LA JUVE STA TORNANDO, STA DIVENTANDO GRANDE

La Juve sta tornando, sta diventando grande. Il popolo bianconero canta, il bistrattato Rabiot e il cocco dei tifosi Fagioli sono i solisti della speranza. A giugno stavano per essere sfrattati, son diventati i costruttori del riscatto. Premiati nel ritornato Derby d’Italia da un’Inter ridimensionata. E superata. Questa è la notizia della domenica dei derby (a parte la lezione di Sarri a Mourinho all’Olimpico) tuttavia la settimana straricca ha ribadito che ormai c’è un solo protagonista trionfante: il Napoli continua a dare spettacolo solitario, più europeo che italiano. Stavolta ha piegato anche la minacciosa Dea. Se ben conosco Spalletti, d’ora in avanti avrà paura solo della Juve, l’eterna nemica. Eppure, le meraviglie di Osimhen e compagni mano a mano che passa il tempo e s’avvicina la saracinesca del Qatar mi rallegrano sempre di meno. Mi perdonino gli amici napoletani che nel cuor mi stanno e ai quali auguro davvero il tricolore ma è sempre più motivo di rimpianti vedere il Napoli multietnico avanzare in grande spolvero anche in Europa – accompagnato da Milan e Inter – fornendo la prova evidente che il bel vivere in campionato e in Coppa delle antiche fornitrici azzurre coincide perfettamente con il declino della Nazionale che nei ruoli chiave non ha più un italiano.
Un campionato “straniero” ha portato alla sparizione dell’Italia che con l’ultimo respiro ha vinto gli Europei eppoi è stata archiviata. E non sussulto speranzoso quando ogni giorno, per le vergogne dell’Iran e le accuse di brogli, il Qatar è minacciato oppure l’Italia s’illude di un impossibile recupero: se domani Infantino, abilissimo e discusso manovratore della Fifa, ci dicesse “si è liberato un posto” dovremmo declinare l’invito. Non abbiamo uomini per onorare un Mondiale, noi che ne abbiamo vinti quattro e noblesse oblige. Ragion per cui mi preparo a dar risposte sciocche o inutili a tutti quelli che mi chiedono: cosa faremo fino a gennaio? Io seguirò la Serie B, nobile ed emozionante, vero purgatorio per 17 squadre di A su 20, escluse Cittadella, Cosenza e Sudtirol.
In settant’anni m’è successo due volte: nel 1958 mi sono consolato godendomi Pelè al punto che – male abituati da Sivori, Maschio, Schiaffino, Montuori, Da Costa e Angelillo – eravamo pronti a trovargli un bisnonno italiano confermando di non essere razzisti e soprattutto perchè Angelo Moratti era pronto a comprarlo.
L’ultima volta, nel ’18, abbiamo dato la colpa a Ventura e a Tavecchio ma in realtà quest’ultimo, poco accorto linguisticamente e ignorando il politicamente corretto, con la famosa gaffe voleva far capire che i pedatori stranieri qui crescono anche sugli alberi e quelli italiani sono in via d’estinzione. E la profezia s’è avverata nonostante il trionfo europeo. Che l’Italia sia stata condannata dalla Macedonia del Nord è la prova che siamo stati vittime del destino che ci siamo costruiti. Faber est suae quisque fortunae. Beccatevi anche questa.

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