La battaglia di Alex Schwazer per dimostrare la propria innocenza è destinata a continuare. C’era grande attesa oggi a Bolzano per quella che era stata definita da molti un’udienza chiave sul caso dell’ex marciatore azzurro: sul tavolo la perizia da oltre 150 pagine del Ris di Parma, condotta dal colonnello Giampietro Lago, che doveva essere illustrata alle parti – ovvero lo stesso Schwazer, la Wada e la Iaaf – davanti al gip Walter Pelino. Una perizia i cui risultati sono filtrati già nei giorni scorsi e dall’esito sorprendente. Pur non trovando Dna estraneo nelle urine di Schwazer, il colonnello Lago ha infatti riscontrato valori di concentrazione non spiegabili fisiologicamente. Una conclusione alla quale il Ris di Parma è giunto dopo una approfondita analisi e la comparazione delle urine del marciatore con quelle di altri cento soggetti. Non bastassero tali incongruenze, nel mistero rientra anche la differenza di parametri tra analisi e controanalisi, con una concentrazione del Dna nelle urine profondamente diversa. In altre parole, ci sarebbero tutti i presupposti per gridare alla manomissione delle provette. “Ma non ci bastano che non siano fisiologicamente spiegabili o che la differenza A-B non è spiegabile, a livello scientifico vogliamo la certezza totale – ha tuonato prima del suo ingresso in tribunale Schwazer – Ma ci arriveremo, sono tre anni che aspetto, posso aspettare altri 6-7 mesi. Non molleremo”. Wada e Iaaf naturalmente non sono d’accordo e oggi l’Agenzia Mondiale antidoping ha tirato fuori a sorpresa un documento del laboratorio di Losanna relativo a un nuovo campione di urina che risalirebbe al giugno 2016, otto mesi dopo il test incriminato. Le analisi mostrerebbero una concentrazione di Dna altissima (14 mila mcg/mcl) che renderebbe dunque più credibile i risultati del primo controllo, minando al contempo uno dei cardini della perizia: la quantità di Dna nelle urine diminuisce fortemente nel tempo e in quelle di Schwazer ce n’era troppa. Le anomalie, insomma, non sarebbero tali nè scientificamenten provabili. I legali dell’ex marciatore contestano la perizia della Wada ma del resto l’Agenzia mondiale antidoping, così come la Iaaf, non ha mai creduto all’innocenza di Schwazer. Dal controllo antidoping ordinato il primo gennaio 2016 a Racines al processo convocato intempestivamente dal Tas a Rio de Janeiro durante i Giochi Olimpici fino agli ultimi sviluppi giudiziari (con l’iniziale, ferma opposizione alla richiesta di trasportare le urine in Italia per le analisi del Ris), Wada e Iaaf sono sempre state ferme sulle proprie posizioni. E se Sandro Donati è battagliero come sempre (“Sono pronto a chiedere il risarcimento e non solo, spiegherò tutto come ho sempre fatto nella mia vita”, le sue parole prima dell’udienza), tocca ora allo staff legale dell’ex marciatore fare la propria parte. Per l’avvocato Gerhard Brandstätter non ci sono dubbi: le anomalie evidenziate dalla perizia del Ris “scagionano Alex e confidiamo che ci sia l’esito da noi sperato”.
WADA CONTESTA LA PERIZIA, SCHWAZER “IO NON MOLLO”
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