Prima di Milan-Juventus (e dopo Napoli-Spezia) ho sentito Paolo Maldini che, senza volere, mi ha suggerito una fantozzata:”Vadi come vadi…stasera saremo primi”. Lui ha detto giusto ma ha evocato – ridendo di gusto – un intervento del miglior Villaggio/Fantozzi su una giornata di campionato che tutti aspettavano ricca non per le prevedibili e banali imprese di Inter e Napoli ma per il match clou strombazzato per giorni e giorni, addirittura a cavallo di due anni, fra il Milan volante e la Juve arrancante. Il Villaggio tifosissimo della Samp avrebbe sicuramente esaltato il sor Claudio de Testaccio che, in realtà impassibile e molto british – come fosse sulla panca del Leicester – in un match dal vago sapore di Premier faceva fuori l’Inter superba per volontà altrui, in realtà piena di guai non solo economici – come rivelano cronache quotidiane da Financial Times – ma essenzialmente calcistici: primo, senza Lukaku, anche con un agitato e volenteroso Lautaro, l’Inter non c’è, si squaglia, mostra di non avere amalgama (e qui ci starebbe una fantozzata su Massimino); e all’improvviso sembrano tutti Eriksen, attori incompiuti che non hanno mai imparato a memoria un copione, trascinati dal mattatore Romelu. Per carità, ci sta ancora un’Inter da scudetto – di ‘sti tempi il traguardo sembra lontanissimo per tutte le naturali pretendenti – ma vien voglia di dare retta a Conte quando dice incavolato che dietro i complimenti e gli auguri di successo c’è una trappola, come dire che la Beneamata è in splendida forma mentre lui ne conosce i problemi, risolvibili solo con un fruttuoso passaggio al mercato che Zhang/Suning però sembra negargli. Questa Inter, liberata dalla tradizionale pazzia, è solamente scomposta e incompiuta come quella sottratta a Spalletti. Amen.
E’ una fantozzata anche la caduta del Napoli nello stadio che chiamerei ancora “San Paolo” per rispetto di Diego Armando Maradona. Il Napoli non è nuovo a cadere davanti ad avversari provinciali, Sarri ci ha lasciato uno scudetto, ma questa caduta mette in discussione, per come è avvenuta, innanzitutto Gattuso, al quale io stesso ho dedicato sinceri applausi. Il Napoli va in vantaggio con Petagna dopo un’ora di assaggi, il subentrato Pobega si procura il rigore del pareggio al 68′, al 77′ lo Spezia rimane in dieci per l’espulsione di Ismajili e all’81’ il ventunenne (milanista) Tommaso Pobega realizza con abilità il gol della vittoria (già Under 21, vedrete che Mancini lo porterà nel suo gruppo azzurro). Il problema del Napoli è evidenziato nei dodici minuti che gli restano per raggiungere e battere l’avversario: non ha il carattere che Gattuso sembrava aver dato alla sua compagine appena rallegrata dalle preziose giocate di Zielinski. Prevale il senso pratico di una squadra che di carattere, di grinta, di solidarietà vive più che di campioni. Difendendosi egregiamente e colpendo in contropiede. Un successo indubbiamente Italiano. Nomen omen. Di nome e di fatto.
CADONO INTER E NAPOLI, CAMPIONATO SI CONFERMA IMPREVEDIBILE
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