ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo avuto due momenti, il primo tra gennaio e inizio febbraio, prima dello scoppio della guerra in Ucraina, quando c’è stato un fortissimo aumento di tutti i costi delle materie prime, trainato dal gas e dall’aumento del costo dell’energia. Questo ha comportato anche un effetto speculativo sulle materie prime che non si trovavano, e che per noi che siamo imprese energivore ha comportato un aumento dei costi del 15 per cento. Poi dal 24 febbraio, con l’inizio della guerra in Ucraina, c’è stata un’ulteriore escalation di costi, indotta dall’aumento del gas ma anche da effetti di carattere speculativo. Che ha significato per noi un ulteriore aumento dei costi del 10 per cento”. Lo dice Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. Oltre all’aumento dell’energia Fortuna cita anche il rincaro della plastica, un tipo di plastica completamente riciclabile, il polietilene tereftalato (Pet), che in un anno, dal 2021 quando costava 700 euro a tonnellata, e passata nel 2022 a 1700 euro a tonnellata. E del vetro che non si trova.
“Mi chiedo – riflette Fortuna – come faranno gli agricoltori nella prossima vendemmia, quel vino dove lo mettono? Poi c’è il capitolo trasporti. In Italia – dice il vicepresidente di Mineracqua – mancano circa 18mila autisti. Una delle conseguenze del covid è che molti autisti hanno trovato un altro lavoro oppure se ne sono tornati a casa, penso a tutta quella platea di autisti non italiani. E’ un lavoro che rende anche molto, ma molto duro, per cui magari oggi i giovani non pensano proprio di andare a fare gli autisti, preferiscono prendersi un pò di reddito di cittadinanza a fare qualche altro lavoretto”. L’insieme di tutti questi fattori che Fortuna definisce “la tempesta perfetta”, comporta “che noi oggi siamo di fronte a una situazione difficilissima sotto il profilo della gestione delle aziende perché non riusciamo a ripagarci dei costi. Il mercato, in una fase di caldo prolungato come questa, va benissimo, siamo al +7 per cento, ma attenzione il mercato stagionale da solo può valere un 4-5 per cento in un anno”. “Come ne usciamo? La maggior parte delle aziende – prosegue Fortuna – sono a conduzione familiare quindi riescono ad autofinanziarsi con la liquidità che avevano prodotto, e poi investendo nella tecnologia, perchè più tecnologia abbiamo più recuperiamo efficienza. E poi come direbbe De Filippo ‘adda passà ‘a nuttata’. Anche perché “le altre difficoltà che noi abbiamo – sottolinea l’esponente dell’associazione di categoria – riguardano una direttiva europea: dobbiamo entro il 2025 mettere il 25 per cento di Pet riciclato in una nuova bottiglia. Va benissimo – dice Fortuna – ma oggi una tonnellata di Tnt riciclato costa 2700 euro a tonnellata, mentre una tonnellata di Pet vergine costa 1700 euro. Allora io devo andare a spendere 1000 euro in più a tonnellata per la sostenibilità? Per carità dobbiamo farlo, siamo pronti a farlo, già abbiamo bottiglie che girano con la plastica riciclata perché ci portiamo avanti, ma qualcuno si dovrà pur porre questa domanda”.
Soluzioni? “Sei mesi fa – risponde il numero due di Mineracqua – abbiamo avanzato ai ministri competenti e al presidente del Consiglio la nostra proposta: ridurre l’Iva, che in Italia sulle acque minerali è del 22 per cento, mentre in Francia del 5,5 per cento, in Germania del 19, in Spagna del 15. Riduciamo l’Iva all’aliquota ordinaria, il 10 per cento, e chi ne beneficerà per prima sarà il consumatore. Su un prodotto povero a basso valore aggiunto come è il nostro, sgravare di 12 punti di Iva è un bellissimo contributo”. Risposte? “Ancora nessuna”, spiega Fortuna. Nel corso dell’intervista è stato affrontato anche il tema della sostenibilità e della siccità. “La nostra industria – afferma Fortuna – ha iniziato a lavorare sulla sostenibilità da 10-12 anni. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo ridotto il peso delle bottiglie attraverso la tecnologia. In questi dieci anni il mercato è aumentato del 30 per cento ma la quantità di plastica immessa è sempre uguale: 310 mila tonnellate, questa è sostenibilità, e la sostenibilità per l’azienda non deve essere un costo secco, ma deve essere un’opportunità, perché io faccio la sostenibilità ma ne ho anche un ritorno in termini di efficienza perché impiegando meno plastica ho meno costi, questo è il concetto di sostenibilità e bisogna farlo capire a tutti”.
Sulla siccità dice: “I primi investimenti da fare in agricoltura sono gli invasi per raccogliere le acque piovane. Poi bisogna ridurre la dispersione idrica”. In questo senso per Fortuna una mano potrebbe arrivare anche dagli investimenti delle multiutilities, che in questi anni “hanno raggruppato i circa 4800 acquedotti presenti in Italia, o oggi si occupano anche di energia, riciclo. Sono società quotate in borsa dove il Comune è l’unico azionista di riferimento, e sono gestite anche molto bene: leggendo i bilanci, hanno un margine operativo lordo di 1,5 miliardi”. Infine un commento sulla transizione ecologica e il passaggio alle auto elettriche entro il 2035. “Sull’auto elettrica ad un certo punto qualcuno comprenderà che forse non sono la grande soluzione che si pensa, perché c’è chi sostiene che il motore tradizionale è forse più sostenibile”, conclude Fortuna.
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