Nel momento in cui si potrà tornare a giocare, non dovranno esserci limitazioni in campo. E niente maxi-ritiri come qualcuno ipotizza per garantire l’isolamento delle squadre. Francesco Acerbi ha grande voglia di rimettersi maglia e calzoncini per provare a inseguire il sogno scudetto con la sua Lazio ma solo se ci saranno le giuste condizioni. “Mi auguro di iniziare il campionato – le sue parole a ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – Qualcuno non è d’accordo, non si rema tutti dalla stessa parte ma come Assocalciatori puntiamo alla ripresa con la massima sicurezza. Vogliamo giocare”. La prospettiva di affrontare due mesi di ritiro viene però rigettata dal difensore biancoceleste. “Non credo siano due mesi, ci si allenerebbe per 2-3 settimane e poi ognuno è responsabile di quello che fa. Stare tre mesi in ritiro sarebbe assurdo, si rischia di impazzire: si possono prendere le proprie precauzioni e si fa come si fa adesso”, sostiene Acerbi, che quando si tornerà in campo vuole marcare gli attaccanti avversari come ai tempi pre-Covid-19, senza preoccuparsi del contatto fisico. “Altrimenti non è calcio. Va bene senza spettatori, ma se uno entra in campo non c’è trippa per gatti. Se devo spingere, se devo fare contatto lo faccio, il calcio è fatto di contatto fisico, non posso far fare gol a un avversario perchè non posso toccarlo – insiste Acerbi – Se non possiamo fare contrasti, che gioco è?”. Non lo entusiasma nemmeno l’idea, qualora la ripresa ritardasse, di allungare la stagione fino a fine anno e poi allineare il calendario calcistico a quello solare. “Sono tutte supposizioni che ognuno fa ma è un po’ difficile incastrare un campionato da gennaio a dicembre, c’è anche l’Europeo. Mi auguro che si superi tutto questo il prima possibile, si torni a giocare e l’anno successivo si riparta in maniera adeguata, anche al 30 settembre, giocando anche a Natale, ma non andrei a sfalsare troppo le cose”. Fra tutte queste incertezze, però, di una cosa il difensore sembra sicuro: se si tornerà a giocare, la Lazio continuerà a lottare per vincere il campionato. “Per quello che abbiamo dimostrato, siamo assolutamente da scudetto. Abbiamo vinto tante partite, abbiamo vinto contro Inter, Juve, abbiamo dimostrato di giocare bene e di vincere bene, anche nei momenti di difficoltà la squadra è stata brava, attenta, non si è mai disunita. E col lavoro di tutti, con le qualità che abbiamo, è difficile che ci si ferma. La mentalità resta la stessa e rimarrà fino alla fine”. Acerbi non ha avuto una vita facile e confessa: “Volevo smettere un paio di volte, la prima a 16 anni e la seconda a 23-25 anni, prima della malattia, non avevo più quella voglia. Poi è successo che con i tumori mi è scattato qualcosa in testa e sono cambiato, sono tornato un po’ bambino”. E anche la sua carriera è decollata. “Meglio arrivare dopo che non arrivarci – chiosa – Sono contento di quello che sono diventato come persona, prima non avevo testa, ero molto superficiale, ero un ragazzo che non pensava solo al calcio e non sapeva bene a cosa andava incontro”.
(ITALPRESS).
Acerbi “Senza contatto fisico non è calcio”
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