Gli inizi alla Juve, i legami, le vittorie, le delusioni, e uno sguardo al futuro, ancora in campo per uno-due anni e poi dietro una scrivania. A giorni uscirà “Io, Giorgio”, l’autobiografia di Giorgio Chiellini, che in collegamento con Sky Sport 24 si descrive come “un calciatore della Juventus e della Nazionale, che ha fatto tanti anni di carriera e si è tolto tante soddisfazioni. È stato un percorso lungo e difficile e rivedendo le foto di quando ero più giovane sono orgoglioso. Il futuro? Penso a un percorso dirigenziale. Non so bene dove riesca a portarmi e in quanto tempo. Vorrei capire quali saranno le mie qualità migliori e i miei difetti. Mi vedo più su quel ramo che non come allenatore. Il calcio è la mia vita e ne farà sempre parte. Adesso però voglio provare a godermi gli ultimi anni, penso di avere ancora qualcosa da dare in campo”. Campo riassaggiato in questi giorni alla Continassa, dopo il via libera agli allenamenti individuali. “Sono stati due mesi difficili e strani per tutti. Ho vissuto il primo mese chiuso nel centro sportivo in quarantena e poi sono riuscito a passare in mese con la mia famiglia. Ho avuto tanto tempo da passare con mia moglie e le mie figlie che probabilmente non avrò mai più. Sono stati giorni difficili ma anche giorni belli. Avere contatti con l’esterno è proibitivo però riscopri dei valori che la vita ci ha fatto dimenticare o trascurare”. Anche per questo, inizialmente, tornare ad allenarsi è stato quasi uno shock. “Sono onesto, ero felice a casa, mi è dispiaciuto dire a mia figlia che sarei andato via. Ho preso le mie cose, ma non avevo dentro qualcosa che ti stimola a tornare. Quando poi sono uscito dall’autostrada, in zona stadio, ho provato un brivido dentro. A livello emotivo qualcosa scatta, a livello fisico non lo so”. Per Chiellini lo stop forzato per il Covid-19 è stato utile anche per riprendersi ulteriormente dopo il grave infortunio al ginocchio di fine agosto: “Fu un colpo inaspettato. Pensavo che avrei avuto tanti infortuni ma non al ginocchio in questo modo. Sono però contento di averlo avuto a 35 anni e non a 25. Mi ha permesso di staccare e questo stop mi permetterebbe di rientrare nel momento della stagione più importante. Se poi dovessimo rientrare a settembre, ancor di più. Avrò una condizione fisica migliore”. Dici Chiellini e pensi alla BBC, all’affinità con Bonucci, Barzagli (“quando apriva bocca tutti lo ascoltavano. A livello internazionale è stato sottovalutato, è arrivato ai grandi livelli in tarda età ma ha fatto delle stagioni eccezionali”) senza dimenticare Buffon: “Gigi per me è un fratello maggiore, una persona che ti trasmette emozioni”.
A Chiellini è toccato anche il compito di fare da mediatore tra società e compagni per la riduzione degli stipendi: “Ci siamo messi d’accordo come persone intelligenti. Mi hanno dato meriti in più, come capitano ho fatto il mio. Sono contento che i compagni si siano accorti del momento della società e sono venuti incontro. Volevamo dettare una linea nostra, non sottostare ad altre imposte”. Un video messaggio è arrivato anche da Ciro Immobile: “Sta dando un contributo incredibile alla Lazio, una squadra che gli calza a pennello”, riconosce Chiellini, che con l’attaccante condivide la maglia azzurra. “Mancini mi ha sorpreso per la serenità e la fiducia che ha dato in poco tempo alla squadra. E la lucidità con cui ha capito in due partite le lacune da cui ripartire. Non pensavo fosse così, non è di grandi parole eppure è efficace”. Infine alcune parole su Maurizio Sarri: “Non è stato facile stravolgere la squadra. Anche per colpa del mio infortunio e dei problemi al ginocchio di Cristiano. Abbiamo avuto alti e bassi, per fortuna abbiamo lasciare con una vittoria contro l’Inter anziché con la sconfitta contro il Lione. Le due sfide con i nerazzurri sono state il nostro momento più alto”.
Chiellini, nell’intervista invece concessa a “Repubblica”, ha affrontato altri capitoli della sua autobiografia, come il rapporto con l’Inter: “Io odio sportivamente l’Inter come Michael Jordan odia i Pistons, non posso non odiarla, ma il 99,9 per cento delle volte che ho incontrato fuori dal campo persone con cui mi sono scannato in partita, ci siamo fatti due risate. L’odio sportivo è quello che ci spinge a superare l’avversario: se gli si dà il giusto significato, è una componente essenziale dello sport”.
Durissimi i giudizi su Balotelli e Felipe Melo. “Balotelli è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo – si legge nel libro – In Confederations Cup contro il Brasile, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi. Per qualcuno era tra i primi cinque al mondo, io non ho mai pensato neppure che potesse essere tra i primi dieci o venti. Uno anche peggiore era Felipe Melo: il peggio del peggio. Non sopporto gli irrispettosi, quelli che vogliono essere sempre il contrario degli altri. Con lui si rischiava sempre la rissa. Lo dissi anche ai dirigenti: è una mela marcia”. “Confermo, ma non ho rancore né mi interessa averne, se mi toccherà condividere qualcosa con loro lo farò – ci torna su Chiellini – Non sono il miglior amico di tutti, però loro sono gli unici due ad essere andati oltre un limite accettabile. Per come sono fatto, il problema non è se giochi bene, male o se qualche volta fai serata, ma se manchi di rispetto e non hai dentro niente. Una volta va bene, se è ricorrente no”. Al difensore della Juventus ha poi replicato via Instagram Mario Balotelli: “Io almeno ho la sincerità e il coraggio di dire le cose in faccia. Tu dal 2013 avresti avuto tante occasioni per farlo, comportandoti da vero uomo, ma non l’hai fatto. Chissà cosa dirai un giorno dei compagni di oggi, strano capitano…Se questo vuol dire essere un campione, allora preferisco non esserlo. E alla maglia azzurra non ho mai mancato di rispetto”.
(ITALPRESS).