VENEZIA (ITALPRESS) – Tra il 1945 e il 1955 il convitto Marco Foscarini di Venezia fu uno dei quattro centri cittadini in cui trovarono ospitalità gli esuli istriani, fiumani e dalmati costretti ad abbandonare la loro terra. I saloni dell’istituto vennero ripartiti con divisori fatti di coperte: 4-5 metri quadrati a nucleo familiare, in attesa di trovare una sistemazione più adeguata. A testimoniarlo e a raccontarlo a un centinaio di studenti (in presenza e collegati online) questa mattina, nell’aula magna del Convitto Foscarini è stato Carlo Zohar, 91 anni, nel corso della conferenza promossa dalla consulta provinciale degli studenti in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia-Dalmazia per le celebrazioni del Giorno del Ricordo. Un’occasione per approfondire la tragedia delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
All’appuntamento è intervenuta in rappresentanza dell’Amministrazione comunale l’assessore alle Politiche educative Laura Besio. Presenti inoltre Italia Giacca, coordinatrice A.N.V.G.D. Veneto, Alessandro Cuk, presidente A.N.V.G.D. Comitato di Venezia, Stefano Antonini, vice presidente A.N.V.G.D., comitato di Venezia e Lorenzo Bracciali, presidente della Consulta Provinciale degli Studenti. A dare il benvenuto agli ospiti negli spazi della scuola è stato invece il rettore Massimo Zane. Una platea attenta e partecipe ha ascoltato il racconto di Zohar, che aveva solo 16 anni quando con i suoi genitori e i suoi sei fratelli (un altro venne ucciso, gettato in una foiba) lasciò Zara per trovare rifugio prima al campo profughi dei Tolentini poi in quello del Foscarini. Ha narrato del viaggio in nave fino a Fiume, in corriera sino a Nova Gorica, su un carro per raggiungere Gorizia e infine sul treno fino alla stazione di Venezia, con un bagaglio di 13-14 valigie e un pianoforte a mezza coda. Ha descritto la vita nel campo profughi, le difficoltà, la diffidenza, ma anche i momenti di convivialità e divertimento, come la fondazione della squadra di calcio e pallacanestro Julia.
“Fare una conferenza in questo luogo – ha sottolineato Cuk – ha un valore simbolico molto importante. All’ingresso dell’Istituto una targa in marmo, posizionata il 10 febbraio 2014, ricorda cosa abbia rappresentato questo istituto per molti esuli che vollero rimanere liberi e italiani”. “Una lezione diversa rispetto a quelle ordinarie, ma altrettanto ricca di valore” ha dichiarato l’assessore Besio. “Il mio è il saluto dell’intera Amministrazione comunale perché senza distinzioni siamo tutti concordi che di fronte alla realtà delle Foibe, dell’esodo forzato dalla Venezia-Giulia e dalla Dalmazia, l’unico modo per custodire in maniera preziosa e autentica questa dolorosa pagina di storia sia la trasmissione della memoria. In questi anni la Presidenza del Consiglio comunale è stata impegnata nell’organizzare un calendario di iniziative che quest’anno conta una quarantina di appuntamenti su tutto il territorio tra momenti di informazione, sensibilizzazione, confronto. Trovo molto positivo che l’evento di oggi nasca dai ragazzi: questo è il valore autentico della scuola a cui vogliamo puntare: uno spazio di crescita dove si acquisisce consapevolezza, rispetto, responsabilità, senso del dovere”.
foto: ufficio stampa comune di Venezia
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