PALERMO (ITALPRESS) – “L’impegno per la giustizia giusta, per disvelare tutto quello che non ha funzionato nei rapporti tra la magistratura e la politica e nella cosiddetta correntocrazia interna alla magistratura continuerà con il supporto e l’aiuto di tutti coloro che vorranno in qualche modo farsi parte attiva”. Lo ha detto Luca Palamara, commentando in un’intervista all’Italpress l’impegno assunto con l’associazione “Oltre il sistema”, nata poco più di un mese fa anche in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Il simbolo di “Oltre il sistema” era stato depositato ma poi le firme non sono state raccolte. Per questo alle consultazioni di settembre l’associazione non ci sarà. L’approdo in politica, però, secondo Palamara, è solo rinviato. “È un impegno sicuramente rimandato”, ha affermato. “Il 23 luglio 2022 – ha ricordato – è nata l’associazione ‘Oltre il sistema’ che ha una finalità: non disperdere quel patrimonio di interesse che dopo l’uscita dei libri c’è stato sul tema della giustizia. Non vi erano le condizioni per potersi presentare – ha continuato -, troppo stretti i tempi. In un mese è impossibile pensare che con l’attuale assetto normativo si possa raccogliere per le spiagge italiane o per le città deserte un numero così elevato di firme. Sarà un ulteriore impegno e stimolo perché la politica – ha aggiunto – è portare qualcosa che possa interessare i cittadini, essere per loro un riferimento, sia dentro che fuori il Parlamento”. Con i suoi libri, “Il sistema” e “Lobby & logge”, scritti con Alessandro Sallusti, Palamara ha aperto uno squarcio sul dietro le quinte della giustizia italiana. Questo tema, però, al momento sembra essere assente nel dibattito della campagna elettorale. “Molti, per screditare un racconto, hanno voluto in qualche modo dire – ha affermato Palamara – che era contro la magistratura. Si sono profondamente sbagliati perché era un racconto per la magistratura e per i cittadini. I problemi non si risolvono – ha sottolineato l’ex magistrato – perché la politica spesso arretra anziché avanzare. Basta guardare quello che è accaduto con la cosiddetta riforma Cartabia: tutte le problematiche che sono uscite, legate anche alle vicende delle correnti, di fatto non sono state affrontate. Quindi c’è l’idea – ha aggiunto – che non si debba disturbare un certo mondo perché c’è il timore che in qualche modo il politico di turno possa essere coinvolto da un’azione della magistratura. L’interesse di tanti cittadini, anche di coloro che non andranno al voto – ha evidenziato -, è invece quello per cui la politica possa farsi promotrice di un cambiamento nell’interesse del Paese. Penso che le iniziative che continueremo a fare potranno essere un ulteriore pungolo su questo terreno”.
Un giudizio, quindi, anche sulla riforma Cartabia. “Spesso l’ipocrisia – ha detto – ha caratterizzato il racconto di tante vicende italiane. Sicuramente la riforma Cartabia ha migliorato alcuni spunti precedenti che in qualche modo avevano creato grandi problematiche nel mondo della giustizia, penso ai guasti che la riforma Bonafede aveva portato. Però, nei fatti – ha proseguito -, tutto ciò che è emerso sulla cosiddetta politicizzazione della magistratura, sul rapporto oscuro tra una parte del mondo della magistratura e l’informazione, sull’uso politico della giustizia in alcuni processi non è stato toccato. Penso che si sia persa una grande occasione riformatrice. Era una riforma – ha aggiunto – che in quel momento e in quel contesto era dettata dall’esigenza di trovare un punto di equilibrio rispetto a tutte le vicende che stavano accadendo”.
Quanto incidono, dunque, i problemi della giustizia italiana in termini di mancata crescita del nostro paese? “Il cittadino spesso è disorientato da come funziona la macchina della giustizia e questo – ha spiegato l’ex magistrato – non necessariamente per colpa dei giudici, perché tutte le vicende che ho raccontato non riguardano singolarmente il lavoro del giudice ma il tema della rappresentanza politica. C’è poi un altro aspetto: la giustizia agli occhi del cittadino – ha continuato – diventa qualcosa di poco comprensibile quando le decisioni non sono uniformi, quando la giustizia dura troppo, quando un diritto atteso non viene in qualche modo soddisfatto, quando non ci si rende conto che dentro i fascicoli non ci sono solo pezzi di carta da studiare ma vicende umane che in qualche modo aspettano giustizia. E soprattutto quando una giustizia troppo lunga disincentiva gli investimenti da parte di imprenditori e imprese straniere”. “Penso che un paese moderno, democratico, che vuole affrontare la sfida della modernità debba concentrare tutti i suoi sforzi su tutti questi temi. Per questo motivo – ha concluso – penso che i numerosi incontri che quotidianamente mi capita di fare per parlare di temi della giustizia debbano avere una sorta di situazione di continuità ed essere in qualche modo rappresentati”.
-foto Italpress-
(ITALPRESS).