Emmanuele Massagli, Presidente di ANSEB (Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto), ricorda la posizione dell’Associazione, “da anni al fianco degli esercenti affinché la conformazione dei bandi di gara pubblici per la fornitura dei servizi sostitutivi di mensa al massimo ribasso venga rivista: deve essere premiata la qualità delle offerte e non soltanto il risparmio generato al bilancio dello Stato, come da troppo tempo accade”. La nota e triste vicenda di QuiGroup è stata l’inevitabile conseguenza di un insieme complesso di storture, con responsabilità da ascrivere non soltanto alle gare al massimo ribasso, ma alla stessa azienda, avente un modello di business del tutto diverso dalle altre. Per questo è non soltanto sbagliata tecnicamente, ma anche capziosa politicamente ogni semplicistica generalizzazione: “il mercato del buono pasto è ad oggi sano e in crescita, anche grazie alla nuova Legge di Bilancio che sta dando un forte impulso alla diffusione dei buoni pasto digitali, vero e proprio veicolo di tecnologizzazione dei fruitori e degli esercenti nella direzione della cashless economy”.
L’abbassamento della detrazione fiscale sul buono pasto cartaceo a 4 euro e l’innalzamento del valore defiscalizzato dei buoni pasto elettronici a 8 euro, vanno in questa direzione: “è una misura che riconosce ai lavoratori un incremento di 400 euro non tassati all’anno, da spendere per una pausa pranzo sana presso la rete di ristoratori e imprese della grande distribuzione”. “La filiera del buono pasto è lunga ed è eccessivo il potere di forzatura nelle mani dei committenti, in primis quello pubblico. Non bisogna inoltre mai dimenticare che il buono pasto è innanzitutto una misura di welfare per i lavoratori e che le inefficienze di tutta la filiera, comprese quelle degli esercenti, si scaricano sui consumatori”. Al fine di tutelare tutti gli attori del sistema, ANSEB propone in ogni sede, da quando è stato riformato il Codice dei contratti pubblici alcuni emendamenti all’articolo 144 utili a: verificare la solidità degli emettitori, a garanzia del committente pubblico e, soprattutto, degli esercenti convenzionati; incrementare la trasparenza del mercato, vietando la duplicazione dei soggetti: l’azienda assegnataria dell’incarico deve essere la stessa che rimborsa la filiera una volta che i dipendenti pubblici hanno utilizzato i buoni pasto; istituire una commissione nazionale partecipata da tutti i portatori di interesse in grado di monitorare l’andamento del mercato e intervenire tempestivamente sulle anomalie che si registrassero nella esecuzione delle gare pubbliche.
È quindi con soddisfazione che ANSEB apprende che anche le sigle dei pubblici esercizi e della distribuzione organizzata sono pervenute alle stesse conclusioni da anni sostenute in tutte le sedi dalla Associazione. Per questo la stessa ANSEB invita tutti gli attori coinvolti, compresi i sindacati e i consumatori, a partecipare a un tavolo di discussione avente l’obiettivo di migliorare sempre di più uno strumento che è senza dubbio il benefit preferito dai dipendenti italiani. “Siamo certi che solo una azione realmente unitaria e sincera, non corporativistica, può essere in grado di convincere il Legislatore a riformare in meglio il buono pasto, garantendo a tutti i soggetti coinvolti trasparenza ed equo riconoscimento”. (ITALPRESS/WEWELFARE.IT).
Massagli (Anseb) “400 euro in più esentasse con buoni pasto digitali”
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