Ligabue torna con l’album “Dedicato a noi”

MILANO (ITALPRESS) – C’è consapevolezza, disillusione e tanta speranza negli 11 nuovi brani che Ligabue ha riunito in “Dedicato a noi”, 14esimo album in studio del cantautore di Correggio in uscita il 22 settembre. “Questo è un disco che parte da abbastanza lontano, quello che mi ha tenuto più in studio della mia storia. Disorientati dalla pandemia abbiamo cominciato ad andare in studio senza un progetto. Pian piano si sono messe in fila una trentina di canzoni e poi le 11 che si sono fatte notare sia per il loro contenuto sia per il quadro d’insieme che compongono”, ha raccontato Ligabue presentando l’album alla stampa. Un album che è frutto di una maggiore consapevolezza.
“Ho cominciato a fare questo mestiere a 30 anni, questo significa che per tanti anni ho compresso dentro di me il bisogno di dire cose che non sapevo fossero così intense. A 30 anni mi tolgono il tappo permettendomi di fare il mio primo album. Da allora ho fatto tantissimo senza mai guardarmi indietro: album, canzoni, film, racconti, raccolte di poesie, un romanzo, un musical, i tour senza aver il tempo, nè la voglia di guardare il mio passato. La pandemia è stato il primo momento in cui, fermandomi, ho dovuto fare i conti con ciò che ho fatto (al 2022 risale anche la sua prima autobiografia “Una storia”, nda). “Dedicato a noi” è il primo album fatto con la consapevolezza di quello che ho fatto nella mia carriera”, ha ammesso il Liga che lo ha composto mettendo al centro i tanti “noi” della sua vita. “Mi sono guardato intorno e ho visto un panorama desolante. Avendo già visto l’inizio di sei decenni, ho realizzato che questo è il peggiore che ricordo. Se mettiamo insieme la pandemia, la guerra, i cambiamenti climatici, la cronaca nera terribile con un tasso di femminicidi, stupri che segnalano un’arretratezza culturale importante, il fatto che i ragazzi della Generazione Z confessano che non hanno un’idea di futuro, viene fuori un panorama che ci fotografa isolati dalle paure. Tutto questo lo percepisco anche nella mia bolla e, a maggior ragione sento il bisogno di un noi”, ha spiegato il cantautore della nuova ‘Una canzone senza tempò. I “noi” di cui canta Ligabue sono diversi. “Il primo è quello della coppia, poi c’è quello del nucleo familiare che, casualmente, riguarda anche il fatto che mio figlio ha suonato nel disco”, ha cominciato a elencare. “Poi c’è quello di quando salgo su un palco e mi sento all’interno di un noi con chi condivide gli stessi valori e principi di ciò che canto. Infine c’è un noi un pò più complicato, più o meno “parente” di quello di “Non è tempo per noi” che comprende la gente che si sente sempre fuori posto e ha bisogno di ritrovarsi, che ha bisogno di dare un progetto e una destinazione a chi siamo. Al contrario di “Non è tempo per noi” in cui non c’era speranza, questo è un “Dedicato a noi” salvifico”, ha continuato il cantautore che comincerà il suo tour con una doppia data, il 9 e 10 ottobre, all’Arena di Verona per poi proseguire nei Palasport fino al 1° dicembre.
“Ho deciso di suonare almeno 4/5 pezzi di ‘Dedicato a tè ogni sera”, ha anticipato soffermandosi, poi, su una riflessione molto attuale. “Fra i valori che metto al centro c’è sicuramente quello della pace. Quando nel 1999 uscì “Il mio nome è mai più” non mi sarei immaginato che saremmo tornati alla guerra. Oggi mi chiedo come mai non riusciamo come essere umani. Però quando penso che 100 persone hanno lo stesso patrimonio degli altri 4 miliardi, si capisce che il futuro è gestito da pochissimi che non hanno a cuore il bene comune e che il sistema è fatto di avidità e d’ingordigia». Il messaggio, insito in “Dedicato a te”, è quello di “cercarsi l’un l’altro e non rassegnarsi. Di non mollare”. E di guardare sempre avanti curandosi poco del “commentificio dei social” come canta nella nuova “Musica e parole”: Tirami fuori tu da questo angolo di merda dove gli schizzi arrivano a tutti e la memoria è sempre più corta. “Nel rispetto dell’intelligenza altrui ho sempre pensato di dovermi esprimere col mio lavoro e di non commentare se non so bene quello di cui si sta parlando”, ha chiosato.
Per questo non entra nella polemica della violenza dei testi dei trapper: “Per farlo dovrei conoscerli, ma credo di avere il diritto di ascoltare la musica che mi fa star bene”. E non si esprime sull’intelligenza artificiale. Lo fa, invece, sulla tecnologia prendendo spunto dall’ingordigia d’ascolto che genera in lui una piattaforma come Spotify: “Per evitare di perdermi qualcosa nel tempo sono diventato un ascoltatore maldestro – ha concluso -. La tecnologia è fantastica, il livello è meraviglioso. E’ il suo uso che ci rende bruttarelli”.
-foto ufficio stampa Ligabue –
(ITALPRESS).

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]