LA BELLA VIOLA, IL SASSUOLO, LA LAZIO E L’UDINESE AL CIRCOLO NOVITA’

C’è qualcosa di nuovo, nel campionato: una voglia nuova di protagonismo che forse può sembrare platonica, soprattutto a sei soli turni dal gran finale; e tuttavia mi piace segnalarla, la novità, perchè la ritengo concreta voglia di cambiare. Dato all’Inter quello che è dell’Inter, dopo il netto successo sul Verona disturbatore; al Milan comunque l’opportunità di un derby/scudetto, alla Juve l’umiltà (vera?) di sognare il quarto posto e al Napoli il tempo di risvegliarsi e sperare dopo la batosta al “Maradona” diventato terra di conquista (5 sconfitte interne): ecco che mi gioco un campionato tutto mio, contro la noia incalzante, con protagoniste nuove – dicevo – degne di rappresentare solo il Gioco, non tituli, tant’è che ci metto anche la Roma, grazie a Mourinho oggetto di curiosità, tanto per capire se lo Specialone ha portato qualcosa di nuovo in Italia e non solo chiacchiere tipo il Bødo cattivo o rimonte contro l’ultima in classifica.
In testa al gruppo, la Fiorentina, non solo la corsara di Napoli, esplosa ieri ad antica bellezza grazie al siculo/teutonico Vincenzo Italiano: nel cuore della squadra umiliata dal solito scippo (autorizzato) s’è accesa una fiamma; perduto Vlahovic, invece di affogare nelle lacrime, la Viola è rifiorita, bella come ai tempi delle Sette Sorelle.
Aggiungo il Sassuolo, emblema della rinascita dei comprimari, fabbrica di talenti, scuola aziendale come se a guidarla vi fosse ancora Mister Mapei Giorgio Squinzi che se n’è andato troppo presto e tuttavia ha lasciato una lezione che vale la chiacchieratissima riforma richiesta alla Federazione: produce talenti italiani, innanzitutto, che non porteranno solo milioni al club ma speranza alla Nazionale Rinascente. A proposito della quale, mentre iscrivo al Circolo Novità la Lazio di Sarri, vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa: Immobile. Ciro ha rifilato 3 gol al Genoa – finito fra l’inesperto Shevchenko e il carneade Blessin – invece di esaltarlo i cronisti hanno ripetuto la stupidità dei suoi limiti azzurri: segna per tutti i tecnici, a cominciare dallo Zeman che lo lanciò, ma non per Mancini, e allora io dico di chiedere il perchè proprio a Mancini: io rispetto il Roby che ho visto nascere, gli rimprovero di non aver fatto mai giocare Immobile come sa Immobile. Forse soffre della sindrome del Supertecnico, come – faccio un esempio – Lippi e Sacchi, due maestri convinti che toccasse a loro erudire Baggio e non godersi le sue virtù pedatorie.
Lascio all’Atalanta il suo posto nel limbo – un piede fra le grandi, uno fra le aspiranti al successo – per invitare al Circolo Novità l’Udinese che con Gabriele Cioffi sta facendo crescere la squadra come ai tempi di Francesco Guidolin che la portò fra le grandi fino alla Champions. Se non si perde per strada sarà una protagonista del futuro.
Scritto sotto l’influsso di City-Liverpool…
Italo Cucci ([email protected])
(ITALPRESS).

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