Si riparla di flat tax, ed è subito polemica. Appena due anni fa la Lega l’annuncio’ come suo impegno di governo, dopo che Forza Italia ne aveva fatta già una bandiera di partito; ma con il primo governo Conte, dei soldi di cui dispose (a debito), furono tutti impiegati per il reddito di cittadinanza e per quota 100. A distanza di tempo non si può certamente dire che quelle decisioni furono opportune per la economia, che intanto continua grandemente a zoppicare, nonostante quelle decisioni furono presentate agli italiani come iniziative fortemente espansive. In verita poi abbiamo avuto modo di constatare che di espansione si è ottenuto il raggiungimento record del rapporto Pil debito, arrivato pericolosamente al 160%. Bisogna ricordare che i molti che avevano creduto ad una svolta fiscale con la flat tax, ci rimasero male.
Ritennero che la tanto agognata riduzione fiscale fosse a portata di mano, percepita come imminente, anche per le notizie provenienti dal ‘nuovo mondo’, che grazie all’attivismo di Trump le tasse scesero rapidamente dal 25 al 17% per persone fisiche ed imprese: con l’intento di riportare le produzioni industriali negli States dopo decenni di delocalizzazioni in estremo oriente. Una politica economica che ha sensibilmente innalzato il numero degli occupati statunitensi, ritraslocando l’economia reale in patria, e che ha allargato i consumi nel mercato interno, a ragione di una conseguente disponibilità maggiore di reddito per lavoratori e ceti medi. Insomma gli USA, allora, hanno adottato la ricetta classica degli Stati, quando usano il volano della bassa tassazione, per far girare in più investimenti, che fanno introitare nelle casse più denari di quelli che teoricamente si perdono con la riduzione, perdipiu’ stimolando la domanda interna.
Una scossa che ora soprattutto farebbe un gran bene all’Italia che da decenni peggiora di anno in anno tra crescita della spesa pubblica improduttiva, perdita di produzioni e di spazi nei mercati internazionali per scarsa capacità competitiva, crescita del debito pubblico che richiede costantemente un aumento delle tasse, strangolando così ogni attività economica. Un circuito infernale che brucia progressivamente il nostro posizionamento nella economia internazionale. Dunque la flat tax intesa come riduzione di tasse per chi investe e per lavoratori e ceto medio per dare tono ai consumi e’ l’unica carta che ci è rimasta per un reset generale nel paese. Si dice che operazioni così condotte andrebbero contro i poveri, ma in verità i governi sinora non hanno voluto scomodare gli sterminati punti di spesa pubblica improduttiva, locali e centrali, che non possiamo più permetterci, pena la completa rovina in prospettiva. Certamente i poveri vanno aiutati senza se e senza ma, però spesso sono stati invocati dalla politica per mantenere lo status quo ! Stiamo attraversando un momento molto impegnativo e ci vuole coraggio. Proprio ora bisogna osare, muovendo ogni ingranaggio per lo sviluppo, partendo dalle tasse. Dunque flat tax non per questa categoria o quell’altra come si va sentendo dalle dichiarazioni stampa, ma chiaramente per famiglie ed imprese per rimettere in moto un motore spento, in verità già da molto tempo.
(ITALPRESS).