Il panorama previdenziale italiano è piuttosto complesso, tanto che non sempre è facile cercare di capire quando si possa andare in pensione.
Per semplificare il quadro, in attesa di eventuali novità, abbiamo voluto riassumere quali sono i requisiti pensione e, dunque, quando si possa andare a riposo.
Quota 100
Il primo riferimento è evidentemente legato all’ultima novità, in ordine cronologico, introdotta con il dl 4/2019, quota 100.
Tale possibilità di uscita dal mondo del lavoro permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Chi matura i requisiti dal 1 agosto 2019, potrà uscire dopo tre mesi se appartenente al settore privato, e dopo sei mesi se appartenente al settore pubblico.
Pensioni anticipate
Rimane ferma la possibilità di andare in pensione usufruendo del meccanismo delle pensioni anticipate. In particolare, si potrà andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, sia del settore pubblico che del settore privato.
Anche in questo caso sono però presenti le finestre mobili, pari a 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti pensionistici.
Pensione di vecchiaia
Nessun cambiamento, negli ultimi anni, ha interessato la pensione di vecchiaia. Dal 2019 l’età pensionabile è salita a 67 anni, fermo restando un minimo di 20 anni di contributi. Per i lavoratori che sono addetti alle mansioni gravose, con almeno 30 anni di contribuzione, l’uscita rimane quella dell’anno precedente, a 66 anni e 7 mesi.
Cumulo dei contributi
I requisiti contributivi di cui sopra possono essere raggiungi più agevolmente grazie al meccanismo del cumulo dei periodi assicurativi, come previsto dalla l. 228/2012, successivamente rivista dalla l. 232/2016. Ma cosa significa?
In sostanza, il lavoratore può unire la diverse contribuzione che abbia ottenuto con differenti gestioni previdenziali, purchè non coincidano temporalmente (ovvero, non si sovrappongano) al fine di guadagnare il requisito contributivo per la pensione di vecchiaia, per la pensione anticipata e anche per la pensione con quota 100, senza necessariamente dover ricorrere alla totalizzazione o alla ricongiunzione onerosa dei contributi, che potrebbero risultare molto più penalizzanti per il lavoratore.
La legge prevede che il cumulo dei periodi contributivi sia disponibile anche con riferimento alle gestioni dei liberi professionisti.
Gli scivoli
Anche nel 2020 sono inoltre a disposizione gli scivoli pensionistici per le categorie lavorative più deboli, come i disoccupati, gli invalidi almeno al 74%, i caregivers, gli addetti alle mansioni gravose. Sono così confermate le agevolazioni che erano state introdotte con la l. 232/2016, con specifico riferimento all’Ape sociale, un’indennità di accompagnamento alla pensione dai 63 anni e, come accennato, la pensione anticipata con un requisito di contribuzione ridotto a 41 anni per i lavoratori precoci, intendendo per tali quelli che hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del compimento del 19mo anno di età.
Opzione donna
Concludiamo infine con un richiamo all’opzione donna per le lavoratrici che hanno raggiunto i 58 anni (59 anni se lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi. Per costoro si apre la possibilità di andare in pensione con l’opzione donna, a patto che optino per la liquidazione della pensione con il sistema contributivo.
Naturalmente, maggiori informazioni possono essere ottenute rivolgersi direttamente allo sportello dell’Inps, o consultando il materiale informativo che è a disposizione sul sito internet dell’istituto previdenziale, al quale rimandiamo per poter disporre di maggiori informazioni sulla propria specifica situazione contributiva e previdenziale.
In caso di necessità, l’assistenza può altresì essere esercitata da patronati e altri centri di assistenza che siano autorizzati dall’istituto previdenziale a fornire delle attività di supporto agli iscritti alle gestioni.