Stipendi in contanti 2018

Stipendi in contanti 2018

Stipendi in contanti 2018: tutte le novità sul pagamento in contanti dello stipendio. In quali casi possono pagare gli stipendi in contanti e come funziona l’obbligo, novità del 2018.

Il denaro contante sembra avere i giorni contati. In questo 2018 arrivano diverse novità sui limiti imposti per il pagamento in contanti, non solo per l’acquisto di beni ma anche per la retribuzione dei lavoratori sia da parte di datori che di committenti privati. Nell’articolo intitolato “Limite di pagamento in contante” vi abbiamo già parlato dei nuovi tetti massimi che riguardano lo scambio di denaro per l’acquisto di beni e servizi. In questa pagina, invece, ci soffermeremo sul pagamento dello stipendio in contanti.

Stipendi in contanti 2018

Dal 1° luglio 2018 entrano in vigore le novità introdotte dalla nuova Legge di Bilancio 2018, comma 910 della 205/2017. La legge fa riferimento al divieto di pagamento dello stipendio in contanti anche in caso di eventuali acconti, quindi, l’intero importo dello stipendio deve essere accreditato solo con mezzi tracciabili: con bonifico provvisto di Iban, carte elettroniche, oppure in contanti ma facendo un assegno bancario o postale e o un versamento allo sportello di banche e poste.

Si può pagare lo stipendio con assegno?

Sì, purché vi sia apposta la dicitura “non trasferibile”.

Il pagamento dello stipendio può avvenire anche mediante assegno nominativo non trasferibile così come spiegato nell’articolo dedicato alle differenze tra l’assegno trasferibile e non trasferibile.

Obbligo di pagamento dello stipendio in contanti, per chi vale?

Dal primo luglio 2018, l’obbligo vige per diverse tipologie contrattuali di lavoro, quali: lavoro subordinato, collaborazioni coordinate e continuative, cooperative che retribuiscono i soci.

Perché il fisco vuole pagamenti dello stipendio in contanti?

La Legge di Bilancio 2018 mira a limitare al minimo le possibilità di manipolazione fittizia dei redditi ed evasioni fiscali. Cosa significa?

Molti datori di lavoro dichiarano di versare cifre più elevate ai dipendenti al fine di ottenere maggiori sgravi fiscali. Il dipendente che percepisce lo stipendio in contanti, in teoria, potrebbe percepire una cifra minore di quella indicata in busta paga. In pratica, al momento del pagamento, il lavoratore percepisce meno di quanto dichiarato dal datore e apporta la sua firma sulla busta paga.

La firma, a partire da luglio 2018, non ha alcun valore e non costituisce prova dell’avvenuto pagamento dello stipendio in tutti i tipi di lavoro subordinato, nei co-co.co. e nella retribuzione dei soci da parte delle cooperative.

Con il comma 910 della legge 205/2017 (Legge di Bilancio 2018), qualsiasi committente privato e datore di lavoro deve provvedere al pagamento dello stipendio solo con metodi tracciabili.

Per chi non vale l’obbligo di pagamento stipendio con mezzi tracciabili?

Il pagamento dello stipendio in contanti potrà perpetuarsi per alcune forme di reddito che non derivano da un rapporto di lavoro subordinato. Le forme di pagamento che non devono avvenire in modo tracciabile sono quelle legate a: borse di studio, attività di amministratore di società, compensi per il lavoro autonomo occasione (compreso il contratto d’opera). Inoltre, il comma 913 esclude altri lavoratori dall’obbligo di pagare lo stipendio con bonifico, carte o altri mezzi tracciabili. Questo comma fa riferimento ai rapporti di lavoro con le Pubbliche Amministrazioni perché il limite dell’uso del contante per pagare le retribuzioni è già in vigore con l’articolo 2, comma 4-ter del Dl138/2011. Questa nromativa ha previsto il divieto di effettuare pagamenti di retribuzione o elargire compensi in contanti superiori ai 1.000 euro verso gli addetti ai servizi familiari e domestici come colf e badanti se rientranti nel CCNL.

IN altre parole, il pagamento di colf e badanti o aiutanti domestici può avvenire ancora in contanti se inferiore ai 1.000 euro e se questi sono rientranti nel CCNL.

Il divieto di pagamento stipendio in contanti, per il momento, fa riferimento solo ad acconti (anticipi) e saldi (pagamento completo o solo parziale dello stipendio), ma non fa alcun accenno ai rimborsi spesa legati alle trasferte, ai trasferimenti o agli anticipi di spese sostenute dal lavoratore.

Per chi continuerà a pagare stipendi in contanti sono previste multe molto salate con importi che vanno dai 1.000 ai 5.000 euro.