Una sfida al passato con l’allenatore con cui ora progetta il futuro. La finale di Coppa Italia di mercoledì contro la Juvenus è una partita speciale per Aurelio De Laurentiis, e non solo per il trofeo in palio: sulla panchina bianconera siede quel Maurizio Sarri tanto amato e dal quale si è poi sentito tradito. “Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto – racconta oggi il presidente del Napoli al ‘Corriere dello Sport’ – Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società”. Sarri ha però lasciato il segno a Napoli anche se “nel calcio vale la regola del cinema dove per fare un buon film sono necessari un ottimo regista e un ottimo produttore, sono i genitori dell’opera dell’ingegno”. Partito Sarri, ADL ha optato per Ancelotti (“Carlo mi ricordava mio padre. Ma prendendo lui, non so se feci la cosa più giusta per il Napoli”), salvo poi fare marcia indietro e andare su Gattuso. “La squadra aveva dimenticato il 4-3-3 sarriano, a Rino ho chiesto la riverginazione di quel modulo, anticipandogli che lo scotto da pagare sarebbero state tre, quattro sconfitte di fila. Ne ha perse di meno. Carlo, come mio padre, era l’ambasciatore, io e Rino siamo molto simili, due guerrieri, due che non le mandano a dire, due condottieri. Confermato? Ma che domanda è? Gli avevo fatto un contratto di un anno e mezzo nel quale era contemplata la via di fuga per entrambi. Non abbiamo avuto bisogno di ricorrervi. Se facciamo bene in coppa Italia e in Champions e recuperiamo qualche posizione in campionato, gli do appuntamento a inizio agosto a Capri dove potremmo parlare di un allungamento di tre, quattro stagioni. Tra persone che si stimano i contratti hanno un valore relativo, contano le motivazioni, gli stimoli, ognuno deve essere libero di decidere se proseguire o meno”. Avanti con Gattuso, dunque, ma anche con Mertens il cui contratto in scadenza sarà rinnovato. “Rinnovare il contratto a un calciatore di 33 anni non rientra nelle nostre abitudini, con Mertens è stato semplice, naturale. Dirò di più, quando avrà smesso di giocare mi farebbe piacere trovargli un ruolo per proseguire la collaborazione. Callejon? Lui le condizioni le conosce. Koulibaly e Fabian? Fabian ha ancora tre anni, Koulibaly due. Dov’è il problema? Se si presentassero il City, o lo United, o il Psg con 100 milioni, ci penserei ed è probabile che partirebbero, sempre se la loro volontà fosse quella di andarsene. Un’offerta di sessanta non la prendo nemmeno in considerazione”. De Laurentiis auspica infine dei cambiamenti in Lega: “Decine di riunioni per non decidere nulla e si pensa soltanto ai diritti televisivi. Dovremmo cominciare a produrre le partite indipendentemente e autonomamente e licenziarle a Netflix, Amazon, Tim, Disney Plus, Sky eccetera, lasciando loro il 5 per cento della raccolta e mettendo gli abbonamenti a 300 euro l’anno”. E servirebbero riforme anche nel calcio. “Gravina è in grado di avviarla. La C deve diventare semipro come la D, non è più sostenibile, in C si perdono milioni che finiscono nella spazzatura. Perché allora non istituire un serie Élite del calcio con – massimo – dieci, dodici squadre? Calendario più snello, eventi di alto livello, azzeramento delle partite prive di appeal. La Lega calcio è tenuta in piedi da 7 società, le altre 13 fanno contorno, ma hanno diritto di voto e molto spesso condizionano lo sviluppo di una forte e imprescindibile vision”.
(ITALPRESS).
De Laurentiis “Tradito da Sarri, io e Gattuso due guerrieri”
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