Con le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2019 c’è nuova brezza anche per i i contribuenti titolari di partita IVA aderenti al regime forfettario. La manovra pone nuovi requisiti di accesso e permanenza.
Quando conviene aderire al regime forfettario 2019 con la flat tax al 15% o al 20%. Condizioni e requisiti d’accesso, vantaggi e svantaggi per partite iva.
Tra le novità per il regime forfettario 2019 vi è:
- Aumento dei limiti dei ricavi e compensi che arriva a 65.000 euro
- Abolizione del limite di 5.000 euro per i compensi pagati ai dipendenti
- Tetto spesa massima per beni strumenti portato a 20.000 euro
- Applicazione ai ricavi della cosiddetta flat tax partite IVA 2019
La tassazione da applicare ai ricavi e compensi per la partita IVA nel regime forfettario fino a 65.000 euro è la cosiddetta flat tax e ammonta a un coefficiente fisso del 15%.
Se il reddito supera i 65.000 euro, i titolari di partita iva nel regime forfettario vedranno applicare una flat tax al 20%.
Regime forfettario: partita IVA fino a 65.000 euro
Prima delle novità introdotte con la legge di bilancio 2019, chi apriva una partita IVA si ritrovava a dove rispettare un limite di ricavi e compensi che andava da 25.000 a 50.000 euro in base al codice Ateco che contraddistingue l’attività esercitata. Grazie alla nuova manovra, il limite è stato portato a 65.000 euro a prescindere dal codice dell’attività svolta (Ateco).
Imposta sostitutiva
Rimangono invariati i coefficienti di redditività in base all’attività esercitata che servono per il calcolo dell’imposta sostitutiva che del 15 o 5%. L’imposta sostitutiva del 5% è riservata alle start up che rispettano determinati requisiti.
Regime dei minimi o forfettario
Attualmente non è possibile aprire una partita IVA nel regime dei minimi in quanto questo regime fiscale non esiste più ed è riservato solo a chi è già “nel calderone”.
Chi ha aperto una partita IVA nel regime dei minimi potrà restarci entro i 5 anni dall’apertura oppure fino al raggiungimento dei 35 anni di età. Conviene più il regime dei minimi o il regime forfettario? Tutto dipende dai ricavi/compensi. Il regime dei minimi pone un tetto massimo di ricavi variabile in base all’attività, più spesso fissato a 30.000 euro. Ha il vantaggio di vedere un’imposta sostitutiva del 5% ma prevede molti svantaggi come l’impossibilità di portare nello sgravio fiscale i compensi pagati per eventuali dipendenti.
Se con il vecchio regime forfettario vi era il paletto di 5.000 euro per i compensi pagati ai dipendenti, grazie alla manovra fiscale in vigore dal 1° gennaio 2019 questo tetto è arrivato a 20.000 euro.
Flat tax al 15% per liberi professionisti
La flat tax è un nuovo meccanismo di tassazione ed è possibile passare dal regime IVA ordinario al regime iva forfettario per i professionisti titolari di partite IVA che vedono compensi/ricavi inferiori ai 65.000 euro.
Stando a uno studio del Sole 24 ore, al nuovo regime forfettario potranno accedere 92.000 professionisti che a oggi dichiarano redditi sotto il limite massimo dei 65.000 euro.
37.000 professionisti potranno invece aderire alla flat tax al 20% da calcolare sul fatturato incrementale fino a 100.000 euro.
Flax tax: conviene aderire al nuovo regime forfettario 2019?
Tutto dipende dagli sgravi fiscali del professionista in questione.
La flat tax diventa meno conveniente del regime IVA ordinario se il professionista ha molte detrazioni da scalare dall’Irpef. Non conviene neanche se le deduzioni fiscali sono importanti e quindi meglio da scaricare in modo analitico e non a forfait dato che per i professionisti vi è un coefficiente di redditività fissato attualmente al 78%.
La flat tax conviene ai professionisti che hanno un reddito superiore ai 30.000 euro o che comunque non possono avvalersi del regime dei minimi con imposta sostitutiva al 5%. Potrebbe convenire anche per chi ha un reddito inferiore ai 30.000 euro ma solo in caso di importanti deduzioni e detrazioni fiscali.