Coronavirus, Senna “Sui numeri contro la Lombardia c’è accanimento”

In Lombardia il Pil, a causa della pandemia, ha subito un crollo del 10%. A sottolinearlo il presidente della commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia, Gianmarco Senna, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress. Nell’intervista difende l’operato della Regione e denuncia un atteggiamento ostile nei confronti della Lombardia che definisce il motore del Paese “perché, ricordiamocelo, la colonna vertebrale di questo Paese parte da Torino e finisce a Trieste. I dati che abbiamo sul crollo del Pil fino a ottobre ci danno un -10,2%. Noi abbiamo 330 miliardi di prodotto interno lordo, il calcolo è semplice, significa 30 miliardi di calo con un rimbalzo ipotetico nel 2021 del +6,9%. Uno scarto ancora importante. Ci metteremo qualche anno per potere ritornare ai livelli pre-crisi”.
Quali sono i settori più colpiti? “La ristorazione, poi tutto il comparto delle palestre chiuse da 12 mesi. Tutto il mondo degli eventi, fatto di professionisti, fotografi, catering. Non c’è stato un evento sulla piazza di Milano, città che viveva di questo. Poi tutto l’indotto: mi vengono in mente gli Ncc, tassisti, alberghi che hanno registrato un -85%”.
Sui dati c’è stata una polemica, si spiega perché?
“Quando c’è un’emergenza economica c’è anche un’emergenza sanitaria, ogni perdita di punto di Pil determina problemi sanitari, perché ci si cura di meno e il servizio sanitario funziona di meno. La miopia politica è non leggere gli studi sulla crisi del 2008, gli anni della crisi hanno determinato una quantità di morti perché in una situazione economica difficile anche il fisico ne risponde. La capacità della politica dovrebbe essere quella di avere una visione di prospettiva. Non c’è stata e si fanno scelte sulla Lombardia che non sono supportate dai numeri”.
“I numeri – spiega – non mentono: abbiamo fatto 220 mila vaccini, se poi vado a vedere i dati dei decessi in proporzione alla popolazione ne abbiamo metà dell’Emilia. Abbiamo il numero di positivi tra i minori in proporzione alla popolazione. La situazione nei reparti di terapia intensiva è più bassa della media delle regioni italiane. Non riesco a capire questo accanimento nei confronti della Lombardia, che è un po’ azzoppare il cavallo. Se si ferma la Lombardia anche le prebende che hanno utilizzato in questi mesi per fare consenso si fermano, perché è innegabile che i Cinquestelle i voti li prendono nelle regioni in cui il reddito di cittadinanza ha avuto più successo. Non stiamo simpaticissimi come modello, da cittadino lombardo mi ha colpito l’accanimento contro la Lombardia”.
Sul rimpasto con l’arrivo di Moratti al posto di Gallera, dice: “Credo che nella vita, quando ti trovi a occupare un ruolo di assessore di Regione Lombardia alla Sanità che paragono al ruolo di ministro, una decisione di questo genere non faccia piacere. A me non stupisce un rimpasto dopo 2 anni e mezzo. Quando capita in Lombardia si dice che è Salvini che decide su Fontana. Voglio capire se nelle altre Regioni se un presidente decide un cambiamento se non si consulta con il leader del partito. Io sono soddisfatto del rimpasto, perché mi trovo come assessore Guido Guidesi. Uno che ha fatto il sottosegretario a Roma e accetta di fare l’assessore in Lombardia. Questo capita solo nella Lega. Crediamo che l’assessorato alle Attività produttive sia la seconda gamba nel rilancio, perché economia e sanità non possono andare divisi. E alla Famiglia va una persona che ha fatto il ministro, e questo non succede altrove. E’ la dimostrazione che siamo un partito vero, di territorio, con persone responsabili”.
La macchina delle vaccinazioni come va? “Benissimo, ma abbiamo un problema, non arrivano i vaccini, e qua si ritorna all’inefficienza di uno stato centrale, di un Arcuri che dall’inizio della pandemia, dal momento di inviare la mascherina non è stato all’altezza. Guardo gli altri stati, Israele è al 25% di vaccinati. La Germania quando è stato il momento ha forzato la mano e ha acquistato 30 milioni di dosi in più. Se non è responsabilità del governo centrale e del supercommissario Arcuri allora diamola alla Lombardia. Tanto…”.
Sul piano della ripresa economica nel 2021, qual è il giudizio che dà la Lega sui ristori, cosa manca e cosa bisogna fare?
“I ristori del governo sono arrivati pochi e in tempi non consoni a un’emergenza sanitaria”.
C’è qualcuno che dice date il vaccino a chi è più ricco. Moratti ha chiarito ma… “Non sono io che devo difendere Moratti, ma lei ha fatto un altro tipo di ragionamento che è molto più semplice”.
“Le dice: siccome sappiamo per certo che se non ripartiamo economicamente il problema diventa più grosso, vacciniamo coloro che vanno a lavorare, così un settore non si ferma generando Pil. Comunque i ristori sono arrivati pochi e in tempi non rapidi. Penso anche che questo Paese ha considerato cittadini di serie A e di serie B. Parlo dei dipendenti privati del settore della ristorazione”. Quante persone hanno perso il posto di lavoro a Milano in questo settore negli ultimi 6 mesi? “Non riusciamo a quantificarlo perché il blocco dei licenziamenti è a fine marzo, e poi verrà spostato al 30 giugno perché ci sono elezioni importanti e sappiamo come vanno queste cose. Quando si fermerà questa situazione drogata si parla solo nella ristorazione della chiusura del 30-40% delle attività, che quantificate sulla piazza di Milano si tratta di 10-155 mila posti di lavoro in meno. Gli autonomi, chi ha la partita iva non stanno incassando. Almeno in 500 mila hanno subito l’abbassamento del reddito. Cosa ha fatto Regione Lombardia? Noi abbiamo dato a fondo perduto 220 milioni aiutando i dimenticati dal governo, le categorie che non hanno preso un euro: abbiamo fatto un grosso lavoro sugli ambulanti, sui tassisti, sulle agenzie di viaggio. Abbiamo fatto un grosso lavoro su ristoranti e bar”.
Quindi questi ristori si possono fare?. “Questi ristori si possono fare se una regione ha i conti in ordine, e la Lombardia ce li ha. Abbiamo un attivo di bilancio, abbiamo chiuso l’anno scorso con 170 milioni e questo ci ha permesso di ritagliare tra le pieghe del bilancio fondi alle categorie che ne avevano bisogno. In due settimane abbiamo fatto i bandi, senza fare click day”. Ci sono i soldi per potenziare i trasporti, per prendere autobus privati e mandare i ragazzi a scuola in sicurezza? “Noi sul piano Lombardia abbiamo investito 4 miliardi, ma non in prebende, in conto privato. Abbiamo dato 400 milioni a 8 mila comuni per fare partire i cantieri, e 3,1 miliardi sulle grandi opere. Sono stati messi dei denari per i trasporti, c’è la possibilità di fare tornare in sicurezza a scuola i ragazzi. I tempi sono maturi per rimandarli a scuola. Anche perché c’è un problema relazionale. Siamo arrivati ad un punto di rottura che non ci possiamo più permettere. Scuola, lavoro e sanità sono 3 cardini che devono ripartire”.
Il sindaco di Milano sarà Rasia che piace a Salvini? “Ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo, è molto preparato, ragazzo svelto, è chiaro che se domani esce il nome sul quale non puoi dire di no le valutazioni si faranno. Dall’altra parte c’è un candidato sindaco uscente che vedo debole e stanco e non ha voglia di fare quello che sta facendo”.
Il governo dura o no? “C’è il rischio che Conte cada e non si vada a elezioni. Elezioni che sono il nostro sogno per andare a governare. In 60 giorni si darebbe stabilità al Paese”.
Milan l’è ancora un gran Milan? “Sì, dopo un periodo duro come Tangentopoli ha trovato la forza per ripartire, ma credo che anche questa volta ripartirà perché ha un’energia che ha solo questa città”.
(ITALPRESS)

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