PALERMO (ITALPRESS) – La Sicilia resta in zona arancione nonostante i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità confermano gli ottimi dati degli ultimi giorni, con l’isola che scende sotto l’indice di 1 dell’Rt (0.89) e riduce del 17% i nuovi casi settimanali. I numeri dei contagi, seppur altalenanti, quindi, sembrano andare regolarmente verso il basso. A livello italiano è ormai appurato, però, che tutti i contagi sono, per oltre il 90%, riconducibili alle varianti.
“Questo è un evento abbastanza normale, non desta particolare sorpresa ed a mio avviso non deve destare nemmeno preoccupazione – dice all’agenzia Italpress Bruno Cacopardo, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Garibaldi di Catania – Che un virus durante la sua storia naturale si modifichi, tende a variare cioè a mutare, è una cosa abbastanza normale, sarebbe strano il contraio”.
“Quello che è importante è che le mutazioni non aumentino l’impatto clinico della malattia. Questo in realtà, nonostante ci siano dati controversi, possiamo dire che è avvenuto solo in parte. Quello a cui stiamo assistendo è il coinvolgimento legato alla maggiore contagiosità ma non alla maggiore virulenza della variante, ma appunto il coinvolgimento di fasce di popolazione di età più bassa. Questo è il motivo per cui abbiamo ricoverato una media d’età di pazienti sensibilmente più bassa, direi inferiore ai 50 anni, mentre alcuni mesi fa l’età media era superiore ai 65-70” continua.
Tra le varianti, in Italia, la più diffusa è quella relativa al ceppo cosiddetto inglese: “È evidente che la variante è stata prodotta nello sforzo del virus di avere una maggiore adattabilità all’ambiente circostante e al luogo che infetta – ha spiegato Cacopardo -. Ritengo che sia estremamente improbabile che il virus muti nella direzione di una maggiore patogenicità, anzi ritengo che pian piano il virus dovrebbe trovare maggiore endenizzazione cioè entrare nel territorio con un più basso tasso di letalità”.
A far scendere la soglia di età dei soggetti contagiati anche la campagna vaccinale che sta proseguendo soffermandosi in maniera particolare sugli anziani e sui soggetti fragili o a rischio. Al momento in Italia sono a disposizione quattro vaccini: Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson. Tra tutti il più discusso degli ultimi mesi è sicurante quello di AstraZeneca: “Ci sono dei lavori del New England Journal Magazine che sanciscono con molta chiarezza l’efficacia dei vaccini su tutte le varianti virali, compresa quella sudafricana che è tanto temuta – ha sottolineato Cacopardo -. Siamo di fronte ad un evento pandemico, che non è nè il primo nè l’ultimo, e dalle grandi epidemie si esce con la vaccinazione. Non dobbiamo dimenticare da cosa veniamo fuori vaccinandoci, quindi è importante fare un bilancio costi-benefici; questo vale quando si fa qualunque terapia, ancora mi domando come mai non ci poniamo il problema quando assumiamo un antinfiammatorio per il mal di testa che ha un’incidenza di eventi avversi assolutamente superiore a quella del vaccino”.
“Le vaccinazioni, nella storia, non sono esenti da eventi avversi: come avvenne col vaccino contro la poliomielite o il vaiolo – racconta Cacopardo -. Questi vaccini che noi ora stiamo utilizzando sono ora un progresso perché il numero di eventi avversi è sensibilmente ridotto a quello dell’epoca del virus vivo, siamo in presenza di vaccini prodotti dalla bioingegneria molecolare, in cui si porge una porzione, una proteina, una parte del virus che evoca una risposta immunitaria assolutamente selettiva e specifica. Su AstraZeneca credo che abbiamo commesso un errore mediatico perché abbiamo dato troppa diffusione a degli eventi avversi, immaginiamo se i media cominciassero a concentrarsi su eventi avversi degli antinfiammatori, dell’aspirina o della novalgina o della Tachipirina, se iniziasse una campagna mediatica sulle epatiti fulminanti da paracetamolo che è forse il farmaco più utilizzato al mondo. Certamente, ha avuto un ruolo anche il fermo vaccinale con AstraZeneca, ma questo ci è servito ad identificare anche con chiarezza la sindrome indotta da vaccino, una rarissima forma di trombosi, che è di interesse più scientifico che medico-clinico”.
Vaccinare più soggetti possibili nell’immediato per evitare eventuali altre mutazioni, anche se, a detta di Cacopardo, difficilmente eventuali altre varianti potrebbero essere più ‘forti’: “È evidente che se non estendiamo il raggio di copertura vaccinale in tempi rapidi, il virus, nella fetta non vaccinata, tenderà a passare, da un individuo all’altro, mutando un po’ più rapidamente perché sottoposto alla cosiddetta ‘pressione selettiva immunologica’. Ritengo che le variazioni hanno un limite perché il punto in cui varia la proteina Spike, ha una zona variabile che è una zona limitata ristretta, il resto delle zone sono profondamente conservate quindi è improbabile che mutino. Questa regione variabile è già quasi tutta mutata, quindi il grosso delle varianti le abbiamo già incontrate, ritengo che non avremo ulteriori grandi variazioni. È chiaro che più velocemente procederemo molto meglio sarà dal punto di vista del rischio di una variante maggiore”.
Infine, il dottor Cacopardo ha lanciato un messaggio a tutti coloro che sono ancora indecisi se vaccinarsi o meno: “Ci si vaccina per due ragioni: una è di protezione individuale; supponiamo una persona fragile esposta a rischio di covid, si vaccina per proteggere se stesso; poi un’altra ragione che è quella di una protezione collettiva, ci vacciniamo per creare un network immunologico che non consente al virus di penetrare, creare una muraglia cinese che ostacoli la diffusione del virus. Per cui ci vacciniamo per proteggere noi stessi ma anche per un dovere collettivo e sociale che è quello di ostacolare la circolazione del virus e di spegnerne la diffusione. Credo che astenersi dalla vaccinazione per motivazioni estremamente futili siano forme insopportabili di diserzione rispetto ad una condizione che ci imporrebbe di proteggerci e di proteggere gli altri”, ha concluso Cacopardo.
(ITALPRESS).
Covid, Cacopardo “Non aspettiamoci ulteriori grandi varianti”
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