20% ITALIANI DETIENE 72% RICCHEZZA NAZIONE

Alla vigilia dell’incontro a Davos in Svizzera del meeting annuale del Forum Economico Mondiale, Oxfam  pubblica il nuovo rapporto “Bene pubblico o ricchezza privata?” in cui denuncia come il persistente divario tra ricchi e poveri comprometta i progressi nella lotta alla povertà, danneggi le economie e alimenti la rabbia sociale in tutto il mondo.

In particolare, dal rapporto emerge che la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi. La ricchezza accumulata da un’esigua minoranza di super-ricchi evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico, in cui la forbice tra ricchi e poveri è sempre più ampia. Lo scorso anno le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone, la metà più povera dell’umanità, hanno visto diminuire quel che avevano dell’11%. In Italia, a metà 2018, il 20% più ricco dei nostri connazionali possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. E il 5% più ricco degli italiani possedeva da solo la stessa quota di ricchezza del 90% più povero.

In alcuni paesi, come Regno Unito o Brasile, considerando insieme imposte sui redditi e sui consumi, il 10% più ricco della popolazione paga meno tasse del 10% più povero (in proporzione ai relativi redditi).

Evasione ed elusione fiscale internazionale hanno raggiunto inoltre livelli allarmanti: una cospicua parte di redditi finanziari degli individui più facoltosi svanisce offshore, mentre i redditi di molte imprese multinazionali sfuggono all’imposizione fiscale. Decine di miliardi di entrate fiscali mancanti – che potrebbero finanziare servizi essenziali pubblici – sono il costo degli abusi e della pianificazione fiscale aggressiva delle imprese.

Si assiste al rallentamento della fuoriuscita dalla povertà e, nei contesti più vulnerabili del globo come l’Africa sub-sahariana, all’incremento della povertà estrema. Una dinamica che mette a repentaglio, secondo la Banca Mondiale, il raggiungimento dell’obiettivo di sconfiggere la povertà estrema entro il 2030, obiettivo fissato dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno. Di questi, 2,4 miliardi di persone sono da considerarsi “estremamente povere”, secondo le soglie di povertà riviste dalla Banca Mondiale.

I servizi pubblici sono sistematicamente sottofinanziati o vengono esternalizzati ad attori privati, con la conseguenza che ne vengono esclusi i più poveri. 

Ecco perché in molti paesi un’istruzione e una sanità di qualità sono diventate un lusso che solo i più ricchi possono permettersi. Nel mondo circa 10 mila persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari, mentre 262 milioni di bambini non hanno accesso all’istruzione.

Vi è una forte correlazione tra disuguaglianza economica e disuguaglianza di genere: società più eque registrano anche condizioni di maggiore parità tra uomini e donne. A livello globale le donne guadagnano il 23% in meno degli uomini. Quest’ultimi possiedono il 50% in più della ricchezza delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Se il lavoro di cura non retribuito svolto dalle donne a livello globale venisse appaltato ad una singola azienda, il suo fatturato annuo sarebbe di 10.000 miliardi di dollari, pari a 43 volte quello di Apple.

 

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