25 APRILE, LIBERTÀ E MEMORIA PER VERA CONCORDIA

Cominciano i preparativi per il 25 aprile e già si intravvedono i segni della polemica, ormai da molti anni consueta, prima e dopo l’evento. Liti tra favorevoli e contrari, tra i favorevoli che però non sopportano strumentalizzazioni politiche durante cortei e comizi, tra coloro che pur contrari ai valori originali resistenziali riconoscono nell’evento la forza di potenziale strumento di unità nazionale, rispetto a coloro che non lo riconoscono, e che comunque lo vivono come una occasione di divisione.

In effetti in questi anni è successo di tutto. Ad esempio, in anni recenti, si è arrivati a escludere persino i rappresentanti ebrei, che hanno pagato un prezzo altissimo dall’oppressione nazifascista, pur di avere palestinesi. In molte altre occasioni, anche le altre componenti, come quella cristiana, socialista, liberale, monarchica, e repubblicana, hanno avuto da ridire sulla loro sostanziale emarginazione nelle iniziative, sacrificati per ottenere un segno politico specifico, alla narrazione della resistenza.

 

Ma quest’anno, i rischi di polemica e di uso di parte della ricorrenza, possono essere ancora più grandi, a causa dell’imminente voto per il rinnovo del Parlamento europeo. Si sa, sotto le campagne elettorali gli avversari li si può facilmente dipingere dittatori, da indicare alla folla con argomenti discutibili, come è accaduto più volte. Credo, allora, che chi ha a cuore l’unità della Nazione, vuole conservare la memoria della resistenza, come movimento di popolo, e ama la libertà e verità, debba commemorare e ricordare nelle manifestazioni del 25 aprile, ogni situazione che ha mortificato e oppresso la libertà e la vita degli italiani, ucciso persone per il loro credo religioso, per le opinioni politiche, per la loro razza. Il 25 aprile, allora, dovrà ricordare innanzitutto le vittime del nazifascismo, ma anche dell’infamia delle foibe triestine, delle drammatiche uccisioni degli ebrei, delle vittime della stessa resistenza, a partire dai religiosi e religiose giustiziati soprattutto nelle zone della Emilia Romagna. Se si arrivasse alla solennità della rievocazione con questi segni, si otterrebbe finalmente, a distanza di tre quarti di secolo, la concordia degli italiani, dando alla ricorrenza un vero segno per tutti di giorno di festa per la libertà.

Raffaele Bonanni

 

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