Dybala “Felice alla Juve, aspetto il rinnovo”

Il dribbling è nel bagaglio tecnico della “Joya”. Tre mesi fa, prima dello stop forzato per il coronavirus, la serpentina di Paulo Dybala diede il colpo del ko all’Inter in un derby d’Italia senza tifosi e vinto 2-0 dalla Juventus. Nell’intervista rilasciata alla CNN, però, l’argentino sceglie di non saltare le domande come fossero avversari, va diretto al punto come quando in campo decide di sfoderare il suo sinistro. Parla di calcio, ma anche e soprattutto di razzismo l’ex Palermo, uno che ha voluto fortemente rimanere aggrappato alla Signora per dimostrare che lui quella maglia la merita. Adesso, però, tocca a chi l’estate scorsa ha pensato anche di poterne farne a meno, togliere ogni dubbio e tenersi stretto un patrimonio di classe e personalità. L’avviso di Dybala è chiaro, lui è pronto a restare, ma bisogna darsi una mossa. Nato a Laguna Larga “una piccola città argentina dove i sogni sembrano spesso irraggiungibili”, ‘La Joya’ parla del suo futuro alla CNN. “L’anno scorso la Juve non puntava più su di me e c’erano tanti club interessati come Manchester United e Tottenham, penso anche il Psg. Non ho parlato con loro ma lo hanno fatto i club, la mia intenzione, però, era restare alla Juve”.
Una volontà ferrea, dovuta anche all’esigenza di dimostrare che qualcuno si stava sbagliando. “Ero reduce da mesi difficili e, dopo aver fatto tante buone cose, non volevo andar via lasciando un brutto ricordo, ho detto al club che volevo restare, lavorare e dare il massimo, ma non fu facile perchè loro avevano altri programmi, poi ci fu la chiusura del mercato e con l’arrivo di Sarri la squadra cominciò a giocare meglio, io sono cresciuto molto e prima dello stop stavo disputando una grande stagione”. Una vittoria personale, ma è anche vero che il contratto di Dybala scade nel 2022 e che un campione di 26 anni come lui faccia gola alle grandi d’Europa. “Sul mio rinnovo per ora non c’è nulla – ammette l’argentino -, ho ancora un anno e mezzo di contratto, non molto, capisco che con tutto quello che è successo per il coronavirus non sia facile per il club, ma è anche vero che altri giocatori hanno rinnovato. Stiamo aspettando, sono felice di essere un giocatore della Juve, la gente mi ama molto, ho un buon rapporto con tutti, anche con il presidente e sicuramente presto parleremo, o magari no, non lo so, dipende dalla Juve”.
In passato si è parlato anche di Barça. “Un club enorme, ancora più grande con Messi, sarebbe bello giocare lì, ma anche la Juve è una società incredibile con una grande storia e grandissimi giocatori. C’è abbastanza qualità per fare due squadre forti, poi avere due come Buffon e Ronaldo rende il club ancora più grande”.
Futuro a parte, Dybala parla a lungo della lotta al razzismo, una piaga che le istituzioni devono estirpare, altrimenti saranno i giocatori a intervenire. Si parte da quanto accaduto a Moise Kean durante la gara di Cagliari. “In molti stadi italiani c’è questo problema, è successo anche a Balotelli e a Pjanic, penso che siano necessarie sanzioni più severe e se non ci penseranno le istituzioni saremo noi a dover far sì che questi episodi vengano azzerati. Siamo uno dei più grandi campionati al mondo, milioni di persone ci guardano e i razzisti, se vedono che non viene intrapresa nessuna iniziativa, sono incoraggiati a continuare. Chi di competenza deve agire, altrimenti in breve tempo saranno i giocatori a farlo, decidendo di lasciare il campo o di non giocare, non si può andare avanti così”. Dopo la morte di George Floyd, il mondo dello sport ha fatto sentire la sua voce contro i razzisti.
“A volte vedi compagni soffrire per discriminazioni di ogni tipo. La mia famiglia mi ha educato a rispettare le persone indipendentemente dal colore della pelle, dal modo di vestirsi, dal paese di provenienza e così via. Dovrebbe essere sempre così, purtroppo non lo è. Non devono essere solo le persone di colore a combattere il razzismo, dobbiamo farlo tutti”, dice Dybala che torna anche sulle dichiarazioni di Bonucci e Allegri in merito a quanto accaduto dopo la rete di Moise Kean a Cagliari. “Forse in quel momento non usarono le parole giuste per commentare quello che era accaduto, bisogna stare molto attenti quando si parla di certe cose, ma conosco bene entrambi e so benissimo come la pensano e che non hanno nulla a che vedere con il razzismo, un fenomeno da combattere sempre, non solo per quel che accade in campo”.
(ITALPRESS).

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