Si chiama “Noi proteggiamo Roma” il blitz condotto dalla polizia di Stato su richiesta della Dda, che ha portato nella Capitale all’arresto di 20 persone del clan Casamonica (15 in carcere, 5 ai domiciliari) e al sequestro di beni per un totale 20 milioni di euro, per associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e intestazione fittizia di beni. Il nome dell’operazione deriva da un’intercettazione nei confronti di Guido Casamonica, figlio del boss Ferruccio, che all’indomani dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan si lamentava: “Je da fastidio perché noi proteggemo Roma. Devono far entrare… Devono far entrare… Organizzazioni forti a Roma ecco perchè ce vonno distrugge a noi!! La Camorra e la ‘ndrangheta. Perché i Casamonica proteggono Roma …i napoletani vonne entrà… la camorra vo’ entra’ a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma”.
Una sorta di autoaccusa, che insieme alle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia e ad altre conversazioni telefoniche e ambientali intercettate, dal contenuto esplicito e inequivocabile, hanno spinto la Procura di Roma a far scattare l’operazione. Più che a proteggere Roma però i Casamonica, attraverso una vera e propria associazione mafiosa di tipo orizzontale, la cui forza era dettata dall’appartenenza alla famiglia, gestivano grossi giri di estorsioni e usura con metodi particolarmente violenti, oltre a controllare di diverse attività economiche, come un bar e un distributore di carburanti a San Cesario. L’inchiesta giudiziaria ha per di più comprovato la rilevante disponibilità di denaro da parte degli appartenenti al clan, quale provento delle attività illecite e una maggiore cautela adottata negli ultimi anni, che ha indotto a preferire investimenti non tracciabili, come acquisti di auto, abbigliamento e accessori di lusso, tutti rigorosamente in contanti, o l’utilizzo di prestanome di assoluta fiducia.
Il Tribunale di Roma ha disposto il sequestro di sette unità immobiliari site a Roma, tra cui le ville di via Flavia Demetria 90 e via Roccabernarda 8, il villino di Via Lunano 25 ed altri siti a Monterosi (VT) e San Cesareo (RM), oltre a quote in società di persone e individuali e interi complessi aziendali.
(ITALPRESS).
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