“Ogni anniversario, è inevitabile che sia così, è occasione per riflettere in modo scientifico e critico su ciò che viene ricordato, ma è anche occasione di retorica su ciò che viene ricordato”.
Così l’ex presidente del Consiglio dei Ministri e giudice della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in apertura della sua conferenza sul tema “La Costituzione. Settanta anni dopo”, che si è tenuta a Bari nell’aula Magna dell’Ateneo, nell’ambito degli incontri organizzati dall’Università per celebrare i 70 anni della Carta Costituzionale.
“È verissimo – ha detto Amato rivolgendosi agli studenti e alle autorità presenti – che non bisogna fare retorica pura sulla Costituzione, ma non vorrei che per sfuggire alla retorica, si cancellassero o si ignorassero tratti essenziali della Costituzione e di chi la fece”. Nel suo intervento, infatti il presidente Amato ha ricordato e ribadito la qualità dei padri costituenti. “Indiscutibilmente – ha detto – la qualità è diciamo superiore. E’ vietata la pubblicità comparativa, quindi il mio superiore – ha detto ironicamente – si riferisce al fatto che è superiore, basta. È così complicato – ha spiegato – in altri momenti della storia, il rapporto tra cultura e politica, tra coloro che sanno e coloro che decidono. Leggete i nomi dei costituenti – ha detto rivolgendosi alla platea – e se vi domandate chi era professore e chi era politico, almeno 7 casi su 10 si sovrappongono: Aldo Moro, Emilio Taviani, Dossetti, Giorgio La Pira e quelli che non erano professori – ha continuato – avevano la stessa cultura e lo stesso linguaggio”.
“C’era un rapporto osmotico – ha spiegato Amato – e la loro qualità è alla base del fatto che voi avete una rottura politica nel maggio del 1947 che crea un solco profondo tra le sinistre espulse dal governo e la Democrazia Cristiana e tuttavia – ha ottolineato – pochi mesi dopo la Costituzione è approvata con 62 voti contrari su 515 votanti. Quindi – ha concluso – c’è un’intesa generale sulle future regole che governeranno il Paese”. A fare gli onori di casa, il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio. “La costituzione – ha detto – ha settant’anni ma non li dimostra. È viva, è vitale – ha continuato – soprattutto per la sua portata ideale e per la capacità di incidere anche fortemente sui processi. Una capacità – ha spiegato – anche di interpretazione degli stessi e del futuro. Certo ci sono stati tanti tentativi di modifica della Costituzione – ha sottolineato uricchio – soprattutto nella parte ordinamentale che magari avrebbe avuto bisogno anche di qualche azione di puntellamento e di sostegno. Però – ha ribadito – resta forte soprattutto nella parte dei principi, la capacità di orientare anche le condotte dei singoli secondo un sistema valoriale di cui avvertiamo l’assoluta necessità e la grande capacità anche di suggestione e di sviluppo soprattutto con riferimento anche all’aspetto educativo e formativo dei nostri giovani”.
“Abbiamo voluto anche per questo – ha spiegato Uricchio – festeggiare i sessant’anni attraverso delle lezioni, per offrire ai giovani anche questo quadro particolarmente ricco e variegato della parte dei principi della Costituzione. Mi fa piacere – ha continuato – che oggi sia con noi il presidente Amato che prima dei suoi ruoli istituzionali è un docente universitario, un docente – ha ricordato – che ha avuto legami fortissimi con l’Università di Bari, perché suo maestro, il professor Lavagna, ha insegnato nell’Università di Bari prima di essere chiamato a Pisa e a Roma dove ha incontrato il giovane assistente Amato, poi subentrato nella sua cattedra. Un legame fortissimo – ha ribadito – che si rinnova anche nel ricordo di Aldo Moro di cui ricorre quest’anno il 40º anniversario della comparsa. E anche al pensiero di Moro, membro dell’Assemblea Costituente – ha concluso – è uno dei principali protagonisti di quella stagione è rivolto questo ciclo di incontri”.