di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Solo cinque giorni fa, avevamo scritto che “la democrazia indispensabile batte un colpo”. Oggi, con l’elezione a speaker del Congresso degli USA di Mike Johnson, ecco arrivare un colpo trumpista. Lo sconosciuto deputato repubblicano della Louisiana che è stato eletto alla carica più importante degli Usa dopo quella del presidente (in certi aspetti ha anche più peso) grazie allo stato di un partito ormai ben oltre l’orlo della crisi di nervi, è un terremoto politico: perché Johnson è stato e rimane tra i principali negazionisti dell’avvenuta regolare elezione del Presidente Biden. Inoltre, oltre che trumpista e contrario agli aiuti all’Ucraina, Johnson è anche un massimalista del movimento anti abortista americano, con posizioni oltranziste anche per la negazione di ogni diritto di riconoscimento ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Johnson, classe 1972, avvocato in Louisiana, lo stesso stato del collega Mike Scalise silurato dai trumpisti una settimana fa, ha quindi svolto un ruolo attivo e persistente nei tentativi del Congresso, a cavallo tra il 2020-21, per cercare una formula per ribaltare le elezioni del novembre 2020. Ruolo mai rinnegato.
Come è potuto accadere che lo stesso partito che aveva ripudiato cinque giorni fa il trumpista Jim Jordan perché troppo estremista, ora si affidi ad un suo “allievo” per certi versi più filo Trump del congressman dell’Ohio?
L’ascesa di Johnson tra i repubblicani arriva dopo tre settimane in cui i suoi colleghi non sono stati in grado di eleggere uno speaker per le forti divisioni tra l’ala estrema – ormai maggioranza – dei fedeli a Trump e l’ala “tradizionale” del partito – rimasti in pochi ma finora “resistenti” – che si era rifiutata di consegnare il partito fondato da Lincoln ai seguaci dell’ex presidente ora ricandidato alla Casa Bianca. Con l’avvenuta elezione di Johnson – per “sfinimento” hanno già scritto alcuni commentatori nei giornali americani – si completa la trasformazione del G.O.P. in un partito di estrema destra.
Johnson, che non ha nessuna esperienza nella leadership di alcun apparato di livello, è riuscito ad emergere solo dopo che tre candidati scelti precedentemente dai deputati repubblicani del G.O.P., non sono riusciti a raccogliere i voti necessari per diventare Speaker.
Ultra-cristiano evangelico, Johnson ha votato per una proposta di legge che introducesse il divieto nazionale all’aborto. Quando la Corte Suprema degli Stati Uniti votò per ribaltare la causa Roe v. Wade, Johnson disse che si trattava di “un giorno straordinario nella storia americana, al quale ci è voluto quasi mezzo secolo per arrivarci”. Altre posizioni recenti, quando ha presentato nel 2022 un disegno di legge che vietava l’uso dei fondi federali per fornire nelle scuole americane l’educazione sessuale ai bambini sotto i 10 anni (soprattuto se includesse qualsiasi riferimento alla popolazione LGBTQ).
Ma come ha fatto Johnson al Congresso a ricevere i voti che erano stati negati al suo “mentor” Jordan, pur avendo le stesse idee con qualcuna ancora più conservatrice? Secondo i resoconti dei giornalisti congressionisti dei maggiori quotidiani USA, Johnson è un “lupo ma con i modi da agnello”. Cioè sa portare avanti posizioni intransigenti ma intrattenendo buoni rapporti con i suoi colleghi, di entrambi i partiti; cioè con modi garbati di uomo del Sud sarebbe riuscito a non diventare “caratterialmente insopportabile” come invece avvenne per Jordan.
Quindi, secondo questa interpretazione, rilanciata dalla corrispondente del New York Times Annie Karni, i suoi colleghi “lo vedono come qualcuno sufficientemente conservatore e che personalmente non disprezzano”.
Alla fine il risultato non cambia: Trump ha vinto e quello che rimaneva del Gop moderato ha perso. Kevin McCarthy, il deputato repubblicano della California speaker della Camera silurato dai trumpisti due settimane fa, verrà amaramente rimpianto dai democratici? Secondo una tesi che si va espandendo in questi giorni, l’ascesa di un trumpista al Congresso era ciò che i democratici, sotto sotto, auspicavano. Secondo questi calcoli, l’estremismo del GOP al Congresso guidato ora dai trumpisti, dovrebbe portare più voti nelle liste democratiche alle elezioni di novembre 2024, non solo per la rielezione del Presidente Joe Biden, ma anche per far riguadagnare la maggioranza del Congresso ai democratici. Una scommessa sul “tanto peggio, tanto meglio”? Se alla fine questi calcoli risultassero sbagliati, l’ascesa trumpista al Congresso potrebbe risultare fatale non solo per il Partito democratico, ma anche per la democrazia degli Stati Uniti.
– foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).