Mesagne, un piccolo paese in provincia di Brindisi, è ufficialmente la capitale mondiale del taekwondo. Già, perché il comune pugliese non solo ha dato i natali a quel Carlo Molfetta che nei Giochi olimpici di Londra 2012 trionfò nei +80 kg, ma anche a Vito Dell’Aquila, fresco di oro a Tokyo nella categoria 58 kg. Partito dagli ottavi di finale contro l’ungherese Salim, ha regolato senza difficoltà anche il thailandese Sawekwhiharee ai quarti e l’argentino Guzman in semifinale, fino all’urlo liberatorio dopo il gong dello scontro finale contro il tunisino Jendoubi. “Ho vissuto molto male il 2020, un anno senza obiettivi, tutto andava storto. Qui ho ritrovato me stesso. Ora che ho la medaglia al collo, posso dire che quest’Olimpiade è andata più che bene… Cosa c’è di speciale a Mesagne? Nessun segreto, solo tanto lavoro. Abbiamo un grande maestro, Roberto Baglivo, e poi la grinta di noi del sud. La mia famiglia è umile e mi ha insegnato a lottare per i miei sogni”.
“L’incontro è stato equilibrato, poteva vincere anche il tunisino. Ma in questi tredici anni mi sono fatto un mazzo tanto, dalla sera alla mattina pensavo solo al taekwondo, ho fatto tanti sacrifici. Penso alla lotta per tenere il peso, ma non solo: al tempo sottratto alla famiglia, agli amici… non voglio fare la vittima, ma sono stati anni duri”. Il primo oro della spedizione azzurra non è un oro qualsiasi: “Sono onorato di essere il primo medagliato italiano nato negli anni 2000, confesso che fino ora non ci avevo pensato” le parole dell’azzurro.
“Siamo felici, soprattutto per Vito, un ragazzo di 20 anni che ha fatto un quadriennio eccezionale, scalando record a livello mondiale. Fare un’Olimpiade e vincerla e’ l’essenza dello sport, sono contento” ha dichiarato all’Italpress il presidente della Fita Angelo Cito. “C’erano i presupposti per centrare il risultato, l’unico dubbio era la pressione vista la giovane eta’, ma dal punto di vista tecnico non avevamo alcun dubbio”.
(ITALPRESS).