ITALIANI INCOLLATI IN TV A VEDERE IL CAMPIONATO DEGLI ALTRI

Ricordate Magath? Non sono juventino ma quel gol, il 25 maggio del 1983, lo presi da italiano: uno schiaffo, un’umiliazione cocente. Eravamo arrivati a Atene a decine di migliaia, io da solo, narratore di circostanza. I colleghi piemontesi stendevano a parole tappeti rossi sui quali erano impressi i più bei nomi della juventinità: Zoff, Gentile, Cabrini, Brio, Scirea, Bonini, Platini, Tardelli, Boniek, Bettega, Paolorossi. Doveva essere un’esibizione da Campioni. Loro – l’Amburgo – ricordo solo Magath, Felix Magath, nel cui nome nacque un club ostile alla Signora. Loro vinsero, noi – comme d’habitude – tutti a casa. I tifosi sconfitti occuparono nella notte l’aeroporto di Atene, in attesa dei mezzi soccorritori coi quali “i resti di quello che era stato uno dei più potenti eserciti del mondo risalivano in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Sabato tanti Magath di Germania ci hanno inflitto una punizione memorabile entrando a milioni nelle nostre case con la Bundesliga, il campionato antivirus partito senza paura mentre i cacasenno nostrani sono tuttora in preda a elucubrazioni che vorrebbero rappresentare saggia prudenza e invece sono espressioni di paura. Abbiamo praticamente incaricato i tedeschi di provare a giocare per noi, con personaggi istituzionali a gufare, a invocare contagi per poter dire ai sudditi: “Vedete? Si son fatti male. Poverini”.
Poverini noi, e non lo dico solo per il calcio d’inizio ceduto a un avversario tradizionale ma per l’ennesima umiliazione che ci viene inflitta dalla Grande Germania: che non vuole pagare i nostri debiti, che cerca di restituirci migranti scomodi, che non vuole ripercorrere le italiche strade delle vacanze e affida interventi di solidarietà – in realtà carità pelosa – allo stesso giornale, “Spiegel”, che spiegò l’Italia ai tedeschi posando una P38 su un piatto di spaghetti.
Il gol di Haaland non ha solo tenuto a battesimo il Nuovo Calcio ma aggravato la crisi di credibilità del Paese del Forse. Ormai non siamo più certi di nulla proprio mentre si aprono le porte della Fase 2. Non siamo più capaci di esprimere l’allegria che ci ha resi famosi. Mentre i giornali di tutta Europa – E’quipe compresa – salutano in tutte le lingue questo nuovo calcio, molti commentatori nostrani spadaforati lamentano la solitudine…dei numeri primi. E altri dicono, a proposito di quei quattro milioni di connazionali – quorum ego – beccati dalla paytv, “ma sono solo partite di calcio, la tragedia è un ‘altra…”.
M’è tornato in mente Edoardo Bennato che nell’82, campioni del mondo, mi svegliò nottetempo in un hotel per dirmi che voleva realizzare un canto italiano. Mi sono tornate in mente le parole di una sua bellissima canzone, che dico?, concione: “E così e se vi pare/ Ma lasciatemi sfogare/ Non mettetemi alle strette/ E con quanto fiato ho in gola/ Vi urlerò, non c’è paura/ Ma che politica, che cultura/Sono solo canzonette…”.
Sono solo partitelle…

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