ROMA (ITALPRESS) – Si chiama “Associazione – Oltre il sistema” il movimento politico che l’ex magistrato Luca Palamara presenterà all’Hotel Baglioni di via Veneto a Roma sabato 23 luglio alle 11. L’ex presidente dell’Anm ha raccontato, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, obiettivi e programma, che dopo l’accelerazione della crisi del Governo Draghi, entrerà subito in gioco alle politiche che probabilmente si terranno a ottobre. “Noi andiamo avanti, e sabato partiremo, per poi capire come ci struttureremo sul territorio”, spiega Palamara, nonostante una legge elettorale che premia le coalizioni. “Anche su questo punto, con gli amici dell’associazione, ci siederemo attorno a un tavolo, e vedremo il da farsi. Ascoltando però soprattutto le istanze dei cittadini dei vari territori. C’è grande entusiasmo nel rompere gli schemi, chi si rende conto che c’è un sistema vecchio e stantio vuole provare a cimentarsi su qualcosa di diverso. Il tema delle alleanze con i partiti tradizionali verrà dopo”.
Secondo Palamara una legge elettorale proporzionale “eviterebbe di disperdere tanti voti, dando rappresentanza al voto popolare. Il maggioritario, dall’altra parte, dà più stabilità. Votare nel 2023 darebbe più tempo di elaborare proposte”. E in questa visione sembra esserci anche l’origine stessa di Oltre il Sistema, che nasce “proprio dalla volontà di rispondere alle istanze che ho raccolto dai cittadini, dopo aver pubblicato e presentato i due libri scritti con Alessandro Sallusti. E’ un’avventura autentica e appassionata”, spiega Palamara che poi entra nel dettaglio: “Il problema principale è la percezione della giustizia, la gente vuole comprenderne il funzionamento, senza verità preconfezionate, in un racconto non per sentito dire. Ho raccontato la mia storia per il bene della magistratura, non contro”. Di qui l’idea di un partito. “In tanti mi hanno detto di continuare, vogliamo essere un pungolo sul fronte delle riforme, che interessano imprenditori e cittadini. Nel Paese poi c’è un altro grande problema, quello del rapporto tra giustizia e politica. La giustizia è una base di partenza, su cui costruire qualcosa di importante e significativo, non sarà il solito schema, la solita tarantella sulla giustizia”.
Anche il programma è un work in progress. “Sarà incardinato su alcuni nodi fondamentali, a cominciare dalle riforme non fatte sul Csm, sui temi riformatori della giustizia penale e civile. Parto da un rapporto diretto con i cittadini, e voglio dedicarmi anche a chi non arriva alla fine del mese, a chi non riesce a pagare l’affitto. Poi c’è il rapporto tra politica e magistratura. Infine, basta assistenzialismo, dobbiamo incrementare nei giovani l’avvicinamento al mondo del lavoro. Ma non voglio essere evasivo. Non si può improvvisare, su questi temi”. La giustizia, cuore del programma del nuovo partito, chiede Brachino, è un tema che ha presa sull’elettorato? Ai referendum hanno votato in pochi… “La sera dei risultati, a giugno, ho notato l’esultanza da parte dei promotori dei comitati del no, forse temevano una risposta popolare massiccia. In prospettiva, dieci milioni di italiani hanno votato su questi temi, ed è una base su cui ragionare. Senza dimenticare che i quesiti a maggior presa popolare non c’erano”.
Secco il giustizio sulla riforma Cartabia, affossata dalla crisi di Governo. “Noi partiamo proprio da lì, è una riforma che mette a posto poco. Si devono invece affrontare i veri temi riformatori nella giustizia, la politica ha spesso avuto il braccino, in cambio di un lasciapassare, che non esiste. Tutto questo però impedisce le vere riforme”, sottolinea l’ex presidente dell’Anm. Un sistema che si autoprotegge, afferma Palamara, come dimostra a suo avviso l’ultima indagine avviata ai suoi danni, a poche ore dall’annuncio del nuovo partito. “Non mi intimorisce, le indagini sono in corso, si parla di fughe di notizie. Qualcuno teme che un racconto diverso possa squarciare il dell’ipocrisia – spiega -. E’ lo stesso schema dell’inizio della mia vicenda, le accuse sono smontabili. Tutto ciò deve essere di incentivo per non utilizzare più in questo modo la giustizia penale, è inaccettabile”.
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