Diagnostica sempre più centrale per costruire la sanità di domani

ROMA (ITALPRESS) – Costruire la sanità di domani a partire da una diagnostica che assuma un ruolo sempre più centrale, non solo nel supportare un percorso di cura del paziente che possa contare su un piano terapeutico il più possibile personalizzato ed efficace, ma anche per sostenere il Sistema sanitario nel suo complesso. E’ stato questo il tema centrale del Digital talk “Sostenibilità del Sistema Salute: il valore della diagnostica per la medicina del futuro” organizzato da Roche Diagnostics per dialogare con esperti del mondo istituzionale, accademico e scientifico sulle sfide a cui deve rispondere un sistema di tutela della salute che sia realmente sostenibile e incentrato sul paziente.
Nel corso del talk, moderato dalla vice-direttrice di Economy Marina Marinetti, sono intervenuti Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione di Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dello IEO di Milano, Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria – direttore EEHTA, CEIS – Università degli Studi, Roma Tor Vergata, Francesca Moccia, vicesegretaria generale di Cittadinanzattiva, Mario Plebani, presidente eletto della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio (Eflm).
A chiudere i lavori, Guido Bartalena, Healthcare & Market Development Director di Roche Diagnostics Italia, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra i vari interlocutori dell’ecosistema salute e, contestualmente, il ruolo dell’Azienda come partner del Sistema Sanitario.
A commento del Digital Talk, il sottosegretario di Stato alla Salute, Andrea Costa, si è così espresso: ‘La pandemia ha messo in evidenza il ruolo strategico e l’importanza della diagnostica.
Grazie anche al sostegno e all’aiuto del settore privato, in termini di innovazione e ricerca, il Servizio sanitario è riuscito a reggere l’impatto dell’emergenza da Covid 19. Si pensi – ha sottolineato – ai tamponi o alle attività di tracciamento. C’è bisogno di un’integrazione positiva tra pubblico e privato. Non possiamo sprecare l’opportunità del PNRR e le risorse messe a disposizione per rinforzare il nostro SSN. Valorizzare la diagnostica significa anche personalizzare il percorso di cure e quindi rendere quest’ultimo più efficace, in termini di razionalizzazione e sostenibilità’.
‘La diagnostica, infine, rappresenta uno strumento necessario per la gestione delle cronicità: siamo impegnati da anni ormai a ridisegnare una sanità in cui le parole chiave – ha evidenziato – siano prossimità e prevenzionè.
L’emergenza pandemica ha acceso un faro sul ruolo centrale che la diagnostica e la medicina di laboratorio hanno per il sistema salute, evidenziando il valore generato per la gestione efficace
del virus tramite diagnosi tempestive e monitoraggio del suo sviluppo. La diagnostica però rappresenta da sempre un cardine della medicina e del Sistema sanitario, nonchè un pilastro del suo futuro: può contribuire significativamente alla sua sostenibilità ed efficacia, nell’ambito di una Sanità che va sempre più verso un modello personalizzato e value-based, in cui il valore dell’intervento viene definito dal rapporto tra gli esiti sulla salute del paziente e i costi reali sostenuti sull’intero ciclo di cura.
In questo contesto, la diagnostica si configura come anello chiave del sistema, perchè da una parte fornisce gli strumenti che permettono una valutazione e misurazione attenta degli esiti di salute, rappresentando quindi un enabler dello schema; dall’altra è capace di influenzare gli esiti stessi, permettendo decisioni cliniche più tempestive ed accurate, ottimizzando così il percorso terapeutico del singolo paziente e rispondendo ai bisogni di razionalizzazione della spesa. In questo senso, l’emergenza pandemica ha accelerato una presa di coscienza collettiva sul ruolo cruciale svolto dalla diagnostica nella gestione della pandemia e, più in generale, sul suo valore nel processo decisionale clinico-terapeutico e nel miglioramento degli esiti clinici.
‘Dallo scoppio della pandemia – commenta Guido Bartalena, Healthcare and Market Development Director di Roche Diagnostics Italia – grazie a importanti investimenti in termini sia economici sia di competenze specialistiche, Roche Diagnostics ha sviluppato oltre 20 soluzioni diagnostiche a supporto della gestione dell’emergenza, fra cui test in grado di fornire informazioni a largo spettro, dall’identificazione dell’agente patogeno alla rilevazione della risposta anticorpale, effettuabili in contesti differenti, dai grandi laboratori centralizzati ad ambiti point of care, fino all’utilizzo domestico in modalità autonomà.
‘Poichè crediamo che solo una Sanità basata sul valore generato dalla continua innovazione possa garantire la sostenibilità del sistema salute, come Roche Diagnostics investiamo in R&S circa il 12% del fatturato complessivo (investimento pari a oltre 1,4 miliardi di euro nel 2020), superando significativamente la media del settore e riflettendo la nostra passione per l’innovazione scientifica e tecnologica. Questo nostro investimento – continua Bartalena – viene destinato allo sviluppo di strumenti diagnostici innovativi, automatizzati e connessi fra i diversi setting, servizi digitali a supporto dell’attività e del processo decisionale clinico diagnostico, nonchè test per nuovi biomarcatori che consentono strategie di trattamento sempre più personalizzate, che si traducono in maggior appropriatezza diagnostica e terapeutica, oltre che in un efficientamento delle risorse grazie alla riduzione delle ospedalizzazioni. Siamo convinti che una Sanità value based sia un approccio win-win-win: per il sistema che ottimizza le sue attività, per le aziende che portano innovazione e ne vedono riconosciuto il valore e, cosa più importante, per il paziente, i cui esiti clinici migliorano. Per questo, vogliamo porci ora più che mai come partner del Sistema Salute e promotori di quel cambiamento culturale volto al valore e alla sostenibilità, supportando una collaborazione continuativa tra i vari interlocutori, guidata dalla messa in atto di nuove strategie condivisè.
Sono molte le sfide che, nel nostro Paese, rimangono da affrontare in risposta alle criticità che la pandemia ha contribuito a mettere in luce, come il progressivo invecchiamento della popolazione che vede l’Italia quarta nazione al mondo 1 per aspettativa di vita e il parallelo incremento delle malattie croniche di cui soffrono 25 milioni di persone, la metà delle quali con un profilo di multi-cronicità. Uno scenario che è necessario affrontare con strumenti adeguati a partire da un incremento degli investimenti destinati all’assistenza sanitaria, a una gestione sempre più digitalizzata del percorso diagnostico terapeutico del paziente, a un maggior focus gestionale e di investimento su screening e prevenzione, e alla ricerca e sviluppo di soluzioni innovative. E in questo la diagnostica in vitro gioca un ruolo strategico: è stato infatti stimato che, pur rappresentando una voce di spesa esigua rispetto al totale della spesa sanitaria, i risultati dei test diagnostici in vitro siano in grado di influenzare fino al 70% delle decisioni cliniche.
Dal sistema all’utente: anche per il singolo paziente lo sviluppo di una medicina di laboratorio che sia sempre più integrata nel percorso di cura è fondamentale per l’individuazione delle soluzioni cliniche e terapeutiche più corrette, in maniera rapida e accurata. L’esperienza della pandemia ha messo in luce come la diagnostica svolga un ruolo centrale, non solo per migliorare l’accesso alle terapie più adeguate ma anche in termini di tempestività di risposta, capacità di dirigere i percorsi diagnostico-terapeutici in modo appropriato e personalizzato, e quindi di impatto sulla qualità degli esiti clinici. I cittadini hanno iniziato a comprendere il valore e la qualità dell’informazione fornita dalla diagnostica di laboratorio: questo ha contribuito a stimolare l’evoluzione da un modello puramente incentrato sulla “cura” ad un’innovazione che privilegia la possibilità di “predire”, “intervenire precocemente”, e “personalizzare” gli interventi terapeutici.
‘Quanto avvenuto nel corso della pandemia Covid-19 – dichiara Mario Plebani, presidente eletto della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio (Eflm) – con la presa d’atto da parte di tutti i cittadini del valore centrale del test di laboratorio (il tampone) per la diagnosi dell’infezione negli asintomatici e presintomatici, è in realtà il paradigma da estendere ad altri ambiti della moderna medicinà.
‘Gli esempi più eclatanti – sottolinea – sono la diagnostica del danno miocardico che si basa fondamentalmente sulla determinazione di un biomarcatore (troponina cardiaca) e non più sull’elettrocardiogramma, della celiachia con la determinazione non-invasiva degli anticorpi anti-transglutaminasi che permette nel bambino di evitare due biopsie duodenali, e di nuovi biomarcatori del danno renale acuto. Altri ambiti sono la diagnostica della preeclampsia con la determinazione dei fattori angiogenetici che permettono di evitare inutili ricoveri della gestante che presenti risultati negativi, la diagnostica prenatale non invasiva (NIPT) che si basa sul prelievo di sangue anzichè dei villi coriali, e lo sviluppo di metodologie sempre più accurate per la biopsia liquida che consente una diagnostica ed un monitoraggio non invasivo delle patologie oncologichè.
Uno degli ambiti in cui vi è una sempre più crescente consapevolezza del valore generato dalla diagnostica per un approccio personalizzato alla gestione del paziente è l’oncologia.
La medicina personalizzata e le terapie di precisione in quest’area stanno portando a un vero e proprio cambio di paradigma nei trattamenti, migliorando significativamente gli esiti di salute; tuttavia, è fondamentale che l’innovazione diagnostica e terapeutica a cui si sta assistendo in quest’area sia accompagnata da un’innovazione anche in termini di infrastruttura, governance e organizzazione, in grado di supportare l’interazione e la collaborazione di professionisti sanitari appartenenti a discipline diverse, sfruttare al meglio la mole di informazioni generate per ogni paziente, e di garantire l’accesso alle migliori possibilità terapeutiche a tutti.
‘Esperienze come quella dei Molecular tumor board – spiega Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione di Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative, IEO Milano e Professore Ordinario di Oncologia Medica presso Università degli Studi di Milano – rendono ancora più evidente la necessità di un approccio multidisciplinare che integri competenze diverse nel trattamento clinico e l’efficacia che questo approccio può avere nella cura delle patologie oncologichè
‘Un approccio che andando oltre le funzioni puramente tecnico-amministrative, consenta una sinergia sempre più concreta tra referenti di branche cliniche diverse per individuare e costruire insieme il percorso terapeutico più efficace per il paziente. La medicina personalizzata e le terapie di precisione – sottolinea Curigliano – stanno portando a un vero e proprio cambio di paradigma nei trattamenti oncologici. Un’evoluzione che è però necessario supportare e rilanciare implementando infrastrutture burocratiche e tecnologiche adeguate in grado di garantire un sempre più ampio accesso alle cure. Anche in questo campo, la diagnostica è destinata a ricoprire un ruolo sempre più strategico ed è quindi fondamentale alimentare la partnership tra mondo della ricerca e imprese per generare una cultura dell’innovazione che contribuisca a disegnare i percorsi di cura sempre più efficaci e inclusivì.
‘E’ stato stimato che la diagnostica in vitro influenza circa il 70% di tutto il processo decisionale clinico, ma rappresenta oggi solamente circa lo 1,2% 4 della spesa sanitaria complessiva in Italia – spiega Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria – direttore EEHTA, CEIS – Università degli Studi, Roma Tor Vergata. E’ pertanto evidente quanto, ad oggi, la diagnostica in vitro sia ancora sottovalutata, ma al tempo stesso è altrettanto chiaro quanto una sua ottimizzazione, accompagnata da una più efficiente allocazione delle risorse, possa apportare un maggior beneficio per il “patient journey” e per l’intero ecosistema sanitario. Oggi vi sono sempre più evidenze scientifiche che dimostrano come l’utilizzo di determinati test diagnostici possa produrre risultati migliori non solo per la salute delle persone – in termini di prevenzione, qualità della diagnosi, terapie mirate e monitoraggi efficaci – ma anche, e conseguentemente, per la ‘salutè della spesa sanitarià.
‘Riconoscere la centralità della diagnostica per la salute del cittadino – commenta Francesca Moccia, vicesegretaria generale di Cittadinanzattiva – è un presupposto fondamentale per costruire un sistema sanitario futuro sostenibile e realmente incentrato sulla persona e sui suoi bisogni, che garantisca l’accesso di ogni paziente alle tecnologie più innovative, fondamentali per la definizione del percorso terapeutico più efficace. Dobbiamo sostenere e favorire un’assistenza sanitaria che garantisca la continuità e la prossimità delle cure e in questo senso il PNRR, che nella sua sesta missione include l’obiettivo di rafforzare e rendere più sinergica e integrata la risposta sanitaria territoriale e ospedaliera, costituisce una preziosa opportunità per concretizzare una Sanità guidata da strategie focalizzate sulla creazione di valore per il pazientè.
(ITALPRESS).

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