Agenzia Entrate Riscossione: addio Equitalia.. al suo posto troviamo lo statuto della nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione, l’ente pubblico economico che dal primo luglio sta adempiendo a tutti gli effetti alle attività della “vecchia” concessionaria della riscossione. A questo punto è legittimo chiedersi: cosa cambia ora? In effetti, non molto, solo i controlli si fanno più severi. Vediamo nel dettaglio tutte le novità.
Chi ha ricevuto una cartella esattoriale dall’Agente di riscossione può non pagarla?
Non vi sono più scappatoie per non pagare la cartella dell’Agenzia delle Entrate Riscossione ma può sussistere il diritto a non pagarla, un diritto riconosciuto dalla legge nei confronti dello stesso contribuente e che potremo scoprire solo leggendo attentamente la cartella… Ecco cosa cambia sostanzialmente. Non ci resta che capire attentamente quali sono i casi in cui possiamo invalidare la cartella dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Ed è quello che scopriremo in questa pagina.
Cartella esattoriale, tetto minimo e tetto massimo
L’Agenzia delle Entrate Riscossione non può notificare una cartella esattoriale se si tratta di un importo inferiore a 30 euro, compresi interessi e sanzioni. Norma regolata già dal 1° luglio 2012 per gli Agenti per la riscossione e per gli altri enti impositori. Certo, avere un debito con il Fisco di meno di 30 euro è alquanto inverosimile, ma può succedere: è il caso per esempio di una multa pagata con un paio di giorni di ritardo.
Attenzione però: se il mancato comporta l’applicazione di altri interessi e sanzioni e di conseguenza si supera la soglia dei 30 euro, la cartella diventa legittima e tocca pagare. Perfetto, cartelle con importi minimi non vanno convalidati ma nemmeno quelli da far venire un collasso: cosa vuol dire?
«Nemo ad impossibilia tenetur», già i latini affermavano che nessuno doveva essere costretto ad adempimenti pecuniari impossibili! E all’Agente di riscossione tocca seguire l’esempio dei latini: non ha senso emettere un pignoramento a chi ha redditi talmente bassi da non poter pagare il debito anche lavorando tutta una vita.
Proprio a tutela dei cosiddetti “poveri contribuennti”, è stata stipulata una legge nel 2012 che permette lo svincolo dal cosiddetto sovrindebitamento in tre modi differenti:
- si può raggiungere un accordo con il 60% dei creditori. Importo che verrà poi ratificato dal tribunale: in questo caso èarliamo di accordo coi creditori
- si può ottenere la decurtazione del debito dal tribunale, anche senza il consenso dei creditori: in questo caso parliamo di piano del consumatore
- si può disporre la vendita dei propri beni attraverso il tribunale e procedere alla ripartizione del ricavato tra i creditori: in questo caso parliamo di liquidazione del patrimonio
Attenzione: il tutto deve essere opportunamente dimostrato, è obbligatorio, pertanto, dimostrare di non essersi indebitati per propria colpa (aver vissuto da sceicco senza averne le possibilità) e di non aver usufruito di questa procedura nei 5 anni precedenti. Il contribuente dovrà provvedere a redigere un apposito programma da parte di un professionista, che sarà presentato in tribunale. A vigilare sulla regolarità della procedura vi sarà un “organismo di composizione della crisi”: può trattarsi di un commercialista o di un avvocato.
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Agenzia delle Entrate Riscossione: defunto moroso
Se arriva una cartella esattoriale dell’Agenzia delle Entrate Riscossione di un defunto, gli eredi hanno il diritto di non pagare le sanzioni ma potranno evitare di pagare se rinunciano all’eredità. Ma se accettano l’eredità con beneficio di inventario, ridurranno la propria responsabilità solo ai beni ottenuti con la successione. Cosa vuol dire? Se decidono di non pagare, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può e pignorare solo i beni ereditati e non quelli del patrimonio personale.
L’erede ha diritto a non pagare il debito anche nel caso in cui non vi sia stata una corretta notifica della cartella esattoriale. Per essere correttta una notifica devono esserci i seguenti presupposti:
- deve essere recapitata direttamente e nominativamente agli eredi a patto che questi abbiano fatto comunicazione di decesso all’Agenzia delle Entrate
- impersonalmente e cumulativamente a tutti gli eredi, all’ultimo indirizzo del soggetto defunto: la dicitura della raccomandata sarà “Eredi del sig…..”).
- Dopo un anno dalla morte del debitore, l’Agenzia delle Entrate Riscossione deve effettuare la notifica personalmente e nominativamente ai singoli eredi, presso il rispettivo indirizzo di residenza, ciascuno per la sua parte.
Se il debitore non ha redditi?
Il debitore che non ha redditi e tanto meno beni intestati a sé o in comunione con altri soggetti, ha diritto a non pagare senza conseguenze. Se però l’evasione supera certi importi può scattare il reato e, pertanto, il procedimento penale: in questo caso parliamo di250mila euro per l’omesso versamento di Iva, 150mila euro per l’omesso versamento ritenute previdenziali.
Il mancato pagamento della cartella dell’Agenzia delle Entrate Riscossione non viene segnalato in Crif o alla Centrale Rischi, come nel caso di debito con una banca, una finanziaria.
Dunque, tutto ciò che può fare l’Agenzia delle Entrate Riscossione è assicurarsi, attraverso un controllo sulle banche dati telematiche del Fisco che il debitore sia nullatenente. Verificato ciò, il debito verrà inserito tra quelli non recuperabili. Ad avvallare tutto ciò, possono seguire indagini e ispezioni più approfondite, anche con l’ausilio della Guardia di Finanza.
Il conto corrente può essere pignorato?
Se il debitore possiede un conto corrente in rosso, il pignoramento non può avvenire. In tal caso la banca dovrà comunicare che sul conto non vi è disponibilità di denaro.
Se sul conto corrente viene accreditato lo stipendio o la pensione pensione, il pignoramento non è consentito entro una specifica somma, cioè fino a 1.344,21 euro (il triplo dell’assegno sociale). Il debitore che riesce a mantenere il conto entro questa soglia non dovrà temere nulla. Per tutti gli accrediti successivi (di stipendio o pensione) il pignoramento può arrivare fino a massimo 1/5.
Limiti al pignoramento dello stipendio o della pensione
Se il pignoramento dello stipendio avviene presso il datore di lavoro, il limite massimo è di 1/10 del netto della busta paga ma solo se questa non raggiunge 2.500 euro. Se la busta paga è tra 2.500 e 5.000 euro, il pignoramento può avvenire fino a massimo 1/7. Per importi superiori, il limite è di 1/5.
La prescrizione per non pagare la cartella esattoriale
Il modo più auspicabile per non pagare l’Agenzia delle Entrate Riscossione è attraverso la prescrizione degli importi richiesti in pagamento. I termini di prescrizione cambiano in base al tributo:
- 10 anni per mancato pagamento di Irpef, IVA, Imposta di Registro, Irap, imposta ipocatastale, canone Rai
- 5 anni per le sanzioni amministrative, codice della strada, contributi Inps, e Inail. Dicasi lo stesso per le imposte locali come Tari, Ici, Imu, Tarsu, Tasi, Tosap
- 3 anni per mancato pagamento bollo auto