Carlo Ancelotti è l’allenatore italiano più vincente del calcio: quattro Champions (due col Milan e due con il Real Madrid), successi nei cinque più importanti campionati europei ovvero spagnolo, inglese, francese, tedesco e italiano. E’ una specie di Garibaldi del pallone, come Giovanni Trapattoni che fece bene, oltre che in Italia, in Germania (Bayern), Austria (Salisburgo), Portogallo (Benfica), Irlanda (Nazionale). Insomma sono stati gli eroi di diversi mondi. Ancelotti è stato supportato sempre da grandi squadre e presidenti col portafoglio a mantice, come si diceva una volta, cioè pronti ad aprirlo velocemente, a spendere, ma è anche vero che qualche cosa deve capire di calcio, se vince spesso. Inoltre, noi che lo abbiamo conosciuto da giocatore vittorioso nella Roma e nel Milan, possiamo dire che all’inizio della carriera era un ragazzo timido poi diventato grande e disinvolto centrocampista. Dopo l’apprendistato con Sacchi in Nazionale da “aspirante stregone”, ha cominciato a mietere allori. Ora parla diverse lingue, è ascoltato: possiamo dire che il calcio italiano si è fatto sfuggire una perla rara.
Adesso sta insegnando anche al figlio Davide come si fa a restare a lungo competitivi. Magari se fosse rimasto da noi (era a Napoli) non avrebbe mietuto altri successi. Così è la vita: certi treni bisogna saperli cogliere al volo e lui conosce a memoria gli orari ferroviari dei convogli ad alta velocità. Dato a “Carletto nostro” quel che è giusto riconoscergli, ci preme far notare -anche se qualcuno non sarà d’accordo, perchè il Barnum del pallone è molto nutriente -come il calcio più in generale, che sta diventando uno spettacolo da Colosseo, come quello degli antichi romani: panem et circenses. Cioè per gente cui piace mangiare e divertirsi. Nulla di nuovo. Lotta con (e fra) leoni ruggenti e danarosi da cui noi italiani siamo esclusi: condannati dall’indigenza davanti alla tv. Ogni tanto qualche briciola (Roma in Conference). All’uopo è stata creata l’industria dello spettacolo calcistico, di cui siamo un piccolissimo ingranaggio. Ma ogni tanto qualcosa bisogna chiedersela. A noi in realtà non sembra che il calcio attraversi un gran periodo sul piano dei costumi e morale. A certi livelli ci sembra un polpettone ben confezionato, dove tutto deve apparire bello, affinchè la macchina da soldi possa continuare a funzionare. Nani, ballerine, grandi firme del calcio invitate sulle tribune per dare l’impressione che si stia assistendo a un evento imperdibile, siderale. Uno spettacolo che talvolta può non piacere, causare addirittura colpi di sonno, ma per la macchina mediatica non ha pari. Non ci è sembrata una finale eccezionale, quella fra Real e Liverpool, decisa da un golletto di Vinicius, ma forse la nostra è l’invidia di chi non c’era. Non faremo il discorso moraleggiante sulla guerra, la pandemia ecc. Ormai siamo entrati in un ingranaggio che coinvolge media, sponsor e orde di tifosi che arrivano da ogni parte per seguire l’evento, se riescono a entrare allo stadio… L’edizione n. 67 della finale del pallone europeo, quindi mondiale, ha dimostrato che non è tutto oro quel che luccica. La regia elvetica (FIFA, UEFA hanno sede della neutrale Svizzera) attraverso le gravi pecche di quella parigina, stavolta ha toppato. Del resto, anche nelle migliori famiglie ogni tanto si scopre che qualcuno ha allungato le mani, ha ciccato, l’ha fatto grossa, ecc. ma “the show must go on” (lo spettacolo deve andare avanti). Questa non è stata una edizione baciata dalla fortuna: prima Putin si è messo fare la guerra e la finale è stata spostata dalla originaria sede di San Pietroburgo a quella più rassicurante di Parigi. Dove tuttavia le cose non sono andate come i papaveri del calcio europeo avevano previsto. Il paradiso della “Ville Lumière” non è stato tale: il ritardato arrivo dei tifosi inglesi allo Stade de France, i controlli severi della polizia, i tanti spettatori con il biglietto (qualcuno falso) e quelli non in possesso del prezioso tagliando sono stati respinti e sono diventati furiosi contro i tutori dell’ordine: qualche sasso, bambini in lacrime, gas lacrimogeni e urticanti. Partita ritardata di 36′: il mondo alla tv ha visto poco o nulla e si sarà chiesto perchè. Gli incidenti sono stati minimizzati. Un pò come quello che accade ormai anche da noi, quando le telecamere ufficiali si voltano dall’altra parte per non fare apparire lo spettacolo diseducativo. Ma ci chiediamo: cosa è rimaso di educativo nel mondo (e nel calcio) attuale ?
RE CARLO IV E UNA CHAMPIONS CHE FA PENSARE
Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]