PALERMO (ITALPRESS) – Società civile, Comune, Regione e Stato: il connubio tra cittadinanza e istituzioni ha celebrato il ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nel luogo in cui, quarant’anni fa, Cosa nostra lo uccise insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’autista Domenico Russo. Per onorarne la memoria sono state deposte diverse corone di fiori: presenti la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese; il prefetto di Palermo Guseppe Forlani; il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi; il governatore regionale della Sicilia Nello Musumeci, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il figlio della vittima Nando Dalla Chiesa. Nelle ‘retroviè, insieme agli esponenti delle forze dell’ordine, altre figure istituzionali (il presidente Ars Gianfranco Miccichè, il procuratore generale della Corte d’appello di Palermo Lia Sava) e un centinaio di cittadini, che nonostante il caldo e l’avvio del fine settimana non hanno rinunciato a rinnovare il loro omaggio a un uomo che, pur rimanendo in carica appena 127 giorni, si spese fino all’ultimo giorno nel contrastare Cosa nostra.
“La uccisione, quaranta anni or sono, del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, il ferimento mortale dell’agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, gettarono Palermo, la Sicilia, il Paese intero nello sgomento. Ancora una volta la ferocia della violenza criminale mafiosa, in un crescendo di arroganza, non risparmiava un servitore della Repubblica nè le persone che avevano l’unica colpa di essergli vicine”. Così nel suo messaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dei 40anni dal delitto.
“Quell’estremo gesto di sfida contro un eroe del nostro tempo, un Carabiniere protagonista della difesa della democrazia contro il terrorismo, si ritorse contro chi lo aveva voluto. La comunità nazionale, profondamente colpita da quegli avvenimenti, seppe reagire dando prova di compattezza e di unità d’intenti contro i nemici della legalità, delle istituzioni, della convivenza civile”.
“Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un modello di fedeltà allo Stato e ai suoi valori fondamentali. È stato partigiano, ha sconfitto il terrorismo e combattuto Cosa Nostra. Le sue intuizioni, la sua onestà e il suo spirito di sacrificio hanno segnato la nostra storia. È grazie ad esempi come il suo che i nostri giovani crescono in un mondo in cui il sentimento dell’antimafia è più forte e radicato. A 40 anni dalla strage mafiosa di Via Carini, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di Polizia Domenico Russo, tutti abbiamo il dovere di ricordarlo e onorarlo”, ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Per il Presidente della Camera Roberto Fico: “”La figura del Generale Dalla Chiesa rappresenta ancora oggi un simbolo importante per il nostro Paese: un modello di rigore, competenza e determinazione nella difesa della democrazia contro i nemici del terrorismo stragista e della criminalità organizzata. Un servitore dello Stato che ha pagato con la vita il proprio impegno professionale e la passione civile nella costruzione di un’Italia più sicura, democratica e onesta”.
“La morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa quarant’anni fa colpì al cuore tutti gli italiani: un agguato che dimostrò ancora una volta la ferocia e la violenza della mafia. Ma l’azione promossa da Dalla Chiesa ha rappresentato un segno di speranza in un clima generale di paura dettata dal terrorismo: il suo esempio di etica del servizio deve essere di ispirazione per tutti gli esponenti delle istituzioni, i dipendenti pubblici, i comuni cittadini”, ha detto il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi durante la commemorazione dell’ex prefetto alla Cattedrale di Palermo. Luzi racconta anche un aneddoto che spiega il rapporto di Dalla Chiesa con l’Arma: “Per lui è stata come una seconda famiglia. Ricordo che il 5 maggio 1982, quand’ero ancora un giovane sottotenente, lui nonostante i molti impegni trovò il tempo di mandare un messaggio a noi ragazzi. Di lui mi rimasero impressi la libertà di pensiero e il coraggio delle azioni”. Il comandante generale dell’Arma sottolinea poi come “non basta l’azione della magistratura per contrastare Cosa nostra, ma serve l’impegno costante di scuole e associazioni. Dobbiamo lasciare ai nostri figli un’Italia migliore di quella contrassegnata da mafia e terrorismo”. Al termine della funzione, Luzi si è recato dinanzi al cippo dedicato al generale dinanzi alla caserma di corso Vittorio Emanuele per un omaggio floreale: ad accompagnarlo una delegazione composta da una ventina di bambini, provenienti da quartieri ‘a rischio’ della città.
Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha deposto una corona di fiori in via Isidoro Carini, luogo dell’attentato mafioso. «Nel giorno del quarantesimo anniversario dell’uccisione del generale dei carabinieri e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, esempio di fedeltà ai valori dello Stato e della legalità. Oggi Palermo si stringe nel commosso ricordo del prefetto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo, vittime della strage del 3 settembre 1982. Dopo il contrasto alle Brigate rosse, Dalla Chiesa non ha esitato nell’accettare il gravoso incarico a Palermo, una città martoriata e già insanguinata dagli attacchi della mafia allo Stato. Restano ancora oggi il dolore e il rammarico per non aver visto un uomo di grande intelligenza e lungimiranza come Dalla Chiesa accompagnato nel modo giusto e con adeguati strumenti dallo Stato nella lotta a Cosa nostra. Dalla Chiesa ha lasciato comunque un’eredità preziosa che auspico possa sempre ispirare il lavoro quotidiano di ogni uomo dello Stato e in particolare dei carabinieri che ringrazio per i loro quotidiani sforzi contro ogni forma di criminalità», afferma il sindaco.
“A nome dell’intera comunità siciliana, ho reso omaggio stamane a Palermo alla memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sono trascorsi quarant’anni dalla tragica uccisione sua, della moglie Emanuela e dell’agente di polizia Domenico Russo, per mano mafiosa. Il clima sociale, culturale e politico oggi è molto cambiato, ma persistono nella nostra Isola zone grigie, opacità e quel “puzzo del compromesso”, di cui parlava Borsellino. C’è ancora tanto da fare, a tutti i livelli, e ad ogni costo!”, scrive su Facebook il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
– foto: xd8/Italpress –
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