L’Aula della Camera ha dato il via libera definitivo al taglio di 315 parlamentari. Il ddl costituzionale è stato approvato con 553 sì, 14 no e 2 astenuti. Si trattava del quarto e definitivo passaggio parlamentare.
Da oggi l’Italia, tra i grandi Paesi europei, è quello con la rappresentanza parlamentare più bassa in proporzione al numero dei suoi abitanti. Alla Camera si passa da 630 a 400 deputati mentre al Senato da 315 a 200, con un risparmio stimato, secondo il M5S, di 100 milioni l’anno, 500 a legislatura. Cifra ridimensionata dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, secondo il quale secondo il quale il risparmio annuo si attesterebbe a 57 milioni l’anno e 285 per legislatura. I numeri certi si hanno nel rapporto tra cittadini ed eletti, con la riforma ci sarà un eletto ogni 151 mila abitanti alla Camera e un senatore ogni 302 mila. In Francia, Regno Unito e Germania il rapporto è un eletto ogni 100-110 mila abitanti.
I tagli non risparmieranno gli eletti all’estero: otto per la Camera, dai dodici attuali, e quattro per il Senato, dai sei attuali. Entro tre mesi ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e potrebbe essere presentata, da un quinto dei membri di una delle due Camere, da 500 mila elettori o da cinque consiglieri regionali, la richiesta di un referendum confermativo.
“E’ un fatto storico, una grandissima vittoria del popolo, dei cittadini italiani visto che passiamo da 945 parlamentari a 600 e lo facciamo con una riforma storica che ricorderanno tutti, i nostri figli e i nostri nipoti. È emozionante e importantissimo”, ha detto il capo politico del M5S Luigi Di Maio, incontrando i giornalisti a piazza Montecitorio dopo il via libera definitivo al taglio dei parlamentari, una riforma che ridurrà i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Di Maio ha ringraziato “tutte le forze politiche della coalizione di governo. È stato un piccolo passo per la politica – ha aggiunto – ma un grande salto per i cittadini”.
“Un passo concreto per riformare le nostre Istituzioni. Per l’Italia è una giornata storica”, scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte, mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti commenta: “Abbiamo ottenuto, così come da noi richiesto, che si inserisca dentro un quadro di garanzie istituzionali e costituzionali che prima non c’erano. Ecco il motivo del nostro sì, rispetto al no che avevamo dato qualche mese fa”.
“A differenza del Pd e dei 5 stelle la Lega non tradisce e mantiene la parola”, dice il leader della Lega Matteo Salvini spiegando il sì del Carroccio alla riforma.