La 14esima Dubai International Sports Conference degli Emirati Arabi Uniti ha centrato con successo lo sviluppo dei temi più interessanti che accompagnano il calcio verso una dimensione sempre più dipendente dalla tecnologia. I campioni non sono tali se non completano il loro impegno professionale con la realizzazione di una rete social affidata ad aziende ed esperti, i tecnici lavorano con gps, tablet, droni e forse dovranno fare il mercato incrociando dati. Dubai ha scoperchiato qualche serio problema. Gli esperti della Premier (Capello, Soriano e Van der Sar), ricordando l’incredibile doppia finale europea 2019 (Liverpool-Tottenham e Chelsea-Arsenal), hanno in pratica testimoniato che la vecchia Inghilterra dei Lampard e dei Gerard non esiste più e che il prototipo del calciatore britannico è sparito dai campi di gioco unitamente agli allenatori di casa: in due lustri le panchine sono passate ad italiani, portoghesi, spagnoli, ai migliori del Mondo, e le squadre raccolgono giocatori di ogni Paese, ma il football di quelli che furono i maestri è scomparso e ha lasciato il posto a proprietà ed interpreti stranieri, globalizzato nei propri confini. La speranza per le generazioni future sono le Academy e questo lo sa bene Van Der Sar che attraverso il vivaio dell’Ajax ha portato alla luce giovani talenti del calibro di De Ligt e De Jong. C’è bisogno che i giovani atleti crescano in un ambiente che li aiuti a tirare fuori il proprio talento con passione, ma anche con disciplina. Solo così si costruisce il futuro del football.
Dobbiamo preoccuparci se Joao Felix, vent’anni che sembrano diciassette, viaggia con tre milioni di followers e una struttura al suo servizio (“l’ultima parola è sempre la mia ma ho chi propone i temi”), al pari di Pjanic e Lukaku, che ne ha 10 di milioni di followers, pari alla popolazione del Belgio, come osservato dal moderatore di turno. In realtà se si sommano i numeri a disposizione di una rosa come quella della Juventus, dove Ronaldo mira ai 400 milioni di clienti-social, i conti ci portano lontano. Il media Juve è nei Continenti del football con numeri da paura, nettamente oltre il miliardo di potenziali contatti e il suo valore decolla in modo incredibile. Uno sponsor bianconero, infiltrato nella rosa social della prima squadra, oltre a godere della casa madre, si affaccia a una platea impressionante. Il messaggio del futuro potranno permetterselo solo i nuovi giganti del web, proprio quelli che ne hanno meno bisogno. Esemplare l’assolo di Cristiano Ronaldo al centro del programma. Il mistero dei 34 anni che non pesano lo svela CR7, l’atleta che rifiuta di frequentare la comfort-zone: “Ogni anno è stato un buon anno, voglio vincere anche nel prossimo e in quello dopo, vivo per imparare e imparo per vivere. Il duro lavoro è necessario, le statistiche dimostrano questo perché vinco da 14 anni, gioco e mi diverto”. Simone Inzaghi, al fianco di Deschamps e Giggs, ha raccolto attenzione e stima, raccontando del lavoro con gps e droni. Certo la tecnologia è fondamentale nel calcio moderno, ma non bisogna dimenticare l’importanza delle percezioni dell’occhio umano. “Abbiamo più statistiche oggi che ci permettono di quantificare i carichi di lavoro – ha affermato Deschamps a riguardo – Ma questo non vuol dire che la componente umana non sia ancora fondamentale. Dobbiamo sempre ricordarci che i dati vanno interpretati nella maniera corretta”. Le donne, meravigliose e felici, hanno parlato delle loro emozioni, quasi tutte legate al pubblico e agli stadi. “Incredibile giocare davanti a 40mila persone allo Stadium”, ha detto Sara Gama riferendosi a Juve-Fiorentina; “Fantastico vedere Wembley esaurito per una partita al femminile”, ha riferito la campionessa inglese Lucy Bronze. Ma non vorrebbero un mondiale ogni due anni: sono olimpiche e temono di fare concorrenza a danno dei sogni di medaglia.
Gli investimenti sul calcio femminile sembrano destinati a crescere, insieme con l’ascesa dell’intero movimento. Ma questo è solo l’inizio e la strada è lunga prima che si arrivi ai livelli del calcio maschile. Non c’è nemmeno lontanamente parità per quanto riguarda ingaggi, numero di tifosi e sponsor, ma le prospettive di crescita sembrano esserci tutte dopo un anno cruciale come questo.
Domani Dubai volta pagina e passa agli Awards: dopo il futuro si guarda al passato, arrivano i premi del 2019. Appuntamento alle ore 20.30 locali (17.30 in Italia), con il gala dei Dubai Globe Soccer Awards che assegnerà tantissimi premi ai più grandi del football globale. Tanti i nomi tra i candidati delle differenti categorie, dai campioni Cristiano Ronaldo, Lionel Messi, Virgil van Dijk e Mohamed Salah, per la categoria di Best Player of the Year, fino alle campionesse del calcio femminile Alex Morgan, Megan Rapinoe, Lucy Bronze e Amandine Henry, per la nuova categoria di Best Women’s Player of the Year.
(ITALPRESS).
A DUBAI SI STUDIA IL CALCIO DEL FUTURO
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