“Una vicenda che gela il sangue e che andrà chiarita a fondo. Ma un fatto è già sicuro: quando un imprenditore arriva a compiere un gesto del genere, dobbiamo renderci conto che siamo arrivati tutti a un punto di non ritorno, Non un solo uomo, tutti”. Così Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro Pmi commenta il suicidio di un imprenditore di 57 anni di Napoli che si è impiccato nel capannone della sua azienda. “Questa disgrazia, dovuta o meno che sia al lockdown, è una tragedia immane per tutta Italia. Un dramma che si aggiunge a quello dei mille suicidi degli ultimi anni tra gli imprenditori a causa della crisi economica. Abbiamo sempre temuto, e credo sia una paura diffusa, che prima o poi qualcosa di irreparabile sarebbe avvenuto anche oggi, con una crisi che fa impallidire per gravità quella dell’ultimo decennio” continua Capobianco.
“Le nostre piccole imprese si sentono lasciate sole, hanno bisogno di risposte che dopo due mesi non sono però ancora arrivate, se non in modo parziale. Il sistema Italia nel suo insieme deve essere protetto e ricostruito – sottolinea il presidente di Conflavoro Pmi – e tutti dobbiamo fare la nostra parte. Ma è necessario che lo Stato per primo faccia la sua. Ripeto: questa vicenda andrà sicuramente vagliata nel suo contesto e noi possiamo solo esprimere cordoglio e rispetto in questo frangente. Un fatto è però incontrovertibile: la disperazione dei nostri imprenditori è ormai al culmine. Quando si ha sulle spalle la responsabilità di un’azienda, significa sentirsi addosso la responsabilità di decine di persone: dipendenti, fornitori, altre imprese che lavorano con te, altri collaboratori che affinano il tuo lavoro o che contano sul tuo operato”.
“Stiamo parlando di un macigno enorme – conclude Roberto Capobianco – indescrivibile a parole e che è comprensibile solo a chi fa impresa. Si tratta di un meccanismo perfetto al millimetro e dunque altrettanto delicato: come viene meno un ingranaggio, il crollo generale è innescato e i danni vanno limitati immediatamente, prima che tutto resti travolto. Allora diamoci da fare per riemergere dal fango di cui sono ormai coperti tutti gli italiani. Ma facciamolo subito, perché per molti purtroppo è già tardi. Non lasciamo che la disperazione prenda il sopravvento su altre persone. Lo Stato aiuti le nostre imprese e i nostri lavoratori a ripartire, non si faccia loro la carità con due spiccioli. Né si dia loro, come unica soluzione alla crisi, l’indebitamento perpetuo con le banche. Questo non è il momento delle polemiche, ma il governo deve capire che non ce la facciamo più. Basta”.
(ITALPRESS).