XYLELLA, ANCHE LA BASILICATA ADOTTA UN PIANO DI PREVENZIONE

La prevenzione è importante. Anche se la Basilicata a oggi è considerata “indenne”, l’amministrazione regionale ha stabilito di dotarsi di un documento di attuazione del Piano nazionale “di emergenza per la gestione” della “Xylella fastidiosa”, che prevede l’istituzione di una unità di crisi in caso di necessità, ma soprattutto l’attivazione di un’opera di monitoraggio nelle aree a maggior rischio di contaminazione. La Xylella fastidiosa è il batterio delle piante che tanti danni sta provocando, ad esempio, alle coltivazioni della Puglia e che è stato inserito nella lista degli organismi nocivi da quarantena dell’Unione europea. “Il Piano – è specificato nel provvedimento approvato dalla giunta Bardi su proposta dell’assessore regionale alle Politiche agricole, Francesco Fanelli – è finalizzato ad individuare le misure da porre in essere per l’attuazione di un programma di sorveglianza per contrastare l’eventuale introduzione e diffusione del patogeno sul territorio lucano”, ma anche per adottare “le procedure in grado di garantire una risposta rapida, efficace e coordinata all’eventuale primo rinvenimento di Xylella fastidiosa, al fine di pervenire al suo controllo e all’eradicazione dai focolai o, in caso di impossibilità, al contenimento della diffusione e dello sviluppo”.
Le disposizioni del documento della giunta regionale vanno ad ottemperare, tra l’altro, a quanto previsto dalle normative europee e nazionali in materia. “In Basilicata, l’eventuale introduzione di Xylella fastidiosa – è evidenziato nel provvedimento dell’esecutivo lucano – porrebbe a rischio le filiere produttive di olio e vino, la produzione di agrumi e di drupacee e comprometterebbe le già gracili strutture vivaistiche di piante ornamentali e da frutto. Le coltivazioni legnose agrarie rappresentano il 9,94 per cento della Superficie agricola utilizzata (Sau), pari a circa 31 mila ettari. I fruttiferi sono presenti in 4.752 aziende ed occupano il 21,55 per cento della superficie, gli agrumi il 12,47 per cento, la vite il 10,79 per cento, mentre la coltivazione dell’olivo è quella più rappresentativa, in quanto presente in 32.753 aziende interessando 28.002 ettari, pari al 54,26 per cento”.
Il piano prevede l’istituzione di una cabina di regia costituita da rappresentanti del Dipartimento regionale alle Politiche agricole e forestali, dell’Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura (Alsia), ma anche di organizzazioni professionali, dei produttori e di associazioni ambientaliste. Per quanto riguarda le aree di monitoraggio “le indagini dovranno concentrarsi in zone considerate a maggiore rischio di introduzione dell’organismo patogeno, quali ad esempio quelle al confine con la Puglia (in prevalenza nelle vicinanze della provincia di Taranto) o in territori con presenza di piante che evidenziano sintomi di deperimento o di impianti vivaistici”.

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