Tutti draghiani nell’Italia del consenso liquido

MARIO DRAGHI

Eravamo tutti contiani e siam già tutti draghiani. Il consenso politico in Italia è ormai come quello calcistico, liquido, isterico, trasformista in sé. Perdi due partite di fila e magari stai pure male fisicamente e il tuo Presidente che fa? Si guarda intorno, insomma ti destabilizza. Ogni riferimento a Gattuso è puramente casuale. Rino non è, o almeno non è ancora, Guardiola, ma ha il cuore grande ed è leale. Ah la lealtà! Conte fino alla morte, gridavano all’unisono i grillini, ma era la pièce sbagliata. È sceso a Roma il capocomico Grillo e ha messo ordine nella compagnia, una mano di vernice green e via, tutti ai piedi di Supermario. O Conte o morte, gridava fino a qualche giorno fa il segretario del Pd Zingaretti, ma in un lampo, egli disse, consultato, siamo con te. Tranne l’assonanza con il nuovo potenziale partito di Giuseppi (Con Te), voleva dire che in un batter d’occhio l’avvocato pugliese era stato già disarcionato. Ma ora, udite udite, anche il cattivo sovranista ci sta senza condizioni, e Salvini draghiano qualche problema lo crea. Ma perché Matteo non fa il duro e puro come la Meloni, si sono chiesti gli eredi del Pci, così si poteva fare un semplice maquillage della vecchia maggioranza et Voilà. Tanto Silvio era già pronto, aveva solo bisogno della prima occasione istituzionale per smarcarsi verso la cosisddetta responsabilità nazionale, combattere pandemia e crisi economica al di là delle alleanze ideologiche. Bisogna dire che stavolta Salvini, non so se da solo o con la guida di Giorgetti, lo ha oltrepassato al centro. Nell’agosto del 2019 scrissi un articolo sulla differenza tra leadesrship e premiership, due giorni dopo il Papeete e due giorni prima la crisi più tafazziana del mondo: uscire dal governo al 34% dei sondaggi e finire all’opposizione dove Conte per lungo tempo non ha fatto toccare palla alla Lega neanche per sbaglio. Ora sembra che il leader del Carroccio abbia capito, per governare bisogna diventare grandi, ristabilire i ponti con l’Europa e con il Vaticano. Se Draghi diventerà Capo dello Stato, quando si voterà, e gli italiani lo vorranno, nulla impedirà al Capitano di diventare premier. È l’unica vera novità politica di questo primo giro di consultazioni. Domani inizia la seconda tornata, poi i ministri, secondo me in gran parte tecnici, poi la fiducia in Parlamento. Poi l’Italia e qui siamo tutti draghiani per forza, senza nulla togliere alle capacità indiscusse dell’ex Presidente della Bce. Insomma, o il nostro Paese dà uno scatto o in breve fallisce. Un’ultima nota, sempre presa dal magico mondo virtuale dei sondaggi. Renzi sarebbe ai minimi storici, la sua colpa? Aver provocato una crisi in piena pandemia? Allora, cari connazionali, un po’ di dignità, senza la sua intelligenza politica avremmo avuto un Recovery fund di cui non avremmo saputo nulla. Alla fine è vero, la politica è come il calcio, le sorprese sono sempre possibili, ma meglio andare in campo con Ronaldo che con Cotechigno (scritto come si legge) alias Alvaro Vitali.

Claudio Brachino

(ITALPRESS).

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