Il sogno di vivere l’Europeo con la maglia azzurra è solo rinviato di un anno, intanto Vincenzo Grifo, a differenza dei colleghi della Nazionale, ha ripreso ad allenarsi con il suo Friburgo. Non un ritorno alla normalità, ma comunque un inizio che l’italo-tedesco racconta in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. “Veniamo divisi in gruppi, 4 giocatori e 1 portiere. Nei primi tempi per blocchi di ruolo, adesso anche misti, un elemento per ruolo. Faccio stretching a casa, riscaldamento con la cyclette che ho messo sul terrazzo, poi vado al campo già cambiato. Un gruppo ogni due ore: alle 9, alle 11 e così via. Sedute di un’ora o 90 minuti, alternando corsa, tecnica, tiri in porta, uno-due, punizioni. Quando finisco, veloce cambio di maglia ma senza usare lo spogliatoio in comune, torno a casa, a volte anche in bicicletta. Ancora stretching o palestra, per poco, 10-15 minuti. Poi doccia ed è finita. Non ci misurano la temperatura prima di ogni allenamento perché ogni tre giorni ci fanno il tampone”. Non è un ritorno alla normalità perchè “non si fa tattica, niente partitelle, non si possono avere contatti. Io sono già felice per essere tornato in campo, però vorresti sempre di più: prima la partita, poi la partita con il pubblico perché se segni vorresti condividere la gioia. Ma ci mancano anche i momenti insieme con tutta la squadra”.
Niente abbracci o pacche sulle spalle: “Ridi, scherzi con i compagni, poi magari ti vien voglia di dare la mano a qualcuno. Poi ti blocchi: fermi, non si può”, spiega Grifo che pensa sia giusto ripartire “per noi e per la gente. Il pallone manca a tutti. Anche se stai a casa, si può guardare Juve-Inter o Friburgo-Colonia. Il calcio dà tanto, dà emozione: molta gente sarà contenta se si ricomincia”. C’è spazio anche per parlare del sogno Europei comn la maglia dell’Italia. “Io sono già felice per esserci entrato nel gruppo azzurro. Devo ringraziare il c.t., la squadra, Evani che mi aveva portato già nell’Under 20: quando sono stato convocato da Mancini quasi sono messo a piangere, sognavo questo fin da piccolo, quando i nonni mi compravano la maglia azzurra al mercato in Italia e avevo solo 5 anni. Dormivo con quella maglia. In nazionale mi sono sempre sentito in famiglia, già dopo poche ore. Non so come finirà l’anno prossimo, per me è importante fare bene qui, con assist e gol. Poi decide il c.t., ma io darò tutto per essere nel gruppo. Ho contatti sia con l’allenatore sia con gli altri giocatori e lo staff. Mi chiedono come va in Germania. Il gruppo allargato c’era già. Quando mi chiamano è sempre una gioia. La maglia numero 10 dell’Italia che ho indossato al debutto azzurro è sul muro, nel salotto di casa”.
(ITALPRESS).
Grifo “In Germania sedute a gruppi, giusto ripartire”
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