
Molto attivo sui social network dall’inizio della campagna globale per combattere il razzismo, Lewis Hamilton, sei volte campione del mondo di Formula 1, rimane l’unico pilota di colore in questo mondo ad alta competizione tecnologica. Lanciata in collaborazione con la Royal British Academy of Engineering, la commissione che desiderava creare, soprannominata “Commissione Hamilton”, mira ad offrire corsi di studio incentrati sulle professioni dell’auto da corsa per giovani appartenenti a minoranze. “Durante la mia carriera – spiega il 35enne fuoriclasse britannico della Mercedes in una rubrica pubblicata dal ‘Sunday Times’ – ho combattuto contro il razzismo. Quando inizia con i kart mi furono gettate cose addosso, i fan si colorarono di nero le loro facce in uno dei miei primi Gran Premi, quando cominciai nel 2007 in Formula 1”. “Nonostante i miei successi nello sport, persistono le barriere che rendono la F1 molto esclusiva”, aggiunge Hamilton, per il quale “non è sufficiente indicarmi come un buon esempio di progresso. Migliaia di persone sono coinvolte in questo settore, che deve diventare più rappresentativo della società”. “Sono abituato a considerare che le persone non mi difenderanno quando subirò atti razzisti, perché nessuno può capire cosa sto attraversando – insiste il campione inglese – Il più delle volte, o non se ne accorgono o, se se ne rendono conto, si lasciano guidare dalla paura di dire qualcosa di inappropriato. La natura immutabile della comunità di F1, che non è mai cambiata nel corso della mia carriera, suggerisce che solo una certa categoria di persone è la benvenuta in questo sport. Ancora oggi i media mi fanno domande in modo diverso rispetto a quelle che rivolgono ai miei avversari, accusandomi direttamente o meno”. I partenariati auspicati dalla sua Commissione dovrebbero incoraggiare i giovani di colore a studiare scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, al fine di “aumentare il numero di minoranze rappresentate in F1”, è l’auspicio di Hamilton. “Il tempo per le banalità e le pretese è finito. Spero che la Commissione Hamilton consentirà un cambiamento reale, tangibile e evidente – conclude l’iridato in carica – Quando mi guarderò indietro, tra vent’anni, voglio vedere uno sport che, dopo aver dato tali opportunità ad un timido, piccolo uomo nero di Stevenage della classe operaia, si sia trasformato come il mondo complesso e multiculturale in cui viviamo”. In questo editoriale, Hamilton ritorna anche sulla morte di George Floyd e sul movimento ‘BlackLivesMatter’, che ha sempre sostenuto. “Sono ancora sopraffatto dalla rabbia – scrive – I tempi della banalità e dei gesti liberi sono passati. Vogliamo sentire le voci dei giovani e degli studenti che affrontano questi problemi quotidianamente. Nuovi partner che stanno già lavorando sulle tematiche legate al razzismo si uniranno rapidamente a questo progetto per portare le loro conoscenze”.
(ITALPRESS).