ROMA (ITALPRESS) – Creare una banca dedicata esclusivamente al microcredito. È l’obiettivo che si pone per il 2022 Mario Baccini, presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito. “Organizzare e ridurre i tempi del microcredito è un obiettivo che noi abbiamo. Faccio gli auguri a tutte le 21.000 aziende create con il microcredito affinché possano aumentare il fatturato il prossimo anno”, ha detto Baccini in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Dopo aver ricordato che l’Italia fu il primo paese ad accogliere l’appello dell’allora segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che nel 2005 lanciò l’anno del microcredito come strumento di lotta alla povertà e esclusione finanziaria, Baccini ha spiegato che l’ENM è un ente pubblico non economico, un organo dello Stato che si occupa di preparare la rete del microcredito per tutte quelle persone considerate “non bancabili”. Per il presidente la missione è chiara: “La mano pubblica interviene dove la mano privata non può. Giovani o donne che vanno in banca e non hanno un euro per il loro business plan perché sono senza garanzie, saranno destinati a essere disoccupati, a essere un costo per la collettività e a diventare manovalanza per la criminalità. Lo Stato invece interviene, valuta se il business plan è sostenibile e se è il caso copre dando la garanzia fino all’80% del rischio”.
Baccini ha spiegato come si può accedere al microcredito: “Abbiamo 152 sportelli operativi in collaborazione con la Pubblica Amministrazione in tutta Italia e abbiamo una rete di 700 tutor formati dall’ente che assistono prima, durante e dopo il potenziale beneficiario. L’assistenza porta fino agli istituti convenzionati con l’ente per l’erogazione che vale fino a 40.000 euro. Sul sito ufficiale ci sono tutte le regole di ingaggio. Il default del microcredito, cioè di coloro che non riescono a restituire, è molto inferiore al piccolo prestito bancario perché facciamo una selezione prima del prestito e insegniamo all’imprenditore come si sta sul mercato. Diciamo tanti no preventivi”. Ma quante sono le risorse erogate e i posti di lavoro creati? “Noi interveniamo laddove non interviene nessuno. Sono 21.000 le nuove aziende create negli ultimi tre anni con un effetto leva di 2,43 posti di lavoro, quindi circa 50.000 posti di lavoro complessivi creati dalla fascia della non bancabilità, cioè di quelli che non avevano speranza – ha spiegato il presidente dell’Ente -. In Italia oggi abbiamo uno strumento legato all’economia sociale di mercato che è l’alternativa all’automatismo del mercato che ha come obiettivo il profitto. Fino a oggi abbiamo erogato 400 milioni di euro e l’ecosistema del microcredito italiano dà lavoro a oltre 50.000 persone”.
Il presidente ricorda che la pandemia è stata drammatica per il nostro Paese e per l’economia mondiale: “Nulla sarà come prima, ma con la nostra struttura, nonostante il trend negativo, abbiamo aperto oltre 100 attività durante la pandemia. Soprattutto i giovani e le donne hanno voluto scommettere sul proprio futuro. Abbiamo progetti per cui possiamo accedere direttamente a fondi europei e abbiamo messo in piedi, in collaborazione con i Ministeri, le Regioni, Anpal e Invitalia, progetti sia per le donne sia per i giovani 18-29 anni che non studiano e non si formano, i cosiddetti Neet”. Baccini è fiducioso per il futuro: “Il presidente Draghi è stato una salvezza per il nostro Paese. Il Pnrr sarà una grande risorsa se dalla poesia riusciremo a passare alla prosa. La struttura e i fondi ci sono. Siamo molto bravi a fare progetti, è importante sapere che i progetti sono essenziali per prendere i soldi ma devono essere strutturali per il Paese. Sentiamo l’esigenza di intervenire sull’innovazione tecnologica, questo consentirà anche alle più piccole aziende di stare sul mercato. Infatti noi finanziamo soprattutto quelle imprese che hanno nel loro business plan l’innovazione tecnologica. Abbiamo percepito una nuova sensibilità da giovani e donne, per una fascia che è oltre i 40-50 anni abbiamo più difficoltà perché è legata al lavoro tradizionale, ma comunque pensiamo a incentivi per innovarsi e trasferire il know how alle nuove generazioni”.
(ITALPRESS).