Eredità a un solo figlio, possibile?

eredità a un solo figlio

E’ possibile lasciare l’eredità a un solo figlio? Ecco cosa dice la legge e in quali casi si possono escludere gli eredi.

La domanda è un grande classico: un genitore può scegliere un solo erede a cui lasciare tutta la sua eredità? La risposta è no ma, quando è ancora in vita, può scegliere di effettuare una donazione a favore di uno solo dei suoi figli. Vediamo tutti i dettagli.

Eredità a un solo figlio con l’atto di donazione

L’atto di donazione è uno strumento che consente di donare beni (denaro o beni immobili come una casa o un del terreno) da un “donatore” e un “ricevente”. Il genitore, quando ancora in vita, può decidere di donare un immobile al figlio escludendo gli altri eredi.

In ogni caso, al momento dell’apertura della successione, gli altri figli (eredi legittimi) avranno diritto a una quota del patrimonio del de cuius. La quota del patrimonio non verrà calcolata solo in base al patrimonio rimasto al momento della morte ma tenendo anche conto delle donazioni fatte dallo stesso quando ancora in vita.

Per la legge, la donazione da padre a figlio, è vista come un anticipo dell’eredità, quindi, se un genitore dona a un solo figlio un immobile, con l’atto di donazione non fa altro che anticipare la sua quota di eredità. Attenzione! La legge vuole che l’eredità sia ripartita in parti uguali, quindi, se il valore del patrimonio restante è tale da soddisfare anche “le quote” degli altri eredi, l’atto di donazione rimane valido.

Al contrario, se il donatario muore nullatenente e quindi non ha nulla da lasciare in eredità agli altri figli, allora gli eredi legittimi rimasti insoddisfatti, possono impugnare l’atto di donazione e far valere l’articolo 553 c.c. che prevede una cosiddetta azione di riduzione atta, appunto, a ridurre la donazione ottenuta da un solo erede. Grazie all’azione di riduzione, ogni erede potrà garantirsi la sua quota di eredità.

I figli esclusi dall’eredità (così come i figli esclusi dal testamento) possono impugnare l’atto di donazione (o il testamento) entro 10 anni dalla morte del donante.

E se, nel frattempo, il ricevente della donazione ha venduto casa?
Non ci sono ragioni. La restituzione dei beni donati, vale sia nei confronti di coloro che hanno ricevuto la donazione (l’unico figlio), ma anche dei terzi eventuali acquirenti. Dovrà essere il ricevente della donazione a provvedere a “liquidare” gli eventuali acquirenti oppure a liquidare gli altri eredi corrispondendo le quote dell’eredità spettanti in base del de cuius calcolato sulla base del patrimonio dell’eredità, compreso i beni delle donazioni fatte ancora in vita.

Quando è possibile lasciare l’eredità a un solo figlio

Vi è un caso in cui è possibile lasciare l’eredità a un solo figlio ma bisogna agire quando il genitore è ancora in vita e in buona salute.

La legge, infatti, dice che gli eredi esclusi mediante un atto di donazione possono impugnare l’atto stesso entro 10 anni dalla morte del donatore ma solo se non sono ancora trascorsi 20 anni dalla trascrizione della donazione.

Se un genitore effettua una donazione quando ancora in vita e in buona salute, trascorsi 20 anni, gli altri eredi non potranno pretendere la restituzione dei beni donati, siano essi beni in denaro, siano essi beni immobili come può esserlo una casa.

La trascrizione dell’atto di donazione non può essere impugnata solo se precedente di 20 anni. Questo è l’unico escamotage per lasciare l’eredità a un solo figlio. Anche in caso di testamento registrato dal notaio, gli altri eredi possono avvalersi dell’articolo 553 c.c., impugnare il testamento e pretendere una corretta ripartizione delle quote.