Un grido di dolore e di allarme è stato rassegnato alla politica ed alla economia dalla Confcommercio, la confederazione degli imprenditori del terziario. Il presidente, Carluccio Sangalli, ha messo in guardia circa il rischio che sta correndo il paese, per la contrazione dei settori chiave dei servizi e del commercio, decisivi per la economia italiana. Ma racconta anche di una difficolta mai più conosciuta, almeno dal dopoguerra, da piccole, medie e grandi imprese del settore e dei loro lavoratori, che rischiano di dare forfait per i consumi scaraventati nel fondo più buio dalle conseguenze della pandemia. Il dato drammatico rassegnato da Confcommercio relativo al mese di aprile scorso riguardo l’arretramento di consumi ad aprile, è del 44,6% al confronto con i consumi dello stesso mese di aprile dell’anno scorso; dopo che sempre a marzo di quest’anno, all’inizio del lockdown, già si era registrato un improvviso calo del 30,01%. Sangalli chiede, come stanno ripetendo tutti i capi delle associazioni imprenditoriali, indennizzi più robusti e liquidità subito fruibili.
In effetti i settori del terziario già venivano da una forte debilitazione dei consumi interni a causa di una crisi economica come quella di dodici anni fa mai smaltita in Italia, appesantita da un aumento progressivo delle imposizioni fiscali dirette ed indirette in carico ai cittadini sempre più spinti a ridurre spese per le loro famiglie. Peraltro, generalmente nel settore terziario, la rivoluzione digitale applicata alle vendite, alla intermediazione, e ai servizi, aveva già indebolito fortemente le strutture saldissime commerciali ed economiche che eravamo abituati a conoscere.
Non è un caso che la tradizionale pressione dei commercianti sui governi, ha riguardato costantemente due interventi: la riduzione fiscale sulle aziende per reggere la concorrenza on line quando non la vendita molto diffusa in nero, la riduzione del carico fiscale per i cittadini per irrobustire i consumi interni, la tassazione delle grandi holding internazionali on line, che nei fatti accrescono a proiezione geometrica la sfera di influenza commerciale, forte del sostanziale vantaggio di non pagare tasse.
Dunque l’appello è accorato, per il rischio reale per centinaia di migliaia di piccoli operatori economici di non riuscire ne a procurarsi più un reddito, ne in questi tempi di pandemia e di contrazione dei volumi di affari, a poter provvedere agli impegni economici degli affitti, delle utenze, degli obblighi verso i dipendenti. Quindi un aiuto per potersi riavviare nelle attività, un aiuto concreto ed immediato, soprattutto per tutto il settore del tempo libero, che come si sa, sarà il settore che tornerà alla ‘semi normalità’ più tardi di altri, ma che comunque dovrà già prepararsi a volumi inferiori di guadagni per la contingentazione necessaria degli utenti per i servizi e a spazi ed attrezzature costose per la sicurezza. Dunque davvero grandi problemi da saper gestire per garantire a queste attività una rinnovata prosecuzione è una vitale stabilità da raggiungere.