ROMA (ITALPRESS) – Sarebbe bello lanciare dalla finestra del Tempo i grandi temi del 2023 come se fossero simboli del vecchio che passa, ma la Storia, ahimè, non tiene conto del nostro calendario festivo. Guerra, inflazione, Europa, intelligenza artificiale, immigrazione, sostenibilità, cambiamento climatico, sono alcune delle parole che ritroveremo anche quando la Befana avrà dato un colpo di scopa alle vacanze. Però siccome è tempo di bilanci proviamo comunque a tirare una linea: è stato un anno positivo o negativo? Diciamo che è stato sicuramente un anno difficile.
Il Napoli ha stra-vinto lo scudetto e i grandi giornali del mondo hanno fatto di De Laurentis un modello di governance contro gli stereotipi del sud. In pochi mesi però il Presidente-demiurgo è al secondo sostituto di Spalletti, mentre i tifosi già si chiedono se devono aspettare altri 33 anni per il prossimo titolo. I colori azzurri, quelli nazionali, si consolano con Sinner, nuovo eroe del tennis e nuovo simbolo del genio nazionale. Non tutti saranno d’accordo ma ha vinto invece il suo campionato Giorgia Meloni, attesa al suo primo anno da Premier da molte sfide e da molti esami di legittimazione.
Chi sarà poi legittimato a farli, questi esami, oltre al popolo sovrano che vota, non si capisce bene, fatto sta che l’ex underdog si è districata con abilità, e in lingua originale, con i grandi della Terra. L’Italia ha un governo stabile, con inevitabili inquietudini, e una premier giovane e credibile. Le opposizioni la criticano su ogni cosa, ma lei è stata pragmatica in economia secondo le regole di quell’Europa con cui abbiamo un dialogo aperto senza genuflessioni. Portiamo a casa i soldi del Pnrr (non era scontato), un dignitoso patto di stabilità, ci siamo invece incartati sul Mes ma una soluzione si potrà trovare dopo il voto per le Europee. Certo i problemi sono tanti, molti italiani stanno male e non si è trovata una quadra strutturale per l’immigrazione, la discussione sul premierato appare piena di insidie e i nostri concittadini credo per ora siano più interessati ai mutui variabili. Al prossimo giro, ovvero tra poche ore nel 2024, Giorgia dovrà decidere tra premiership di paese e leadership di partito, tra l’essere la Thatcher del prossimo decennio o la fustigatrice del pandoro benefico (è comunque della Ferragni la più brutta figura dell’anno).
Un’altra donna è arrivata sulla scena, Elly Schlein è la nuova segretaria del Pd, un’elezione accompagnata da un forte vento di novità sul mondo dei diritti e sul linguaggio politico, ma il campo largo è stato bombardato da Conte e sui temi economici la bussola la tiene Landini.
Scioperi, tanti, a parte, l’economia italiana va bene, lo dicono i numeri, dallo spread alla disoccupazione, e almeno sulla matematica a poche ore dal brindisi non vorrei discutere. Però le nostre imprese hanno bisogno di aiuto, formazione, innovazione, capitale umano, transizione ecologica, tutte sfide che si possono vincere solo con le riforme, dal fisco alla semplificazione, e spendendo in modo intelligente le risorse, ingenti, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (tradurre periodicamente le sigle). Intanto sempre di più quello che succede nel mondo non è mai lontano da noi, l’evolversi della geopolitica mondiale determina ormai le grandi strategie economiche ed energetiche. Abbiamo sperato per tutto l’anno che il convitato di pietra della crisi ucraina, la pace, diventasse una presenza reale di trattative degne di questo nome.
Invece niente, anzi, il 7 ottobre scorso i terroristi di Hamas hanno compiuto un terribile massacro contro la popolazione israeliana. La reazione di un Netanyahu ferito e senza futuro politico è stata durissima, 20.000 morti palestinesi a Gaza e non erano certo tutti miliziani. La guerra, intesa come puzzle di guerre in corso, non si ferma neanche a Natale, lo ha ricordato il Papa in un drammatico Urbi et Orbi. Un monito al mondo e all’anno che verrà.
– foto Agenzia Fotogramma –
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