Con la riforma pensioni del Governo Renzi si parla di pensione anticipata, prestito pensionistico e della cosiddetta Quota 100. Si tratta di una serie di proposte che mirano a dare più flessibilità per uscire dal mondo del lavoro. Tra le proposte più favorite nella riforma pensioni di Renzi vi è la Quota 100. Il progetto mira a reintrodurre la pensione di anzianità abolita con la riforma pensioni del Governo Monti. Grazie alla Quota 100 si andrebbe a restituire maggiore flessibilità in uscita a partire da 62 anni di età o anche prima dei 60 anni.
Riforma pensioni e quota 100
La proposta quota cento parte dal presupposto di ripristinare il vecchio sistema delle quote, cioè quello che consentiva di sommare l’età anagrafica del lavoratore agli anni di contributi maturati durante il lavoro. Nello specifico, con la riforma Quota 100, i lavoratori che vogliono andare in pensione dovrebbero avere un’età anagrafica minima di 62 anni e cumulato almeno 38 anni di contributi (62 + 38 = 100), analogamente, un lavoratore che ha “solo” 37 anni di contributi dovrà aspettare il 63esimo compleanno per andare in pensione (63 + 37 = 100).
Riforma pensioni e quota 101
Più sacrifici sono richiesti ai lavoratori autonomi, cioè agli iscritti alle gestioni speciali e nella gestione separata, in questo caso si parla di Quota 101 infatti i lavoratori, per chiedere la pensione, dovranno avere un minimo di 63 anni di età con 37 anni di contributi alle spalle. In entrambi i casi è prevista la cosiddetta pensione anticipata, in questo caso il lavoratore dovrà rispondere a uno dei due requisiti: almeno 35 anni di contributi o almeno 62 anni di età. Per andare in pensione anticipata si dovrà scendere al compromesso di vedere una penalizzazione variabile sull’introito pensionistico, proprio come spiegato sul nostro precedente articolo intitolato “Riforma pensioni: più flessibilità in uscita“.
Un’altra proposta interessante, avanzata sempre da Cesare Damiano, prevede la possibilità di andare in pensione (uscita dal lavoro) per tutti coloro che hanno totalizzato 41 anni di contributi, in questo caso non ci sarebbe alcuna penalizzazione e soprattutto nessuna soglia anagrafica da dover rispettare. Dando la priorità ai 41 anni di contributi si andrebbero a privilegiare solo i lavoratori precoci: chi inizia a lavorare a 18 anni dovrà attendere il 59esimo compleanno per poter conseguire la pensione senza alcun tipo di penalizzazione e soprattutto senza dover aspettare i 62 anni.
Un’altra opportunità per andare in pensione prima dei 60 anni di età spetta alle donne ma anche in questo caso ci sono compromessi da accettare: si tratterebbe di una pensione calcolata interamente con metodo contributivo, cioè di una pensione ridotta. In questo contesto le lavoratrici del settore pubblico e privato potrebbero andare in pensione a 57 anni e 3 mesi mentre le lavoratrici autonome dovrebbero aspettare i 58 anni, in ogni caso le lavoratrici dovrebbero aver raggiunto i 35 anni di contributi. Questa proposta dovrebbe diventare ufficiale con la riforma pensione 2015 anche se la Lega ha chiesto di rinviare ulteriormente fino al 31 dicembre 2018.
Assegno universale per gli over 55 senza lavoro
Mentre si continua a discutere della riforma pensioni del Governo Renzi, Tito Boeri, presidente dell’Inps parla di un assegno universale per tutti gli over 55 senza lavoro.
Tito Boeri, in collaborazione con Giuliano Poletti, ministro del welfare, si prepara a presentare una proposta che vede l’emissione di un assegno universale per gli over 55 che sono rimasti senza lavoro. Anche il presidente dell’Inps si dice d’accordo con buona parte di quanto previsto dalla riforma pensioni del governo Renzi, soprattutto è favorevole a un ricalcolo contributivo e a una modifica sui requisiti di età e contributi analogamente a quanto visto con la Quota 100.
Per proseguire con la riforma pensione di Renzi sarà necessario intervenire con tagli alle cosiddette baby pensioni e alle pensioni di invalidità e reversibilità così da non intaccare i conti pubblici.
Prestito pensionistico
Renzi, per ora, è stato molto vago nel pronunciarsi: ancora non è chiara quale proposta introdurrà con la prossima Legge di Stabilità. Oltre alla quota 100 e all’assegno di solidarietà, sul tavolo di Renzi è arrivata anche la proposta del prestito pensionistico, una misura non sempre ben vista dai lavoratori ma che potrebbe trovare terreno fertile con la riforma pensioni prevista con la prossima Legge di Stabilità. Il prestito pensionistico prevede un sostegno economico per i lavoratori che non hanno ancora maturato i requisiti richiesti per la pensione, il prestito sarà poi restituito al momento del pensionamento effettivo.
Questa possibile misura è stata presa in considerazione per salvaguardare tutti i lavoratori di età avanzata che hanno perso il lavoro e non posseggono ancora i requisiti necessari per il pensionamento. Il prestito pensionistico dovrebbe rientrare nella riforma pensioni che prevede l’introduzione della quota 100.
Foto di Anna De Simone