Tra il 20 e il 21 luglio di un mattino d’estate di 50 anni fa, alle 4:56, più di 20 milioni di italiani tutti insieme trattennero il fiato, e a ragione. Stavano per assistere, come il resto del mondo, a uno degli eventi mediatici più importanti di tutto il novecento, di quelli da libri di storia: lo sbarco del primo essere umano in un posto che non fosse la Terra. Lo sbarco dell’Uomo sulla Luna. Circa 600 milioni di persone in tutto il globo hanno seguito la diretta del viaggio dell’Apollo 11, a 384 mila chilometri di distanza da noi. A bordo tre astronauti, Neil Armstrong, Edwin Aldrin (detto “Buzz”, cosi’ la sorella pronunciava da piccola la parola “brother”, “buzzer”) e Micheal Collins. Ma solo Armstrong e Aldrin sarebbero scesi sul suolo lunare. La Rai offrì una diretta di 27 ore con Tito Stagno in collegamento dallo studio 3 di via Teulada e Ruggero Orlando che interveniva via telefono dal Centro Spaziale della Nasa di Houston (indimenticabile fu la lite tra i due sull’esatto momento dello sbarco).
La Rai stimò che le fasi salienti della missione vennero seguite su 7 milioni di piccoli schermi, con il 96% di share toccato durante la diretta dell’allunaggio: praticamente tutti stavano incollati allo schermo, chi a casa o nei negozi di elettrodomestici presi d’assalto a causa delle tv accese in vetrina, tutti erano lì a guardare le immagini in bianco e nero che arrivavano in diretta.
La telecamera era puntata sulla scaletta del modulo lunare e sulla figura di Armstrong che lentamente scendeva. Telespettatori di tutto il mondo lo videro toccare il suolo e alle 4:56 italiane pronunciò la frase che tutti conosciamo: “È un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”. Nelle scuole e nei bar non si parlava d’altro e neanche l’ennesima crisi di governo (era il governo guidato dal presidente del Consiglio democristiano Mariano Rumor che si era da poco dimesso a causa delle fratture interne al PCI e che era stato incaricato dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat di formarne un altro, il Rumor II) riusciva a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle notizie provenienti dallo Spazio. Quella dell’allunaggio fu la prima notte senza furti né rapine da 10 anni a quella parte: a Milano il centralino della polizia squillò solo 2 volte (per una lite e per un falso allarme), così come a Bologna e Roma.
Otto anni dopo il discorso di Kennedy del 1961 che annunciava la volontà di voler portare l’uomo sulla Luna (“We choose to go to the Moon”), con la missione compiuta dell’Apollo 11 gli Stati Uniti vinsero la guerra fredda dello Spazio con la Russia. Oltre 300 mila persone lavorarono al progetto, furono spesi circa 19 miliardi di dollari (116 in valuta attuale) e alcuni pagarono con la loro stessa vita “il grande balzo” (Roger Chaffee, Virgil Grissom ed Edward White morirono durante un’esercitazione precedente al lancio dell’Apollo 1, la prima missione del Programma Apollo).
Nonostante quell’entusiasmo, nonostante il fatto che l’evento fu seguito con grandissimo interesse in tutto il mondo, in questi 50 anni si sono fatte strada e diffuse anche le teorie del complotto che considerano lo sbarco sulla Luna un falso. L’avvento di internet, i dubbi sulla credibilità nei media tradizionali la tendenza a dare fiducia a canali informativi non ufficiali sono stati terreno fertile per la propagazione di queste credenze nell’opinione pubblica.
In uno studio condotto da tre ricercatori italiani nel 2016 sulle teorie del complotto, il 20% del campione intervistato pensava che lo sbarco sulla Luna fosse una montatura e il 38% si dichiarava scettico.
Eppure, la targa in acciaio inossidabile firmata dai protagonisti e dal Presidente Nixon è ancora lì, sul suolo lunare nei pressi del “Mare della tranquillità”: “Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, a nome di tutta l’umanità”, vi si legge. E le immagini in bianco e nero di Armstrong e Aldrin sono rimaste impresse nelle coscienze collettive di tutta l’umanità.
Il programma Apollo non ci ha restituito solo emozioni: ha dato una spinta formidabile al progresso tecnologico dell’epoca e ha stimolato e ispirato la produzione dell’industria culturale, creando un legame sempre più intenso nei confronti di questo storico evento e in generale dello Spazio che sembrava improvvisamente più vicino, alla portata di tutti.
Stanley Kubrick e George Lucas nel cinema, gli Houston Rockets nello sport, i Pink Floyd e David Bowie nella musica, modi di dire nel linguaggio quotidiano – “Houston, abbiamo un problema” – o la citazione del “grande balzo per l’umanità di Armstrong” sono solo alcuni esempi di come il tema Spazio-Luna sia profondamente annidato nella cultura di massa e testimoniano l’attrazione che lo Spazio riveste per il genere umano, entrato in intimità con le persone grazie allo sbarco sulla Luna.
In attesa di tornarci (l’uomo non va sulla Luna dal 1972), ricordiamo il 20 luglio del 1969 come il giorno in cui la Terra girò, metaforicamente, intorno alla Luna.