Il rilancio? È un problema di qualità

PALAZZO CHIGI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Ormai si aspetta che il Dl ‘rilancio’ si possa analizzare e considerare appena esce in Gazzetta Ufficiale; ma da quello che si avverte, come spesso accade per le importanti decisioni, bisogna ancora attendere per ritocchi e modifiche. Certamente i provvedimenti annunciati non bastano a sostenere una situazione economica del paese che la pandemia ha aggravato e che mostrava già grandissime debolezze: le più pesanti tra i paesi OCSE. Tutti i nostri dati economici presentano negatività molto vistose, come l’indebitamento pubblico che arriva a superare il 160% del Pil toccando le vette più alte del mondo; il costo del lavoro per unità di prodotto unico tra i paesi industriali ad avere avuto nel ventennio un progressivo aumento che ha minato pericolosamente la nostra competitività a causa di gravi inefficienze di sistema; una riduzione sensibile della produzione industriale; carichi fiscali inefficienti e insostenibili per famiglie e imprese che certamente non risultano agevolate nella competizione di mercato. Insomma ora con la crisi da domanda, che si somma a quella della offerta per il fermo delle attività di produzioni durato più di due mesi e che comunque per un lasso di tempo non tornerà a pienissimo regime, la situazione se non si dovesse affrontare con politiche economiche molto mirate, potrebbe degenerare. Ecco perché le misure economiche che occorrono devono avere il carattere della strategicita’ e nel contempo utilizzate intensivamente, innanzitutto per la inesistenza di finanze di riserva, e perché quelle che chiederemo in prestito, pur a costi contenutissimi, dovranno essere restituiti e assommate alle altissime quote finanziarie da destinare al vecchio debito. Il Dl certamente non può per adesso disporre di somme maggiori di quelle annunciate, ma può certamente selezionare meglio gli interventi dando ad alcuni di essi valore economico, pedagogico e di semplificazione. Per quanto riguardo le agevolazioni sarebbe meglio usare il criterio usato per l’Irap (per il 2020 è stata praticamente cancellata): in questo caso si rimuove la tassa, che ha l’effetto di sostenere chi è già e sarà ancora nel mercato, salta ogni procedura e lungaggini burocratiche, evita truffe e malversazioni. È certamente positivo confermare ed ampliare gli incentivi all’edilizia con il super bonus, ma proprio in questo caso le risorse dovranno essere molto più ingenti. Noi abbiamo bisogno di effetti economici immediati, ed è l’unico settore che restituisce in entrate pubbliche molto più di quelle che si investono, nel mentre gli effetti sulla occupazione sono grandissimi. D’altronde si sa: investire in edilizia significa far girare le ruote economiche in più di trenta settori merceologici. Con il varo del reddito di emergenza sarebbe stato molto più raccomandabile cambiare radicalmente la logica del cosiddetto reddito di cittadinanza, ma bisogna dire che il movente è identico. Bisognerà pure inaugurare una nuova stagione, che pur confermando l’attenzione di sostegno economico alle persone che hanno bisogno, preveda che i beneficiari dovranno essere obbligati a sostenere i bisogni pubblici: ad esempio nelle necessità innumerevoli nei servizi delle Città. Quanto alle assunzioni, si dovranno pure assumere docenti, ma di alto valore tecno-pedagogico. Nella crisi di questi tre mesi abbiamo ben constatato come la scuola si sia dimostrata nell’insegnamento a distanza un colosso dalle gambe d’argilla. In conclusione, c’è ancora spazio per modificare la qualità dell’intervento? ci sarebbe, se anche l’opposizione politica, più che chiedere di più (che è l’esercizio più banale in politica), spingerà per la qualità di intervento nei settori strategici. Infatti se il governo finanzia vacanze e biciclette, bisognerebbe rispondere: “No banda larga, perché siamo molto indietro come abbiamo visto, nell’uso efficiente dell’on line in ogni settore vitale per la vita del paese”.

Raffaele Bonanni

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