La tensione nel mondo dello sport italiano continua ad aumentare. Coni da una parte, Sport e Salute dall’altra, federazioni sportive nel mezzo e in attesa di conoscere i nuovi criteri di ripartizione dei contributi, compito che per la prima volta spetta alla società presieduta da Rocco Sabelli. A infuocare un clima già teso è arrivata un’indiscrezione lanciata da “La Repubblica”, secondo cui il presidente del Coni Giovanni Malagò avrebbe chiesto al Comitato olimpico internazionale di punire l’Italia per le violazioni della Carta Olimpica contenute nella legge delega approvata a inizio agosto dal Parlamento. Indiscrezione peraltro subito smentita dal Cio: “Non è vero che il presidente del Coni Giovanni Malagò abbia chiesto sanzioni per l’Italia”, ha spiegato un portavoce del Comitato olimpico internazionale ribadendo poi la posizione critica su alcuni punti della riforma, “come già spiegato nella lettera inviata al Coni”.
A confermare la versione del Cio anche chi ha visionato le lettere inviate da Malagò, ovvero il membro onorario del Comitato olimpico internazionale Mario Pescante e Ivo Ferriani, il quale ha spiegato all’Agenzia Italpress di essere “rimasto stupito leggendo il titolo dell’articolo in questione”. Ma il fiammifero già acceso dalle tensioni degli ultimi mesi ha comunque preso fuoco, spingendo alcuni presidenti federali e rappresentanti politici del vecchio Governo, fautore della riforma dello sport, ad alzare la voce per attaccare Malagò. Che, dal canto suo, ha confermato quanto spiegato dal Cio: “Se non avessi evidenziato al Comitato olimpico internazionale i punti della legge in contrasto con la Carta Olimpica sarei andato incontro a sanzioni – ha dichiarato il numero uno dello sport italiano – Ci sono nove articoli della Carta che me lo impongono, regole di ingaggio che ogni membro accetta quando viene scelto dal Comitato olimpico internazionale per rappresentare il proprio Paese. Quelle lettere non sono un segreto, ma atti doverosi e scontati. Sono stati coinvolti anche gli altri membri del Cio, Carraro e Ferriani, così come i membri onorari: non capisco questo clamore, bastava rivolgersi al Comitato olimpico internazionale per verificare la situazione”.
Il Cio ha chiarito la propria posizione, la stessa del presidente del Coni, ma dopo l’attacco subìto Malagò ha voluto a sua volta precisare questioni importanti per il futuro dello sport italiano. “Alcuni punti della legge di riforma vanno scritti in modo diverso, modificati, come ha suggerito il Cio nella sua lettera – ha ribadito – Per la Carta Olimpica, per esempio, i Comitati non devono occuparsi soltanto della preparazione di alto livello, ma anche dello sport per tutti. E poi c’è un discorso relativo alla rappresentanza sul territorio, perché non è possibile circoscrivere l’attività dei rappresentanti eletti. Io sto difendendo l’autonomia del Coni, sono obbligato a farlo perché facciamo parte di un ordinamento extra-nazionale”. Alle modifiche, necessarie per evitare sanzioni e peraltro promesse anche dall’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti, dovrà ora pensare il nuovo ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “Ci incontreremo la prossima settimana – ha annunciato Malagò – Dal nuovo Governo mi aspetto buon senso, equilibrio e rispetto nei confronti del Coni: noi siamo sereni e ottimisti”.
Per nulla sereno, invece, è il rapporto tra il Comitato olimpico nazionale e la Sport e Salute. La scorsa settimana Malagò aveva denunciato la “mancanza di rispetto” da parte della nuova società nei confronti del Coni. Oggi, invece, il presidente del Coni ha messo in evidenza un comportamento “non corretto e non rispettoso delle norme” in merito alla riunione andata in scena ieri, a Palazzo H, tra il presidente Rocco Sabelli e alcune federazioni sportive per parlare, tra le altre cose, anche dei contributi: “La legge prevede che, per il finanziamento alle federazioni, la Sport e Salute sia obbligata a sentire il Coni – ha rimarcato Malagò – Carlo Mornati (rappresentante del Comitato individuato dalla Giunta per far parte del cda della nuova società, ndr) non è mai stato convocato finora e neppure ieri, mentre sarebbe dovuto essere chiamato per primo. Peraltro si sono presentati soltanto otto presidenti: non mi sembra una cosa seria e fatta bene. Ed è chiaro che, da parte della Sport e Salute, c’è una forma di strumentalizzazione nel tentativo di individuare un soggetto di interlocuzione diverso rispetto alla Giunta e al Consiglio del Coni, organi legittimamente eletti”.
Ma non è tutto perché, parlando dell’organizzazione delle Atp Finals di tennis, assegnate a Torino per il 2021 e per i quattro anni successivi, Malagò ha lanciato un avvertimento: “Mi auguro che la Sport e Salute che sta parlando con il presidente della Federtennis Angelo Binaghi per le fideiussioni necessarie per organizzare le Atp Finals non sia la stessa che si sta occupando dei contributi pubblici alle federazioni sportive – ha osservato il presidente del Coni – Perché, se così fosse, sarebbe il primo grave conflitto di interesse”.