Ue, Michel visita Malta, focus su migrazioni e caso Caruana Galizia

Le migrazioni e l’assassinio di Daphne Caruana Galizia a centro della visita del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a Malta.
Michel, ex primo ministro belga, ha reso omaggio alla giornalista maltese sul luogo del suo assassinio a Bahrija. Michel, rivolgendosi ai giornalisti, ha dichiarato che “quello che è successo qui è una vergogna per l’Europa e un attacco alla stampa libera. La mia presenza è per rendere omaggio alla memoria di Daphne e alla sua famiglia, che ha dato la vita per la libertà di espressione, cercando la verità”. Michel era accompagnato dal marito di Caruana Galizia, Peter e da uno dei figli, Matthew. Poi ha avuto un incontro privato con la famiglia di Caruana Galizia.
Al suo arrivo a Malta, Michel ha incontrato le forze armate maltesi. Questa visita è stata seguita da un colloquio con il primo ministro maltese Robert Abela a La Valletta. Un riferimento particolare è stato fatto al nuovo patto dell’Unione Europea sulla migrazione e asilo che sarà annunciato la prossima settimana.
Il primo ministro maltese Robert Abela ha sostenuto che l’assegnazione di fondi dell’UE a Malta non è una soluzione, insistendo sul fatto che dovrebbe esserci una condivisione degli oneri. Ha insistito sul fatto che dovrebbe esserci un meccanismo permanente attraverso il quale i richiedenti asilo vengano ricollocati dagli Stati membri. “La realtà che dobbiamo affrontare è che ogni giorno il comandante dell’AFM ci informa su un numero di barche in partenza dalla Libia, ciascuna con 90, 100 o 120 persone”, ha detto Abela.
Si è lamentato del fatto che, in assenza di meccanismi adeguati, ogni caso è stato affrontato ad hoc, e ha difeso la controversa decisione del governo maltese di impedire per 38 giorni lo sbarco del mercantile Etienne a Malta dopo aver salvato un gruppo di 27 migranti. A suo dire l’impasse sarebbe stato risolta se ogni stato membro dell’UE avesse accettato di accogliere una sola persona.
Però, paesi come la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Polonia e la Slovacchia si sono dette da tempo contrarie a qualsiasi ricollocazione obbligatoria dei richiedenti asilo.
(ITALPRESS/MNA).

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