore, a Piombino, era stata posizionato per motivi di urgenza senza alcuna procedura di autorizzazione ambientale, in una banchina che il porto intende usare per altro. La Liguria, che è terra di porti e infrastrutture, non può tirarsi indietro. Se non a Vado perché in un altro posto? Se dessimo ascolto a ogni sindrome Nimby saremmo un Paese desertificato e a rischio crisi economica”. Però le sindromi Nimby non sono solo a sinistra. “Sono ampiamente diffuse – chiosa Toti -. Diciamo che la sinistra è molto brava a strumentalizzarle”.
-foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).

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