Al giorno d’oggi, complici le tante difficoltà che si riscontrano nella vita quotidiana, la separazione coniugale è un fenomeno sociale che riguarda un crescente numero di coppie. Si tratta di un contesto che risulta drammatico sia sotto il profilo economico-pratico sia da un punto di vista psicologico, soprattutto quando i coniugi che si separano hanno figli in comune. Come affrontare allora una separazione coniugale per far sì che risulti meno drammatica possibile?
Separazione coniugale in presenza di figli minori
La separazione coniugale può apparire problematica soprattutto quando l’ex coppia presenta dei figli minori o che non sono ancora autosufficienti dal punto di vista economico. In questo caso, si possono manifestare difficoltà quando si procede con una separazione giudiziale, ovvero quando i due coniugi non riescono a giungere a un accordo reciproco. Non essendoci un punto di conciliazione tra l’ex coppia, come accade invece con la separazione consensuale, il contributo da fornire ai figli viene allora stabilito dal giudice.
Si tratta di un aspetto piuttosto delicato. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono proprio l’assegno di mantenimento e il contributo per le spese straordinarie a rappresentare la principale fonte di attrito tra i due coniugi.
L’assegno di mantenimento
In linea generale, accade che il coniuge che risulta più fragile sotto il profilo economico ottenga un contributo per poter continuare a mantenere indicativamente lo stesso tenore di vita di cui godeva in precedenza durante il matrimonio. In realtà, tuttavia, l’aumento dei costi connessi alla separazione rende in genere la cifra del mantenimento pari a una quota compresa tra il 25 e il 50% del reddito dell’ex. La cifra viene stabilita anche in base alla presenza o meno di figli.
Vi sono poi ulteriori fattori a partire dai quali il giudice determina la misura dell’assegno di mantenimento. Tra questi, ad esempio: la durata del matrimonio, la presenza di un mutuo residuo e la capacità dell’eventuale coniuge privo di reddito di poter lavorare e di mantenersi autonomamente.
Conto corrente condiviso
Che cosa accade invece in presenza di un conto corrente familiare? Di solito, in un quadro simile, il conto in questione viene suddiviso in parti uguali tra marito e moglie. Tale suddivisione decade però nel caso in cui uno degli ex coniugi riesca a dimostrare che sul conto comune confluisce esclusivamente il proprio reddito.
A chi spetta la casa
La casa resta uno dei punti più difficili da affrontare in occasione di una separazione coniugale. Se la coppia è in comunione dei beni, l’abitazione deve essere sempre divisa tra i due ex coniugi. Se la coppia è in separazione dei beni, invece, si possono presentare due contesti distinti. La casa può essere in comproprietà. In questa circostanza, l’abitazione va venduta e il ricavato suddiviso successivamente tra i due coniugi, a meno che uno dei due sia disposto ad acquistare il 50% dall’altro. Nella seconda ipotesi, la casa può essere di proprietà di uno solo tra i coniugi. In tale situazione, l’immobile resta esclusivamente al legittimo proprietario che non deve perciò nulla all’ex coniuge.
Il quadro è tuttavia distinto in presenza di figli minori o non ancora indipendenti sotto il profilo economico. In questo caso, il giudice assegna la casa alla persona che vive con la prole.
Divorzio dopo la separazione coniugale: i tempi
Se si ha intenzione di divorziare, è necessario sapere che esistono dei tempi da rispettare in seguito alla separazione. Il divorzio senza separazione è infatti previsto solo nei casi in cui uno dei due coniugi abbia manifestato una condotta grave nei confronti dell’ex o della prole, tale da giustificare lo scioglimento immediato del vincolo matrimoniale.
Negli altri casi, il divorzio è ottenibile dopo sei mesi di separazione, quando la separazione sia stata consensuale, o dopo un anno, quando la separazione sia avvenuta dopo una causa in tribunale. La legge stabilisce, infatti, un lasso di tempo per tentare la riconciliazione tra marito e moglie.
Quando è il momento di separarsi?
Questo è un quesito a cui ogni coppia deve essere in grado di rispondere da sé. Il problema si pone in special modo quando si hanno figli piccoli, perché il pensiero comune è il timore di farli soffrire. La separazione non deve però essere considerata necessariamente in modo negativo per la propria prole. Infatti, accade spesso che i bambini possano soffrire anche in una famiglia non separata, in cui si verificano continue liti e in cui il rapporto tra i coniugi è costantemente teso.
La buona regola da seguire è quindi quella del buonsenso. Molto dipende dalla propensione dei due genitori a collaborare per creare una situazione che risulti il meno traumatica possibile per i bambini.